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L’ennesima denuncia da parte delle organizzazioni internazionali contro i crimini di Israele vede ancora una volta totalmente silente la comunità internazionale, Occidente in primis.
Un rapporto delle Nazioni Unite ha accusato Tel Aviv di aver commesso "atti genocidi" a Gaza, annientando sistematicamente le strutture sanitarie per la salute sessuale e riproduttiva. Il rapporto evidenzia la distruzione della più grande clinica per la fertilità di Gaza, che ospitava 4.000 embrioni, e il blocco dei farmaci essenziali per le donne incinte e i neonati.
Secondo la commissione d’inchiesta dell’Onu, le azioni compiute dall’Idf durante l’offensiva rientrano in “due categorie di atti di genocidio”, come definito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio. Tale crimine è descritto come atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Nello specifico, l’inchiesta ha identificato due pratiche riconducibili a Israele: “l’infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita mirate a provocarne la distruzione fisica” e “l’imporre misure intese a impedire le nascite all’interno del gruppo”.
La Commissione ha inoltre denunciato l’uso sistematico delle molestie sessuali come strategia di guerra da parte dei soldati israeliani. Le donne palestinesi, in particolare, sono state costrette a spogliarsi in pubblico, una pratica utilizzata per umiliare e punire la popolazione civile durante i 15 mesi di conflitto.
Queste violazioni non hanno solo causato gravi danni fisici e mentali immediati, ma hanno anche avuto effetti irreversibili a lungo termine sulla salute mentale e sulle prospettive riproduttive e di fertilità dei palestinesi come gruppo”, ha dichiarato Navi Pillay, presidente della commissione d’inchiesta, in una nota ufficiale.
Le accuse delle Nazioni Unite sottolineano la gravità delle violazioni commesse, evidenziando come le azioni israeliane abbiano avuto un impatto devastante non solo sulle vittime dirette, ma sull’intera comunità palestinese, minandone il futuro demografico e sociale.
L'ex capo degli aiuti umanitari dell'ONU Martin Griffiths ha previsto che il rapporto potrebbe essere presentato alla Corte internazionale di giustizia (ICJ) e alla Corte penale internazionale (ICC), aggiungendo peso alle accuse di genocidio contro Israele.
A questo è da aggiungersi il blocco israeliano che sta portando Gaza sull'orlo della carestia. Le Nazioni Unite hanno avvertito che i gruppi umanitari sono costretti a ridurre le razioni di cibo, dando priorità all'assistenza per i più vulnerabili. Il portavoce dell'ONU Stéphane Dujarric ha sottolineato che la situazione della sicurezza alimentare potrebbe "peggiorare drasticamente" a meno che non riprendano immediatamente i flussi di aiuti. Gli ospedali, già in difficoltà, stanno esaurendo il carburante per i generatori, mettendo a rischio la vita dei pazienti.
A Gaza City, i mercati sono privi di beni di prima necessità come olio da cucina, riso e farina. Il municipio di Rafah ha annunciato che la carenza di carburante ha fermato i servizi di rimozione delle macerie, e i pozzi d'acqua alimentati da generatori potrebbero presto chiudere, aggravando la crisi idrica.
Il blocco ha anche costretto decine di panifici a cessare le attività, lasciando migliaia di persone senza accesso al pane. Ismail al-Thawabtah, direttore generale dell'Ufficio per i media governativi di Gaza, ha avvertito che il settore dei trasporti è paralizzato, limitando la capacità delle persone di raggiungere ospedali e centri medici.

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