Con una mossa destinata a suscitare polemiche, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha concesso la grazia al figlio Hunter, coinvolto in due procedimenti giudiziari per reati federali legati al possesso illegale di armi e all’evasione fiscale. L’annuncio, diffuso ieri dalla Casa Bianca, ha infiammato ulteriormente il dibattito politico. "Dal primo giorno del mio mandato, ho promesso di non interferire nelle decisioni del Dipartimento di Giustizia, e ho mantenuto la mia parola. Tuttavia, mio figlio è stato perseguito in modo selettivo e ingiusto, e non potevo più tollerare questa situazione", ha dichiarato Biden in un comunicato ufficiale. Hunter Biden, che a giugno era stato condannato per aver falsificato informazioni sull’uso di droghe durante l’acquisto di un’arma e a settembre si era dichiarato colpevole di evasione fiscale per oltre 1,4 milioni di dollari, rischiava fino a 25 anni di carcere. Le accuse, secondo il presidente, sarebbero state motivate da ragioni politiche, orchestrate dai suoi oppositori al Congresso.
Le parole di Biden e le reazioni politiche
"Questa non è giustizia. Mio figlio è stato scelto solo perché è mio figlio, e questo è un errore", ha proseguito il presidente, sottolineando che la grazia è stata una decisione sofferta, ma necessaria per correggere quello che ha definito un "errore giudiziario contaminato dalla politica". La reazione non si è fatta attendere. I Repubblicani hanno duramente criticato la scelta, accusando Biden di abuso di potere e di aver calpestato i principi di imparzialità. Donald Trump ha definito l’indulto "l’ennesima dimostrazione di un sistema corrotto che protegge l’élite". Hunter Biden ha accolto con gratitudine il gesto del padre, riconoscendo i suoi errori commessi durante i periodi più bui della sua dipendenza. "Ho ammesso le mie colpe e mi sono assunto la responsabilità. Ora dedicherò la mia vita ad aiutare chi soffre come ho sofferto io", ha dichiarato.
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