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Non potrebbero precipitare più a fondo i rapporti diplomatici tra la Russia e il nostro Paese, ormai irreversibilmente trascinati su un binario morto.
"Anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L'odierna aggressione russa all'Ucraina è di questa natura", affermò lo scorso 5 febbraio il nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in riferimento ai fatti antecedenti lo scoppio della seconda guerra mondiale, rapportati alla situazione attuale.
'Il presidente italiano Sergio Mattarella ha fatto dichiarazioni offensive, tracciando parallelismi oltraggiosi tra la Russia e la Germania nazista mentre chiedeva che il fallimento della politica occidentale di 'appeasement' alla fine degli anni '30 venisse presa in considerazione nel negoziare la risoluzione del conflitto in Ucraina. È impossibile anche solo dire una cosa del genere'', ha protestato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova sull’account X del dicastero, definendo i paragoni storici, come “invenzioni oltraggiose e blasfeme”.
Ha poi proseguito sottolineando che il nostro presidente non ha menzionato il ruolo dell'Italia durante la Seconda guerra mondiale né il "contributo" che il Paese ha dato in quel contesto storico. "Non lo sapeva, non conosce bene la sua storia? Non credo", ha proseguito, aggiungendo che, secondo questa prospettiva, l'Italia, insieme agli altri Paesi della NATO, sta fornendo armi moderne e letali al governo ucraino, definito come un "regime terrorista neonazista", sostenendolo in modo incondizionato nonostante le accuse di crimini.
Dichiarazioni che hanno subito innescato una corale risposta di solidarietà da parte di tutte le forze politiche. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso la sua ferma condanna in una nota ufficiale: “Gli insulti rivolti dalla portavoce del Ministero degli Esteri russo, che ha definito ‘invenzioni blasfeme’ le parole del Presidente Mattarella, rappresentano un’offesa all’intera Nazione italiana, di cui il Capo dello Stato è il massimo rappresentante. Esprimo la mia piena solidarietà, così come quella dell’intero Governo, a Mattarella, che ha sempre difeso con determinazione la condanna dell’aggressione all’Ucraina.”
Anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha criticato le dichiarazioni della Zakharova, definendole “inopportune e fuori luogo”.
In realtà, avrebbero potuto essere più misurate le parole del nostro capo di Stato, da cui ci saremo aspettati certamente una condanna dell’aggressione russa, ma non un accostamento con la Germania nazista che, di fatto, esclude ogni possibilità di trattativa con Mosca e lascia spazio solo alla parola “guerra” fino alla vittoria finale. D’altronde chi sarebbe disposto ad accettare una trattativa con il nuovo Hitler?


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Una constatazione che non tiene conto delle provocazioni occidentali che hanno condotto il Cremlino a innescare una guerra per procura da tempo pianificata per “sovra-estendere e sbilanciare” la Russia, come affermava un report della Rand Corporation nel lontano 2019.
Basti ricordare la condotta europea negli accordi di Minsk: un tentativo, – come ammesso dall’ex cancelliere tedesco Angela Merkel – "di dare tempo all'Ucraina "di ricostruire il suo esercito”.
Fu l'Occidente che tradì l'Ucraina interferendo nei suoi affari nazionali e mettendo gli ucraini contro i russi”, ha scritto nel merito la Zakharova.
Come dimenticare poi le 12 basi segrete di spionaggio della Cia lungo il confine russo-ucraino, che hanno trasformato il Paese dal 2015 nel partner chiave per le operazioni di intelligence contro Mosca. Tutti dati rivelati dal New York Times, che ha anche menzionato l'Operazione Goldfish, un programma di formazione per infiltrarsi in Russia, dove le basi segrete, dotate di tecnologia avanzata, sono state utilizzate per hackerare satelliti e reti di comunicazione russe, rendendo Kiev un avamposto cruciale per l'intelligence americana.
Washington e l’Occidente collettivo non hanno mai preso in minima considerazione le legittime rivendicazione di sicurezza di Mosca contro l’approssimarsi della NATO ai suoi confini. Prova ne è il rigetto dell’Accordo sulle misure per garantire la sicurezza della Federazione Russa e degli Stati membri della Nato, proposto da Vladimir Putin il 15 dicembre 2021. Nel documento si chiedeva in particolare la non ulteriore espansione dell’Alleanza (ora in discussione) e il ripristino delle infrastrutture militari statunitensi alle posizioni del 1997. Una pretesa che non mette in discussione tutto l’Est europeo, bensì solo Estonia, Lettonia e Lituania.
Se la condotta di Mosca può essere considerata da Terzo Reich, quella occidentale non può essere valutata come meno degna del fuhrer, appurando la nostra connivenza con le azioni genocide di Israele in Palestina e con tutte le guerre illegali condotte dalla NATO negli ultimi 30 anni (Afghanistan, Iraq, Libia e Siria).
Forse riscoprire un po' del nazismo che c’è in noi ci potrà aprire al dialogo nei confronti dei dittatori hitleriani che vediamo al di fuori del nostro giardino fiorito.

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