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Trump intende condizionare gli aiuti americani all’Ucraina in cambio di accesso alle terre rare

Anche il tabù dell’inviolabilità della leadership ucraina è caduto. Kiev è ora disposta a discutere con gli Stati Uniti la possibilità di indire elezioni presidenziali e parlamentari entro la fine del 2025, qualora la questione venga sollevata da una nuova amministrazione statunitense. Lo ha dichiarato l’ambasciatrice ucraina a Washington, Oksana Markarova, in un intervento riportato dal canale televisivo pubblico ucraino. “Con la controparte americana non ci sono ancora state discussioni formali sull’argomento, ma se il team di [Donald] Trump dovesse avanzare la proposta, Kiev è pronta al confronto”, ha precisato Markarova, stravolgendo la posizione governativa, ribadita anche nel 2023-2024, secondo cui qualsiasi consultazione elettorale sarebbe stata possibile solo al termine del conflitto in corso.
La questione è tornata d’attualità dopo le dichiarazioni di Keith Kellogg, supervisore speciale USA per l’Ucraina, che sabato ha sottolineato la necessità di elezioni nel Paese “probabilmente entro il 2025”, includendo sia quelle legislative che presidenziali. Tuttavia, il piano di Kellogg ha incontrato resistenze a Kiev: Dmitry Litvin, consigliere del presidente Volodymyr Zelensky, lo ha definito impraticabile se legato a un cessate il fuoco temporaneo. Fonti dei media occidentali riportano preoccupazioni ucraine circa un’insolita convergenza tra Washington e Mosca sul tema elettorale.
Il mandato di Zelensky, tecnicamente scaduto il 20 maggio 2023, è stato prolungato indefinitamente grazie alla legge marziale, introdotta dopo l’inizio delle ostilità. Il presidente ha giudicato “prematuro” indire elezioni in un contesto di guerra e mobilitazione generale. Tuttavia, Mosca contesta fermamente la sua legittimità. Il presidente russo Vladimir Putin ha osservato che, secondo la Costituzione ucraina, il prolungamento della legge marziale non giustifica l’estensione del mandato presidenziale, lasciando come unica autorità riconosciuta il parlamento (Verkhovna Rada).
È chiaro che Putin, delegittimando il leader ucraino, persegue due obiettivi: prolungare la guerra in un momento in cui Mosca avanza in modo inarrestabile mentre Kiev vive difficoltà crescenti, tra mancanza di personale, approvvigionamenti e crescenti perdite. Al contempo, il leader del Cremlino non può rischiare di vedere firmata una pace che sarebbe considerata “invalidata” da una leadership votata successivamente.
Nel merito, Vitaly Ganchev, capo dell’amministrazione russa nella regione di Kharkiv, ha dichiarato a RIA Novosti che il presidente ucraino, ormai “illegittimo”, non può firmare accordi internazionali. “Se non è un presidente, chi siglerà gli eventuali documenti di pace? Potrebbe farlo il presidente della Rada, ma tutto dipende dai curatori occidentali di Kiev”, ha aggiunto.


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In questo clima che prepara la strada ad un possibile negoziato, tuttavia, Zelensky alza il tiro sulle garanzie di sicurezza da fornire a Kiev, evocando anche l’opzione nucleare.
Se l'Ucraina non è accettata nella NATO nel prossimo futuro, Kyiv avrà bisogno di armi nucleari per garantire la sicurezza”, ha dichiarato il leader ucraino in un'intervista con il giornalista britannico Pierce Morgan, specificando che il Paese non ha tempo di attendere il concretizzarsi di un’adesione che, probabilmente, non avverrà mai.
Se questi processi dureranno anni, decenni, non per noi, ma a causa dei partner, allora abbiamo una domanda assolutamente giusta: cosa ci proteggerà…. Quindi lascia che (gli Stati Uniti ci diano – ndr) armi nucleari. (Disponiamo di missili in – ndr) tali quantità che possiamo fermare la Russia ", ha aggiunto uno Zelensky, evidentemente poco incline ad assecondare un eventuale accordo di pace che segnerebbe la fine della sua leadership. Infatti, è stato proprio il crescente espansionismo dell’Alleanza a spingere Putin ad attaccare l’Ucraina. Lo ha ammesso lo stesso segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, alla Commissione affari esteri del Parlamento europeo del 7 settembre 2023.
Nel frattempo continua la pressione della nuova amministrazione statunitense per condizionare anche il supporto finanziario a Kiev, fin ora elargito a fondo perduto.
Donald Trump intende legare gli aiuti degli Stati Uniti all'Ucraina a un accordo sull'export di terre rare e minerali strategici, come litio e titanio, fondamentali per l'industria americana nella produzione di componenti chiave come batterie per auto e turbine eoliche. Un approccio, definito "transazionale" e "egoista" dal Cancelliere tedesco Olaf Scholz, che riconferma l’impronta pragmatica affaristica che il Presidente Usa intende applicare in politica estera, volta a massimizzare gli interessi statunitensi.
Zelensky aveva ritardato la firma di accordi con la precedente amministrazione americana per assicurarsi il favore della nuova controparte, ma ora il tycoon chiede un "pareggiamento" dei conti.
"Vogliamo raggiungere un accordo con l'Ucraina in cui Kiev possa garantirci l'accesso alle loro terre rare e altre risorse in cambio di ciò che forniamo loro. Chiediamo una garanzia", ha dichiarato Trump ieri sera alla Casa Bianca, durante la firma di ordini esecutivi. Una mossa che arriva, non a caso, dopo la sospensione degli aiuti allo sviluppo degli Usa in tutto il mondo, compresa l'Ucraina, che dipende fortemente dal sostegno americano per il mantenimento delle infrastrutture energetiche, danneggiate dai raid russi, e per il supporto ai veterani di guerra.


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Mosca avanza a Novomlynsk

Sul fronte orientale la situazione resta dinamica. Secondo il quotidiano russo Readovka, le forze armate russe hanno consolidato il controllo sul villaggio di Novomlynsk, situato sulla riva occidentale del fiume Oskol, a nord di Kupyansk. L’occupazione del villaggio segna un ulteriore ampliamento della testa di ponte creata dalle truppe russe oltre il fiume, un obiettivo strategico perseguito fin dalla fine di novembre 2024, quando Mosca attuò una manovra diversiva per distrarre le difese ucraine. In quel frangente, le unità russe simularono una difesa passiva a Novomlynsk, per poi riprendere l’iniziativa una volta consolidata la posizione.
La cattura di Novomlynsk, ora integrata nel perimetro difensivo russo, rafforza la stabilità operativa delle truppe sulla sponda occidentale dell’Oskol, minacciando direttamente le retrovie del gruppo di Kupyansk delle forze ucraine e la base logistica del gruppo operativo di Kharkiv.
Di fronte all’avanzata russa, Kiev sta reagendo con un massiccio dispiegamento di risorse. Fonti di Ukrainska Pravda, citando lo Stato maggiore ucraino, riportano che il comandante in capo Aleksandr Syrsky ha firmato l’11 gennaio un ordine per trasferire 50.000 militari da unità tecniche e specialistiche a reparti di fanteria motorizzata. Lo scopo dichiarato è attivare un “meccanismo di rotazione” per compensare la carenza di personale combattente, aggravata dalle perdite sul campo.
Tra le unità colpite dal trasferimento figurano quelle delle Forze Aeree ucraine, inclusi tecnici aeroportuali, specialisti di difesa aerea e personale di supporto. Una mossa che, secondo analisti russi, indebolisce strutturalmente le capacità tecniche dell’esercito ucraino, sacrificando interi rami militari per sostenere il fronte.
Sul terreno, le forze ucraine stanno costruendo fortificazioni e schierando nuove brigate per contenere l’avanzata russa. La 3° Brigata d’Assalto (OSBR) è stata spostata verso Velikiy Burluk per proteggere le retrovie del Kharkov OG, mentre la 129° Brigata di Difesa Territoriale (TRO) e il 92° Battaglione d’Assalto (OSHBR) sono stati destinati al secondo livello difensivo presso Chuguev, pronti a contrattaccare eventuali penetrazioni russe.
Il trasferimento di un tale numero di unità alla fanteria motorizzata segnala la gravità della crisi di personale in Ucraina. Come spiegato dalla fonte di Ukrainska Pravda: “Le risorse attuali nei centri di addestramento bastano solo per rimpiazzare le perdite minime, non per sostenere pienamente le operazioni”. La decisione di Syrsky di “cannibalizzare” reparti non combattenti – tra cui forze aeree e difesa aerea – riflette l’urgenza di mantenere una pressione operativa sul fronte, nonostante il costo in termini di capacità specialistiche.
Il prossimo obiettivo russo potrebbe essere Chuguev, nodo logistico chiave per il rifornimento delle truppe a est di Kharkiv.

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