Aveva minacciato di distruggere opere d'arte se Assange fosse morto in carcere. Ora espone un suo ritratto in una nuova mostra
Andrei Molodkin, l’artista che all’inizio dell’anno ha attirato l’attenzione prendendo in “ostaggio” opere d’arte del valore di 45 milioni di dollari e minacciando di distruggerle in caso di morte di Julian Assange in prigione, espone per la prima volta il suo ritratto del fondatore di WikiLeaks alla Galleria Nazionale di Sofia, in Bulgaria. Realizzata meticolosamente con una semplice penna a sfera, l’opera, di 2,2 metri per 1,7, è descritta dall’artista come un “gesto artistico” per sensibilizzare sulla detenzione di Assange. Intitolata Date of Freedom (2024), fa riferimento alla data di rilascio del fondatore di WikiLeaks dal carcere di massima sicurezza di Belmarsh a Londra, avvenuto il 24 giugno scorso. Assange era detenuto – illegalmente – con una richiesta di estradizione negli Stati Uniti in nome dell’Espionage Act con pesanti capi di imputazione per un totale di 175 anni di carcere.
© The Foundry Studio
Dopo quattro anni di detenzione arbitraria e sette anni di asilo politico nell’ambasciata ecuadoriana a Londra, è stato liberato dopo che l’editore e giornalista australiano ha patteggiato dichiarandosi “colpevole” di giornalismo. Il disegno, iniziato lo scorso febbraio, è stato completato il mese scorso quando Assange, in visita da Molodkin nel sud della Francia, ha aggiunto di suo pugno la data del suo rilascio nello spazio appositamente lasciato vuoto dall’artista, simboleggiando il desiderio di libertà.
Dopo aver parlato all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa a Strasburgo – in cui è stato riconosciuto il suo status di prigioniero politico -, Assange si è recato a La Raillère, un’ex stazione termale vicino al confine franco-spagnolo, che Molodkin ha trasformato in uno spazio creativo. Qui l’artista ha costruito una camera blindata di 32 tonnellate dove ha sigillato oltre una dozzina di opere, tra cui lavori di Rembrandt, Picasso, Warhol e altri artisti contemporanei. Tra queste opere, donate da collezionisti o dagli stessi artisti, è stato installato un dispositivo chiamato “interruttore dell’uomo morto”, regolato da un timer, che potrebbe distruggere tutto in caso di emergenza. Molodkin spiega che il meccanismo si ispira ai sistemi di sicurezza utilizzati dalle agenzie statunitensi. “La libertà di espressione si trova a un bivio pericoloso”, disse Assange a Strasburgo, sottolineando la necessità di azioni urgenti da parte delle istituzioni per proteggere i diritti umani.
© The Foundry Studio
Molodkin descrive il suo progetto come un “ritratto simbolico”, accostandolo al “minimalismo politico” di artisti come Santiago Sierra. La loro mostra congiunta, East West è ospitata al Kvadrat 500, un’estensione della Galleria Nazionale di Sofia. Sierra espone opere come Political Prisoners in Contemporary Spain (2018), censurata in patria, insieme a lavori della serie Veterans. Molodkin presenta il ritratto di Navalny accanto a quello di Assange e alcune delle sue installazioni scultoree, tra cui Blood Democracy, che utilizza sangue umano donato da soldati russi e ucraini. Secondo Molodkin, “tutti temono una terza guerra mondiale e un nuovo livello di conflitti. Dead Man's Switch, citato in oltre 300 pubblicazioni, dimostra che l’arte può trasformare la nostra visione del mondo”.
Foto di copertina © Imagoeconomica
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