Esattamente ventitré minuti dopo le ore 14 di giovedì 16 ottobre di dieci anni fa (2014) Pablo Medina, 57 anni, giornalista di ABC Color, e la sua assistente Antonia Maribel Almada Chamorro, 19 anni, sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco su una strada rurale a Villa Ygatimí, nel dipartimento di Canindeyú (Paraguay). A bordo dell’automobile sulla quale viaggiavano, si trovava anche la sorella della giovane vittima, Juana Ruth Almada Chamorro, di 30 anni di età, che uscì illesa dall'attentato in quanto si trovava nel sedile posteriore e non fu notata dai sicari. Due uomini armati con armi lunghe e corte automatiche ad alto potere aprirono fuoco e misero fine alle loro vite, prima quella di Medina, per espresso mandato della narco-mafia imperante in quei giorni ed oggi ancora di più, nella regione della Triple Frontera in Paraguay.
Dopo tutto questo tempo, ricordarli - tenerli vivi nella nostra memoria - non è solo un obbligo etico, ma anche una forte espressione di resistenza che noi giornalisti della regione e del mondo dobbiamo fare con speciale enfasi. Nel nostro caso, ancora di più considerando che Medina faceva parte delle nostre redazioni - Sud-America ed italiana - ed era uno dei nostri collaboratori.
Il mandante di questo attentato era un politico del partito colorado, al tempo sindaco della località di Ypejhú, Vilmar “Neneco” Acosta, oggi rinchiuso nel carcere di Tacumbú: condannato a 39 anni di detenzione dopo una latitanza di un anno per poi essere arrestato in Brasile ed estradato in Paraguay. I sicari autori materiali del doppio assassinio da tempo facenti parte del clan Acosta, erano suoi parenti e sono già in carcere. Si tratta di Flavio Acosta Riveros, 29 anni al tempo, che fu fermato in Brasile nel 2016 e fu condannato in quel paese essendo in possesso della doppia cittadinanza, a 36 anni di prigione, e di Wilson Acosta che aveva 43 anni e fu fermato nel 2020, in attesa di processo e corrispondente condanna. Così come altri loro complici dell’atto criminale. Un'altra persona coinvolta è l'autista e segretario di Vilmar Acosta, Arnaldo Capraia López, arrestato nel 2014 e che ha già scontato la sua condanna a cinque anni, per non avere informato le autorità del progetto criminale del quale era a conoscenza.
La morte del nostro amico e redattore Pablo Medina e di Antonia Almada, oggi come oggi riassume con grande drammaticità, guardando al passato, il grado di operatività che il sistema mafioso aveva nel 2014 all’interno del territorio paraguaiano e che ha ancora oggi. Il panorama non è cambiato affatto. Dalla caduta della dittatura di Stroessner ad oggi sono stati assassinati dalla narco mafia paraguaiana e regionale oltre 20 colleghi. Una cifra sconvolgente, ovunque la si guardi.
Questa violenza narco mafiosa si è intensificata al massimo negli ultimi anni. Dopo Medina e Almada si sono susseguiti crimini di giornalisti, specialmente nella regione di Pedro Juan Caballero. Un attentato in particolare ha superato tutti i precedenti attentati, mi riferisco all’uccisione in Colombia del Procuratore paraguaiano Marcelo Pecci, avvenuto il 10 maggio 2022. I sicari sono stati arrestati e condannati in carcere in Colombia, non così i mandanti ancora impuniti.
Ad eccezione del caso Medina, il cui mandante fu identificato quasi subito e adesso è in carcere, ci sono stati sicuramente altri membri del sistema di potere narco-mafioso paraguaiano che hanno dato l’ordine di assassinare Pablo, individui ovvaimente ancora impuntiti. I mandanti di questo tipo di attentati rimangono sempre nell’ombra, godendo di un’impunità assoluta ed eterna. È una caratteristica ricorrente, detestabile, ripudiante, che ci indigna profondamente e suscita in noi rabbia e rifiuto indescrivibile. Ma purtroppo queste sono le regole del gioco in questo universo criminale, dove i tentacoli del potere non esauriscono né le loro risorse, né le loro logistiche, né le loro influenze per proteggere i responsabili di tutta questa catena di morti tra coloro che osano confrontarsi con i loro interessi e con loro stessi, in buona parte seduti sulle poltrone privilegiate del sistema politico, imprenditoriale e bancario. Impuniti, alla vista di tutti.
In questa occasione, per ragioni di lavoro e di circostanza, non sarò presente all'omaggio che di anno in anno viene reso a Pablo Medina ed Antonia Almada in Paraguay, ma sarà presente il mio collega ed amico Jorge Figueredo, redattore di Antimafia Dos Mil, ex pubblico ministero ed amico personale di Medina, insieme ai giovani del Movimento Our Voice che ci hanno sempre accompagnato, ai colleghi e collettivi paraguaiani, che sapranno essere la mia eco e la mia voce nel rendere omaggio ad entrambi e anche nella ferma denuncia - pubblica – contro la criminalità narco mafiosa che sta letteralmente divorando la democrazia di quel paese.
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