Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Amnesty Italia: “Scandaloso. Nessun vizio di forma, l’Italia è partner della Libia. Questo è il punto

I media libici non si erano sbagliati: il generale Najeem Osama Al Masri Habish, arrestato nei giorni scorsi a Torino su mandato della Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità, è stato scarcerato e rimpatriato a Tripoli. La notizia ha fatto scalpore, culminando in una festa con fuochi d’artificio nella capitale libica. Tutto per un cavillo giuridico, definito dai giudici della Corte d’appello di Roma come un “errore procedurale”. Il Guardasigilli, Carlo Nordio, infatti, sarebbe stato informato dell’arresto solo successivamente, in violazione delle norme previste per i mandati della Cpi. In base a questa irregolarità, Almasri è stato liberato e rimpatriato su un volo partito dall’aeroporto di Torino. Il caso ha suscitato numerose polemiche. Da una parte, i giudici hanno giustificato la loro decisione con ragioni giuridiche legate alla procedura; dall’altra, l’opinione pubblica e le opposizioni politiche hanno criticato duramente la gestione dell’intera vicenda. Secondo le opposizioni, la scarcerazione del generale rappresenta un grave fallimento nella cooperazione internazionale per la giustizia. Ha chiesto spiegazioni la segretaria del PD Elly Schlein, puntando il dito contro il governo Meloni. Simili richieste di spiegazioni sono arrivate anche da Renzi e da altri esponenti politici, che denunciano una mancanza di trasparenza.


La parola alle carte

L’intera vicenda, ricostruita attraverso l’ordinanza della Corte d’appello di Roma, evidenzia una serie di punti critici. Sabato 18 gennaio, la Corte penale internazionale aveva emesso il mandato di cattura per Almasri, accusato di crimini commessi nella prigione di Mitiga dal 2011. Lo stesso giorno, il generale si trovava a Torino, dove è stato arrestato dalla Digos. Tuttavia, l’assenza di una tempestiva comunicazione al ministero della Giustizia ha reso l’arresto invalido, portando alla decisione di non convalidarlo. Questo errore procedurale ha avuto conseguenze di vasta portata. Da un lato, ha impedito alla Corte penale internazionale di processare un individuo accusato di crimini contro l’umanità; dall’altro, ha messo in evidenza le tensioni diplomatiche tra Italia e Libia. La gestione del caso, infatti, sembra essersi intrecciata con le delicate dinamiche politiche legate alla cooperazione bilaterale, in particolare sul tema della gestione dei flussi migratori.


Amnesty: “Scandalosa scarcerazione”

"Una persona ricercata dalla Corte penale internazionale, il massimo organismo della giustizia internazionale, viene rimandata a casa dallo stato che con quella Corte aveva l'obbligo di collaborare e che aveva contribuito a fondare ospitando nel 1998 la conferenza istitutiva. È scandaloso". Così Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ai microfoni di Adnkronos. L’Italia avrebbe dovuto “consegnarlo al tribunale internazionale oppure trattenerlo se era in corso su di lui un’indagine della giustizia italiana. Non è successa né l’una né l’altra cosa, ma una terza”, ha detto ai microfoni di Repubblica. Al di là dei vizi di forma, per Noury la spiegazione è una sola cosa: “Tripoli è partner dell’Italia dal Memorandum del 2017, si è scelto di ignorare la cooperazione internazionale sulla giustizia in nome di una cooperazione politica con la Libia che ha un solo punto all’ordine del giorno e cioè fermare, a qualunque costo, soprattutto umano, i migranti che attraversano il Mediterraneo”.

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos