Zelensky chiede i missili Tomahawk da 2400 km. The Economist: l’Ucraina sta lottando per sopravvivere non per vincere. Mosca simula attacco nucleare in risposta ad uno nemico
C'è fibrillazione nel settore di Kursk. L'Ucraina si starebbe preparando all'attacco dei soldati nordcoreani arrivati la settimana scorsa nella regione e, secondo le dichiarazioni dei combattenti di Kiev, potrebbero attaccare le posizioni nei prossimi giorni.
A riferirlo è il New York Times che cita le parole del tenente colonnello Artem Kholodkevich, vice comandante della 61° brigata meccanizzata dell'Ucraina.
La pubblicazione segnala che la Russia avrebbe schierato circa 50.000 militari nella regione di Kursk, mentre l’Ucraina ha circa 30.000 soldati. Secondo gli esperti, ulteriori 10.000 militari nordcoreani potrebbero consentire alla Russia di sconfiggere le forze ucraine definitivamente. Viktor Kevlyuk del Centro per le strategie di difesa afferma che coordinare le loro azioni con le forze di Mosca sarà difficile perché non parlano la stessa lingua, hanno ricevuto un addestramento diverso e non hanno familiarità con il terreno dove dovranno combattere.
Il Pentagono, pur non avendo ancora confermato le informazioni sulla loro presenza, ha lanciato un monito sinistro: “In caso di ingresso della Corea del Nord nella guerra della Federazione Russa contro l'Ucraina, gli Stati Uniti non imporranno nuove restrizioni all'uso delle armi americane da parte delle truppe ucraine", ha annunciato il Dipartimento della Difesa, citato da Reuters.
Di concerto, il segretario generale della NATO Mark Rutte, dopo i colloqui con la delegazione sudcoreana ha denunciato come "l'approfondimento della cooperazione militare tra Russia e Pyongyang rappresenta una minaccia sia per la sicurezza indo-pacifica che per quella euro-atlantica".
Intanto emerge la parte segreta del piano della vittoria di Zelensky che, sempre secondo un’inchiesta del New York Times, contemplerebbe la fornitura di missili statunitensi Tomahawk dalla gittata di 2400 km, come parte del “pacchetto deterrenza non nucleare”.
Una richiesta che un alto funzionario americano ha definito assolutamente impossibile. Al leader ucraino resta ormai solo l’opzione della guerra totale con l’America al seguito per evitare la disfatta totale, ma non tutti i falchi d’oltreoceano sono pronti a scommettere sulla questione nucleare con la certezza di ricevere in rappresaglia i non intercettabili missili Sarmat.
“Non so proprio se possiamo produrre abbastanza, dare abbastanza. Non abbiamo più niente da dare loro senza correre seri rischi altrove, afferma con sconforto una fonte dell’amministrazione Biden parlando all’Economist, secondo cui Washinton sta esaurendo gli aiuti militari all’Ucraina.
La pubblicazione scrive che l'economia militare russa potrebbe affrontare una crisi a lungo termine, ma per ora supera la capacità produttiva dell'Occidente. “Ad esempio, l’UE afferma di produrre più di un milione di proiettili all’anno. La Russia produce tre volte di più e riceve anche il sostegno della Corea del Nord e dell’Iran”, afferma la testata che segnala come Mosca abbia anche abbastanza soldati e, stando alle informazioni di una fonte della NATO, sarebbe in grado di reclutare almeno 30.000 persone al mese.
"La Russia non può combattere per sempre. Ma la preoccupazione dei funzionari americani, europei e ucraini è che, sulla base delle tendenze attuali, l'Ucraina raggiungerà prima il suo punto di rottura", conclude l’Economist.
Che la guerra sia persa, ormai lo ammette anche Frank Ledwidge l’ufficiale e consigliere della missione inglese in Afghanistan, nonché pianificatore delle azioni di Kiev in Ucraina.
“Un mio amico, un analista filo-ucraino solitamente molto ottimista, è tornato dall’Ucraina la scorsa settimana e mi ha detto: ‘È come l’esercito tedesco nel gennaio del 1945. Gli ucraini vengono respinti su tutti i fronti, compresa la provincia russa di Kursk, che avevano aperto con grande speranza e clamore ad agosto. Ancora più importante, stanno esaurendo i soldati”, ha scritto in un articolo pubblicato il 24 settembre scorso su The Conversation, tradendo l’apparentemente incrollabile ottimismo che lo aveva caratterizzato nelle precedenti analisi.
“Fondamentalmente - ha concluso - non ci sarà alcuna vittoria per l’Ucraina. Imperdonabilmente, non c’è, e non c’è mai stata, una strategia occidentale se non quella di dissanguare la Russia il più a lungo possibile”.
Preoccupante in questo è la sfiducia che regna nella prima linea. A lanciare l’allarme è il Capo della corte suprema Stanislav Kravchenko, secondo cui il numero dei disertori nelle forze armate ucraine è aumentato in modo significativo.
Il fronte sta crollando, se cade Pokrovsk, cade il Donbass
Nel mentre, negli ultimi giorni, l'esercito russo ha continuato a guadagnare terreno nell'Ucraina orientale, prendendo il controllo di otto insediamenti: si tratta di Bogoyavlenka, Katerynovka, Izmailovka, Alexandropol, Gornyak, Selidovo, Shakhterskoye e Vishnevoye, secondo quanto riportato dall’analista Röpke. Secondo il Welt, il ritmo di avanzata ha permesso a Mosca di guadagnare 478 km² conquistati nell’ultimo mese, registrando un incremento che non si vedeva dal marzo 2022, quando le forze russe avevano compiuto significativi progressi nei pressi di Kiev.
La sola settimana scorsa, le truppe russe hanno ottenuto il controllo di 196 km², superando i risultati ottenuti nei mesi di agosto e settembre. Al contempo, nel Donetsk, la città di Selidovo è stata recentemente conquistata dalle forze del gruppo “Centro” delle Forze Armate RF, mentre le truppe hanno anche issato la bandiera russa su Yasnaya Polyana, dopo un’offensiva che ha sfondato le linee nemiche nel settore di Yuzhnodonetsk.
L’obiettivo finale è Pokrovsk, uno degli ultimi punti fortificati dell’Ucraina nel Donbas: la sua caduta metterebbe in crisi le difese già esigue delle forze di Kiev. Senza questa linea di difesa, l’esercito ucraino sarebbe costretto a ritirarsi verso l’asse Zaporizhzhia-Dnepropetrovsk, e poi verso linee più interne, come Poltava e Kharkiv, in direzione di Kiev.
Mosca simula un attacco nucleare in risposta ad un attacco nemico
A Mosca intanto le manovre di addestramento contemplano ora anche il peggiore degli scenari. Il ministro della Difesa Andrei Belousov ha riferito al presidente Vladimir Putin che durante l'addestramento delle forze deterrenti nucleari è stato praticato un massiccio attacco nucleare in risposta a un attacco nucleare nemico, come risulta da un video pubblicato dal Ministero della Difesa.
"In conformità con il piano di addestramento per le Forze Armate russe, sotto la vostra guida, viene condotto un addestramento sulla gestione delle Forze Armate, durante il quale saranno assegnati i compiti di sferrare un massiccio attacco nucleare da parte delle forze offensive strategiche in risposta a un attacco nucleare nemico praticato”, ha detto Belusov.
Durante le manovre, i missili balistici Sineva e Bulava sono stati lanciati da sottomarini nucleari dai mari di Barents e Okhotsk, mentre il missile balistico intercontinentale Yars è stato lanciato da Plesetsk nel sito di test di Kura in Kamchatka. Nelle esercitazioni sono stati coinvolti anche gli aerei a lungo raggio Tu-95MS, che hanno lanciato missili da crociera dall'aria.
“Data la crescente tensione geopolitica e l’emergere di nuove minacce e rischi esterni, è importante disporre di forze strategiche moderne che siano costantemente pronte per l’uso in combattimento”, ha detto Putin, commentando i test delle forze nucleari.
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