Il governo non sottoscrive la lettera contraria alla misura che prevede il congelamento dei beni dei giudici e la possibilità di negare loro visti d’ingresso

Il presidente degli Stato Uniti Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo contro il tribunale dell’Aja che prevede il congelamento dei beni dei giudici della Corte Penale Internazionale e la possibilità di negare visti d’ingresso a costoro e ai familiari. Le sanzioni di Washington sono state duramente criticate da buonissima parte dei paesi europei, ma anche di altri paesi delle Nazioni Unite. La Corte penale internazionale - si legge nel post pubblicato dallo stesso tribunale sul social X - "condanna l'emanazione da parte degli Stati Uniti di un ordine esecutivo volto a imporre sanzioni ai propri funzionari e a danneggiare il loro lavoro giudiziario indipendente e imparziale". Una presa di posizione a cui si aggiungono come detto quella dell’Onu (ma non del governo Meloni) e quella dell’Unione europea. “La Cpi sia libera di lottare contro l’impunità”, attacca Ursulavon der Leyen.
Tra i paesi che hanno firmato una lettera contro la misura adottata da Trump non figura l’Italia. Il governo Meloni, infatti, si è sfilato schierandosi con l’inquilino della Casa Bianca. In totale sono ben 79 Paesi membri dell’Onu che in una dichiarazione congiunta hanno preso le distanze dalla decisione di Washington di sanzionare tutti i membri del tribunale dell’Aja dopo il mandato di arresto nei confronti di Benjamin Netanyahu avvisando che c’è il rischio di “impunità”. Hanno firmato tutti i big europei - comprese Germania, Francia e Spagna - ma l’Italia non ha sottoscritto la lettera decidendo di non disapprovare formalmente l’ordine esecutivo del presidente degli Stati Uniti.
Nella lettera, sottoscritta anche dalla Gran Bretagna, si spiega che le sanzioni “comprometterebbero gravemente tutte le situazioni attualmente sotto inchiesta”, poiché la Corte “potrebbe dover chiudere i suoi uffici sul campo”, oltre ad “aumentare il rischio di impunità per i crimini più gravi e minacciare di erodere lo stato di diritto internazionale”. Va ricordato che né gli Usa né Israele riconoscono la Corte penale internazionale, istituita con lo statuto di Roma.
L’iniziativa della dichiarazione congiunta è stata avviata da un gruppo di 5 Paesi: Slovenia, Lussemburgo, Messico, Sierra Leone e Vanuatu. Tra i Paesi firmatari, che costituiscono circa due terzi dei Paesi che hanno ratificato lo statuto sulla Cpi, non c’è l’Italia, ma - oltre a Gran Bretagna e Canada - ci sono quasi tutti i membri dell’Ue: Francia, Germania, Belgio, Grecia, Irlanda, Paesi Bassi, Svezia, Bulgaria, Danimarca, Finlandia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Lussemburgo, Estonia, Spagna, Cipro, Lettonia, Croazia, Austria e Malta.

Foto © Imagoeconomica



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