Yamandú Orsi ha ottenuto 1.196.798 voti, contro 1.101.296 a favore di Alvaro Delgado
La battaglia elettorale ha visto l’affermazione, non così netta, della coalizione del Frente Amplio capeggiata da Yamandú Orsi-Carolina Cosse, sulla proposta avversaria guidata dalla formula Álvaro Delgado-Valeria Ripoll, del Partito Nazionale alle elezioni politiche in Uruguay.
Apparentemente, o formalmente, si tratta di correnti ideologicamente opposte ma, come ha segnalato ad Antimafia Dos Mil il referente di Identidad Soberana, l'avvocato Gustavo Salle, in riferimento al voto degli uruguaiani in vista del ballottaggio: “C'è un voto emozionale e c'è un gran lavoro psicosociale di manipolazione da parte della dirigenza. Soprattutto, e visto il risultato elettorale, della lista 609 del Frente Amplio. Quindi c’è un lavoro per il quale il voto nella sua gran maggioranza tende a cercare emozioni, affetto, e c'è pigrizia per studiare. Qual è la proposta, quali sono le azioni e cosa hanno fatto, ciò porta a un risultato molto negativo perché il Frente Amplio si presenta come un partito in difesa dei lavoratori, in difesa della patria, in difesa del modello produttivo, ed è tutto il contrario”.
In questo ambito e partendo dalla premessa di Salle affatto sbagliata secondo cui la sinistra e la destra in Uruguay sono saldamente abbracciate nella sostanza, tutti i rispettivi partiti – che si suppone siano in lotta tra loro - in concreto rispondono sempre ad interessi comuni; interessi dettati sottilmente, in alcuni casi, e in maniera più evidente in altri, dal capitale finanziario internazionale, ergo, dai padroni del mondo come sono le corporazioni come Blackrocked altri fondi di investimento di uguale tenore; in un paese (e Salle lo ha ripetuto fino allo sfinimento) che è sommerso in una nota crisi economica, sociale, educativa ed istituzionale, dove l'ideologia narco-mafiosa non è per niente assente, bensì più presente che mai.
Nonostante tutto, la cittadinanza ha portato il ballottaggio al trionfo del progressismo, del Frente Amplio. Un trionfo che, per noi, significa piuttosto una sfida enorme. Una sfida istituzionale che impegna a fondo il neo presidente eletto Professore Yamandú Orsi (in foto) ed il suo vice, l'ingegnere Carolina Cosse.
Domenica scorsa le acque si sono calmate e le carte sono sul tavolo, politicamente parlando. Ci rendiamo conto che la questione sarà non incorrere negli errori dell'amministrazione uscente e neanche quelli che l'amministrazione entrante ha commesso durante i 15 anni della sua passata gestione (dal 2005 al 2020). Crediamo che il compito principale del presidente eletto, che nelle sue prime dichiarazioni a poche ore dal trionfo ha annunciato che “chiederà ancora e ancora un dialogo nazionale”, sarà ora quello di scavare a fondo in una severa autocritica sul passato. La domanda è una sola: ci riuscirà? Molta acqua è passata sotto i ponti, non solo durante l'amministrazione di Luis Lacalle Pou, ma anche in quella dei suoi predecessori Tabaré Vázquez e José Mujica, ossia del Frente Amplio, che ora è di nuovo al potere.
Il fatto che il Paese sia attualmente infiltrato dall'ideologia narco-mafiosa all'interno delle istituzioni e del sistema politico, nonché da una diffusa corruzione nella pubblica amministrazione, non si deve esclusivamente al Partido Nacional. Già da molto prima, durante le amministrazioni di Mujica e Vázquez, le anomalie sono venute alla luce. Tra le più eclatanti - degli ultimi 15 anni - ci sono queste ma l'elenco è lungo: la scandalosa fuga del mafioso italiano della 'Ndrangheta Rocco Morabito; il ricorrente passaggio di tonnellate di cocaina verso l'Europa attraverso il porto di Montevideo; il consolidamento di una rotta del narcotraffico regionale ed internazionale all’interno del territorio uruguaiano; la consegna di un passaporto al narcotrafficante uruguaiano Sebastián Marset (oggi latitante per la Giustizia internazionale) che scatenò una bufera che coinvolse due ministri di Stato ed altri funzionari che furono costretti a dimettersi (l’inchiesta all’epoca stabilì che i ministri avevano mentito al Parlamento dicendo di non sapere che Marset fosse un narcotrafficante); l’entrata in vigore nel paese di un nuovo Codice di Procedura Penale che violando le normative della Costituzione della Repubblica, tolse indipendenza ai pubblici ministeri delegando alla Procura Generale della Nazione il compito di portare avanti le investigazioni, relegando i giudici letteralmente ad un ruolo di secondo piano e facilitando così gli accordi che proteggerebbero i delinquenti dal colletto bianco (definito dall'avvocato Salle come un colpo di Stato tecnico di radice statunitense e con il sigillo dell’allora procuratore di Corte Jorge Díaz, integrante di schieramenti comunisti che ebbe l'iniziativa, insieme a Vazquez, di imporre quel nuovo sistema con l'appoggio dei restanti partiti politici); la reiterata firma di contratti con corporazioni internazionali alle spalle del paese, riguardanti la costruzione di ‘pasteras’ con l’inquinamento delle acque territoriali senza contemplare normative di protezione della sovranità nazionale; e infine, in materia di diritti umani, la vergognosa posizione di non appoggiare, sia dalle file governative perfino nei 15 anni del governo ‘frenteamplista’, che dal sistema politico e da alcuni settori funzionali alla casta militare, una ricerca seria nelle proprietà militari dei resti ossei di circa duecento desaparecidos scomparsi durante la dittatura. Solo sette di loro sono stati trovati, fatto che ha messo in evidenza una negligente ed espressa mancanza di volontà politica di dare dovuta ed umana risposta alle Madri e Familiari di Detenuti Uruguaiani Scomparsi i quali hanno già organizzato 29 anni di Marcia del Silenzio, ogni 20 maggio dal 1996, richiamando l’attenzione del potere politico affinché quelle sepolture siano trovate e che i loro cari possano ricevere una cristiana sepoltura.
Per queste e molte altre ragioni, il governo appena eletto si troverà ora, per meglio dire a partire dal 1º marzo del 2025 e per cinque anni, ad affrontare una sfida enorme di fronte ai propri elettori e all'opposizione, e la sua azione sarà sicuramente intensamente monitorata da non pochi settori del contesto cittadino e politico, uno dei quali sarà il nuovissimo partito Identidad Soberana di Salle sostenuto da circa 65.000 elettori, basato su una premessa sovranista e su di una politica più che solida di denuncia di ogni sorta di corruzione pubblica e dell'azione di una narco mafia insediata da due decenni sul territorio nazionale.
Per avere un'idea dell'impatto della campagna elettorale di quest’anno e del recente ballottaggio in Uruguay, basta rivedere alcuni dei titoli dei media a disposizione dell'opinione pubblica.
Il quotidiano La Diaria, in appoggio al Frente Amplio, ha pubblicato una serie di titoli: “Il governo di Orsi: maggioranza parziale in Parlamento, l’impegno per la sicurezza sociale ed altre sfide”; “Yamandú Orsi dopo la vittoria: Sarò il presidente che chiederà ancora una volta il dialogo nazionale”; “Questa è una festa carica di speranza” ha detto il deputato del Frente Amplio Nicolás Viera”; Delgado dopo essersi congratulato con Orsi per la sua vittoria: “Una cosa è perdere le elezioni ed un'altra è essere sconfitti”.
Il quotidiano di destra El Observador invece ha titolato: “La notte della coalizione: Delgado riconosce subito la sconfitta ed offre governabilità ad Orsi”; “Orsi forte di essere considerato favorito, preannuncia al Frente Amplio lo sprint finale per trionfare con un vantaggio inaspettato”; “È ritornato il Frente: Delgado tende la mano ad Orsi ma sarà Cabildo la chiave per le maggioranze”.
Nel frattempo, El País ha pubblicato diversi titoli in tono incisivo: “Il Frente Amplio riprende il potere ed Orsi promette che richiamerà sempre il dialogo nazionale”; “Orsi ed un messaggio con vari impegni; ha assicurato che lavorerà per essere il 'presidente della crescita”; “Narcotraffico, omicidio ed sovraffollamento carcerario: le sfide sulla sicurezza per il prossimo quinquennio”; “Il nuovo governo e le sfide in politica estera: una regione in attesa a causa di Trump e della crisi venezuelana”.
Dalla repubblica Argentina il quotidiano Página 12, ha scritto in prima pagina: “L’America Latina vira verso la sinistra. Dopo cinque anni di marcata retrocessione, l'Uruguay ha votato per una nuova tappa nell’espansione di diritti della maggioranza della popolazione. Yamandú Orsi ha ottenuto più del 52% e le strade di Montevideo si sono vestite di rosso, blu e bianco, i colori del Frente Amplio. Davanti ad una folla di simpatizzanti, il presidente eletto ha richiamato l’opposizione al dialogo e ha promesso ‘una società più integrata’”.
I desideri e le speculazioni di fronte al futuro dal punto di vista del pensiero mediatico, delle ideologie in mezzo, sono vari. Si parla di una sinistra trionfante e di una destra sconfitta. ma fino a che punto le due realtà sono agli antipodi, quando nei fatti condividono sfacciatamente i desideri e gli obiettivi dei poteri economici globali che ne segnano spudoratamente la rotta? Fino a che punto l'attuale presidente Orsi si può dire indipendente o fuori da un contesto manipolato non solo dal capitale finanziario internazionale ma anche da un'ideologia narco-mafiosa diffusa, sempre più pericolosamente, in tutto il mondo?
Prima ci aspettavamo molto dalla sinistra, ma della vera sinistra; per molti quella “vera sinistra” è svanita ed è stata sostituita da un'altra che ci ha defraudato e deluso, perché non è mai entrata in sintonia con la sua essenza; dico più, si è persino alleata con quella destra che era il suo rivale ed entrambe hanno costruito democrazie a loro piacimento, con stile e forma propri, ignorando i fondamenti delle rivoluzioni degli anni 70.
Oggi, ancora una volta quella “sinistra”, tra virgolette, è scesa in campo. Un’enorme sfida è alle porte. Che cosa accadrà col dialogo nazionale, con la governabilità, con il tira e molla di promesse che seducono l’elettore? E quali saranno i risultati, con un passato frenteamplista non meno sacro del governo uscente?
Molti occhi saranno puntati sull'amministrazione entrante. Ma molti occhi saranno anche sul partito Identidad Soberana, ergo sui suoi due deputati, Gustavo Salle e Nicole Salle. Un partito che ha rivoltato il tavolo molto bene. Un partito che promette e molto, in mezzo ad una marea di reazioni, di indifferenza, di sottovalutazione e derisione. Un partito che potrebbe essere decisiva in diversi e importanti settori della vita nazionale nei prossimi cinque anni.
Chiaramente il frenteamplismo avrà la sua naturale opposizione, ma Identidad Soberana, almeno così si spera, sarà per l’amministrazione Orsi-Cosse il suo comprimario più responsabile e più esclusivo, per antonomasia.
Nel frattempo, sebbene la sinistra abbia vinto il ballottaggio nell'Uruguay, la sfida che affronterà sarà grande, enorme e soprattutto più che dura perché i problemi nazionali - crudele lascito di vent’anni di amministrazioni passate - sono tutt’altro che secondari.
Ci riuscirà il Fronte Ampio? I suoi elettori saranno un'altra volta delusi? O forse le acque dell’onesto progressismo saranno incanalate? Forse?
Foto © Intendencia de Montevideo