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Kamala Harris riconosce la sconfitta presediendo le camere unite. Il Tycoon: “La mia vittoria un grande momento della storia”

Le camere riunite al Congresso americano hanno ufficialmente ratificato la vittoria elettorale di Donald Trump. Il Tycoon diventa così, a tutti gli effetti, il 47° presidente degli Stati Uniti. A presiedere le camere è l’attuale vice presidente dem Kamala Harris (rivale dell’ex presidente nella corsa alla Casa Bianca) che qualche ora prima in un video sui social ha ricordato: “La pacifica transizione del potere è uno dei principi più fondamentali della democrazia americana”. La candidata ha riconosciuto la sconfitta del 5 novembre e ha sottolineato come questo principio "distingua il nostro sistema del governo dalla monarchia o dalla tirannia". Parole che suonano come un riferimento a quanto avvenuto il 6 gennaio di quattro anni fa quando migliaia di sostenitori di Trump, dopo un comizio dell'allora presidente che li aveva esortati a marciare su Capitol Hill, assaltarono il Congresso per opporsi alla certificazione della vittoria di Joe Biden. "Come abbiamo visto la nostra democrazia può essere fragile - ha detto ancora Harris nel suo messaggio, secondo quanto riferisce The Hill - e ognuno di noi ha il dovere di schierarsi a difesa dei nostri più amati principi". Non è la prima volta che un vice presidente candidato alla Casa Bianca e sconfitto si trova nella posizione di dover ufficializzare la propria sconfitta, con la certificazione dei voti elettorali di tutti i diversi stati. E' successo ad altri quattro vice presidenti. “La mia vittoria un grande momento della storia", ha esultato The Donald sul suo social media Truth citando Elon Musk secondo il quale "se Trump non avesse vinto le elezioni la civiltà sarebbe andata perduta". La cerimonia quest'anno si è svolta senza intoppi né incidenti. Per quanto riguarda gli oltre 1.500 incriminati dal dipartimento di Giustizia per l’assalto a Capitol Hill, il presidente eletto ha garantito la grazia non appena si sarà insediato di nuovo alla Casa Bianca tra due settimane. Per il momento, Trump deve pensare ai suoi guai giudiziari, quella sentenza per la condanna nel caso Stormy Daniels che potrebbe rovinargli la festa il 10 gennaio. Gli avvocati del tycoon hanno impugnato la decisione del giudice Juan Merchan e chiesto il rinvio finché non si pronuncerà una corte superiore invocando nuovamente l'immunità presidenziale. Intanto Joe Biden ha voluto ricordare quel giorno infausto quando i sostenitori del tycoon tentarono di bloccare la sua vittoria sia in un editoriale del Washington Post sia parlando con i giornalisti alla Casa Bianca. "Quello che è successo è una vera minaccia per la democrazia. Dobbiamo impegnarci a ricordare il 6 gennaio 2021 ogni anno. Un giorno in cui la nostra democrazia è stata messa alla prova e ha prevalso", ha ammonito il presidente che si è recato a New Orleans con la First Lady Jill per incontrare le famiglie delle vittime dell'attacco. Il commander-in-chief ha anche annunciato di aver dichiarato aree protette, quindi vietate alle trivellazioni, oltre 253 milioni di ettari di coste, la quasi totalità di quelle degli Stati Uniti. Un'ultima sfida al suo successore che in campagna elettorale ha promesso una ripresa a pieno ritmo dell'estrazione di idrocarburi con l'ormai celebre slogan, "drill baby, drill!". Il Tycoon ha subito reagito attaccando la decisione come "una vergognosa vendetta politica" e accusando Biden di rendere la transizione "il più difficile possibile con questi ordini esecutivi". "Il popolo americano - ha sottolineato la sua portavoce Karoline Leavitt - ha dato al presidente Trump il mandato di aumentare le trivellazioni e abbassare i prezzi del gas. State tranquilli, Joe Biden fallirà e noi trivelleremo, baby, trivelleremo". E il presidente ha assicurato che annullerà tutti provvedimenti presi dal suo predecessore.

Foto © Imagoeconomica

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