Il leader del Cremlino non ha escluso l’utilizzo dell’Oreshnik nel prossimo futuro
Una nuova finestra di pace è stata evocata da Mosca, con Vladimir Putin che si è detto pronto a partecipare a futuri colloqui in Slovacchia, a quattro giorni dal vertice faccia a faccia con il premier Robert Fico. Sarebbe proprio Bratislava - secondo quanto riferito dalla Tass - che si sarebbe offerta di riunire intorno a un tavolo i due Paesi in guerra.
"Questo è quello che dicono tra la nostra gente: vorrei che tu potessi assaporare il miele con la bocca. Ci sforziamo anche di porre fine al conflitto", ha detto il leader del Cremlino, commentando le dichiarazioni di vari esperti stranieri secondo cui il conflitto in Ucraina può concludersi già entro il 2025.
Putin ha anche commentato le dichiarazioni dei rappresentanti delle attuali e future amministrazioni statunitensi secondo cui il conflitto potrebbe essere congelato, ma soggetto a "un rinvio garantito dell'adesione dell'Ucraina alla NATO per 10-20 anni".
"Che differenza fa per noi - oggi, domani o tra 10 anni. E in questo senso - non ho familiarità con queste dichiarazioni della futura squadra del presidente eletto - ma se è così, allora qual è la differenza tra l'attuale amministrazione e le proposte che hai appena menzionato. Non c'è differenza. Non so come si svilupperà ulteriormente la situazione, quali saranno le impostazioni del presidente eletto per i suoi colleghi dell'amministrazione. Vediamo", ha detto Putin.
Un riferimento chiaro al piano di pace evocato dal fedelissimo di Trump, il generale in pensione Keith Kellogg, nominato inviato speciale per l'Ucraina e la Russia.
Tra i punti vi sarebbero: fare pressione su Ucraina e Russia affinché accettino un cessate il fuoco e avviino i negoziati, rinviare di dieci anni l'adesione di Kiev nella NATO, consentire alla Russia di mantenere i territori occupati, graduale revoca delle sanzioni e normalizzazione delle relazioni con gli Stati Uniti, subordinatamente alla conclusione di accordi di pace accettabili per l'Ucraina.
Keith Kellogg © Wikimedia/JKTKMM
Tuttavia, lo stesso generale ha dichiarato recentemente a Fox News che il tycoon non intende seguire la strada degli accordi di Minsk che, di fatto, come ammesso dall’ex cancelliere tedesco Angela Merkel, furono un tentativo "di dare tempo all'Ucraina "di ricostruire il suo esercito”.
“Il presidente è molto, molto coerente in ciò che vuole, ovvero fermare le uccisioni e portare la pace nella regione. Questa è la sua massima priorità a livello internazionale, ma vuole un mondo giusto. Sarà stabile. Sarà sicura", ha detto Kellogg.
Il presidente russo ha inoltre sottolineato che il “compito numero uno” per il 2025 è raggiungere tutti gli obiettivi dell’operazione speciale.
“Partiamo dal fatto che otterremo il successo sulla linea di contatto militare e cercheremo di risolvere i problemi nella sfera economica, che è la base di tutto, per risolvere le questioni sociali, le questioni di sicurezza militare, la sicurezza nel senso più ampio di la parola. Ci muoveremo secondo i nostri piani”, ha concluso.
Putin, d’altro canto, non avrebbe fretta di chiudere la partita, ora che le sue forze armate stanno avanzando sul campo a un ritmo senza precedenti e ha necessità di ripagare gli esorbitanti costi umani ed economici della guerra, con le spese della difesa passate al 32,5% del bilancio statale.
Dal punto di vista militare, inoltre, la prosecuzione delle ostilità sta andando nettamente a vantaggio delle forze di Mosca.
Angela Merkel © Imagoeconomica
Lo stesso Volodymyr Zelensky ha riconosciuto che sarà impossibile riprendersi i territori occupati, mentre a novembre, secondo un’analisi dell’Afp basata sui dati dell’Institute for the Study of War, l’esercito russo è avanzato di 725 chilometri quadrati, segnando l’avanzata più imponente da marzo 2022.
In precedenza, il leader del Cremlino aveva affermato che la Russia sarà disposta a parlare con lo stesso Zelensky se si presenterà alle urne, ottenendo la maggioranza dei voti. Una proposta chiaramente irricevibile dall’altra parte, rendendo palese che Putin nel rilanciare accordi, sa che può permettersi di prendere tempo sulla scia dei successi al fronte, o attendere più allettanti proposte di pace da parte della nuova amministrazione statunitense.
Mentre l’Ucraina crolla, l’Ue rimane incagliata nel delirante approccio allo scontro con la Russia fino ad una vittoria che mai arriverà. "Qualsiasi pressione prematura per porre fine al conflitto ucraino porterà a un pessimo accordo di pace", ha affermato l'alto rappresentante dell'UE per gli affari esteri, Kaja Kallas, al Financial Times, sostenendo che sarebbe “molto più economico sostenere l’Ucraina adesso”, piuttosto che “sopportare la guerra in seguito”. La Kallas ha sostenuto in sostanza che “i più forti nel campo di battaglia, “più forti saranno dietro al tavolo delle trattative”.
Ma il vecchio continente fatica a stare al passo della macchina bellica russa. “In Europa, il lungo processo di sviluppo dei sistemi d'arma comporta il rischio di obsolescenza delle nuove attrezzature”, ha evidenziato l'ammiraglio francese Pierre Vandier in un'intervista a Defense News, sottolineando come, ad esempio, nel caso dei carri armati, gli ingegneri militari impieghino anni per definire le specifiche, seguiti da un ulteriore decennio di lavoro da parte dell'industria, il che può portare a veicoli non più adeguati alle esigenze attuali a causa dell'evoluzione tecnologica.
Al contempo i leader di Lettonia, Estonia e Finlandia hanno avvertito che la NATO non è ancora pronta a fronteggiare la Russia senza il sostegno degli Stati Uniti, sollecitando un aumento significativo della spesa per la difesa.
Edgars Rinkevics © Imagoeconomica
“Non siamo pronti. Questo è assolutamente chiaro”, afferma il presidente della Lettonia Edgars Rinkevics, intervistato dall’Indipendent. “Non possiamo continuare a sperare semplicemente in una situazione in cui gli Stati Uniti rimangono molto coinvolti in Europa. Dobbiamo aumentare le nostre capacità di difesa”, aggiunge il primo ministro estone Kristen Michal, “a causa della minaccia della Russia e della sua incapacità di essere una democrazia e di operare in un mondo basato sul governo”.
La pubblicazione, citando i tre leader europei, sottolinea in sostanza che, nonostante gli sforzi europei per sostenere l'Ucraina nella guerra contro la Russia, le capacità di produzione e le risorse militari dell'industria della difesa europea si stanno dimostrando insufficienti.
“Vorrei dire che attualmente uno dei problemi non è solo che molte nazioni non sono pronte a fornire armi all’Ucraina, è l’industria della difesa che non è in grado di produrre al livello necessario. Possiamo fornire all’Ucraina ciò che possiamo, ma in molti casi siamo già all’orlo di ciò che abbiamo”, ha ammesso Rinkevics.
Qualche mese fa, un’indagine della CNN che citava un alto funzionario dell’Intelligence europea, sosteneva che l’Ue riusciva a produrre circa 1,2 milioni di munizioni all’anno, mentre la Russia, era in grado di sfornare 250.000 proiettili al mese, ovvero 3 milioni in 12 mesi.
A questo quadro si aggiunge anche l’entrata in guerra del nuovo missile ipersonico russo Oreshnik che, con la sua gittata di 5500 km, secondo Nick Brown, analista di Janes, la società di intelligence della difesa con sede in Gran Bretagna, si tratta dell'arma a lungo raggio mai utilizzata in un conflitto in Europa.
Disponendo di sei testate, ognuna delle quali capace di trasportare altre sei submunizioni, diventa quasi impossibile da intercettare.
Kristen Michal © Imagoeconomica
Putin: la Russia potrebbe utilizzare l’Oreshnik nel prossimo futuro
Nel merito, il presidente russo ha dichiarato che la Russia potrebbe utilizzare nuovamente il sistema missilistico Oreshnik, ma solo se necessario e senza fretta. "Rispondiamo sempre in modo speculare. Se usano certe armi contro di noi, rispondiamo con lo stesso tipo. Hanno impiegato da cinque a sette sistemi ATACMS, e l’esercito russo ha risposto con un attacco coordinato utilizzando armi a lungo raggio di alta precisione. Se sarà necessario impiegare armi a medio raggio più potenti, lo faremo. Ma non abbiamo fretta", ha affermato Putin rispondendo ai giornalisti, spiegando che la disponibilità di questo nuovo sistema d’arma è ancora limitata. "Non abbiamo molte unità, ma stiamo procedendo con la produzione di massa per avere la quantità necessaria. Alcune di queste saranno collocate anche in Bielorussia. Agiamo in modo sistematico", ha aggiunto, sottolineando che la Russia prevede di dispiegare l’Oreshnik sul territorio bielorusso nella seconda metà del 2025, in risposta allo schieramento di missili americani Tomahawk in Germania, previsto per il 2026.
Foto di copertina © Imagoeconomica
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