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Il governo guidato da Michel Barnier è stato sfiduciato dall’Assemblea nazionale francese, segnando un altro momento critico nella politica del Paese e nell’era di Emmanuel Macron. Il presidente francese, già in difficoltà per il crollo della sua popolarità, si trova ora a dover gestire l’ennesima crisi politica. Il governo Barnier, concepito come una fragile coalizione con l'appoggio esterno dell’estrema destra, è durato meno di tre mesi, battendo il record di breve durata di un esecutivo dalla fondazione della Quinta Repubblica nel 1958. La mozione di sfiducia, proposta dalla sinistra francese, ha raccolto 331 voti a favore, ben oltre la soglia necessaria di 289.
Macron, appena tornato dall’Arabia Saudita, ha dichiarato di voler risolvere la crisi rapidamente, ma i numeri in Parlamento complicano ogni scenario. Le opzioni sono limitate: qualsiasi nuovo governo sarà vulnerabile agli equilibri precari dell’Aula. La priorità, secondo fonti dell’Eliseo, è quella di presentare una Francia stabile e credibile in vista dell’imminente visita di Donald Trump a Parigi per la riapertura di Notre-Dame.
La seduta che ha portato alla sfiducia è stata caratterizzata da momenti di alta tensione. Dibattiti accesi, interruzioni e un clima teso hanno dominato le ore precedenti il voto. Michel Barnier, nel suo discorso di commiato, ha fatto appello alla responsabilità dei parlamentari, rivendicando i risultati ottenuti dal suo governo e affermando la volontà di continuare a lavorare per il Paese. Tuttavia, le sue parole non sono bastate a scongiurare la sfiducia.
Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, che inizialmente aveva garantito un sostegno esterno al governo, ha scelto di votare la mozione di sfiducia, criticando l’intransigenza dell’esecutivo. La sua decisione, seppur definita “non gioiosa”, ha segnato un punto di svolta. La leader dell’estrema destra ha lamentato il rifiuto del governo di accettare richieste come l’indicizzazione delle pensioni all’inflazione, definendo il governo “effimero” e incapace di mediare. Dal lato opposto, Eric Coquerel, di La France Insoumise, ha attaccato duramente Barnier, sottolineando il fallimento delle politiche dell’esecutivo. Anche la Destra Repubblicana, rappresentata da Laurent Wauquiez, ha partecipato al dibattito, accusando la sinistra e l’estrema destra di agire per interesse di partito, piuttosto che per il bene del Paese.
Con il governo dimissionario, la Francia si trova in una situazione di incertezza. Macron dovrà ora proporre un nuovo primo ministro o trovare altre soluzioni, ma le possibilità sembrano limitate. Qualsiasi decisione potrebbe aprire scenari ancora più complessi, con il rischio di alimentare ulteriormente l’instabilità politica e istituzionale.

Foto © Imagoeconomica

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