Circa 200 mila manifestanti, sostenuti anche da celebrità, hanno chiesto al Parlamento di destituire il presidente sudcoreano
Con 204 voti a favore, il Parlamento della Corea del Sud ha messo il presidente sudcoreano, Yoon Suk-yeol (in foto), sotto impeachment per aver tentato di imporre la legge marziale. Da questo momento, infatti, Yoon è stato sospeso con effetto immediato e sostituito dal premier Han Duck-soo, il quale ha assunto il ruolo di presidente ad interim fino alla decisione definitiva della Corte Costituzionale, che avrà fino a sei mesi di tempo per decidere se confermare l’impeachment, destituendo formalmente Yoon, oppure reintegrarlo nel suo incarico. In questi giorni migliaia di manifestanti sono scesi in piazza per chiedere l’impeachment di Yoon: circa 200 mila persone. Del resto, la scelta del presidente di imporre la legge marziale ha scioccato il Paese. Questa misura, che non veniva applicata da ben 44 anni, ha previsto l’intervento dell’esercito per ostacolare il Parlamento nel suo tentativo di revocarla. Le truppe avevano persino fatto irruzione nell’Assemblea, rompendo finestre e cercando di impedire ai deputati di riunirsi. Tuttavia, i parlamentari erano riusciti a entrare nell’edificio, in alcuni casi scavalcando recinzioni e bloccando le porte dall’interno per fermare i soldati. Dopo una notte concitata, la legge marziale è stata revocata, rimanendo in vigore per meno di sei ore. Le 200 mila persone che sono scese in piazza per chiedere l’impeachment hanno ricevuto anche il sostegno di figure pubbliche come la cantante Yuri del gruppo K-Pop Girl’s Generation, che ha offerto cibo e bevande ai partecipanti. Tra i manifestanti c’erano anche famiglie con bambini, che si sono organizzate per rendere possibile la loro presenza alle manifestazioni. Nel frattempo, le indagini sulle azioni del presidente hanno portato a ulteriori sconvolgimenti. Yoon è sotto inchiesta per presunta insurrezione, un’accusa estremamente grave che potrebbe costargli l’ergastolo o addirittura la pena di morte. Gli è stato ritirato il passaporto, impedendogli di lasciare il Paese, mentre le autorità hanno perquisito i suoi uffici. Anche alcuni dei suoi principali collaboratori sono stati arrestati con accuse simili, come l’ex ministro della Difesa Kim Yong-hyun, il quale ha persino tentato il suicidio in carcere.
Fonte: La Repubblica
Foto © Imagoeconomica
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