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Un potere economico soverchiante, che si traduce in potere politico e decisionale in mano di un manipolo di grandi gruppi finanziari. Uno scenario non più appartenente al mondo dei misteri e dei complotti da cinema, bensì, alla cruda scienza ufficiale comunemente intesa.
I padroni del mondo: 117 persone controllano 50.000 miliardi di dollari” è il titolo della diretta Millennium Live del Fatto Quotidiano che trae ispirazione dal recente studio, Titans of Capital, di Peter Phillips, sociologo della Sonoma State University (università pubblica della California).
Presenti al talk Alessandro Volpi (storico, autore di “I padroni del mondo”, Laterza), i giornalisti del Fatto Mauro Del Corno e Luca Martinelli, con la moderazione di Mario Portanova.
Sono entità finanziarie gigantesche che raccolgono soldi dai risparmiatori, dai fondi pensione e li investono poi per ottenere dei rendimenti, esordisce Mauro del Corno, spiegando come i primi 10 fondi del pianeta controllino ricchezze spaventose, pari, appunto, a 50.000 miliardi di dollari, più del Pil di Stati Uniti e Cina messi insieme.
Blackrock - continua del Corso -, muove 11.000 miliardi di dollari, ovvero il Pil della Germania e del Giappone”.
Una stratosferica disponibilità di liquidità che ha permesso a questo fondo, assieme ad altri nomi come Vanguard e State Street di creare quello che non è più un mercato, bensì un vero e proprio monopolio garantito dal controllo delle principali società, a cominciare da Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet, Meta e Netflix.
Un dato ancora più sorprendente da menzionare è rappresentato dai mutui legami esistenti tra questi grandi colossi.
BlackRock è posseduta per il 14% da Vanguard, per il 6,7% dalla stessa BlackRock e per il 4,5% da State Street. Vanguard, a sua volta, è controllata per il 13,5% da BlackRock, per il 9,5% dalla stessa Vanguard e per il 3% da State Street, oltre a una quota detenuta da altri fondi minori. Infine State Street Corporation, è posseduta per il 12,6% da Vanguard, per l'8,1% da BlackRock e per il 5% dalla stessa State Street. Un intreccio di partecipazioni che crea una struttura opaca, in cui diventa difficile identificare chi sia il vero proprietario.
Ma non finisce qui: gli stessi dieci fondi detengono ormai circa il 30% – secondo alcuni studi il 40% – delle prime 500 società mondiali.
Si capisce come questa immensa concentrazione di potere e di relazioni permetta a chi la detiene, a chi ne fa parte di esercitare pressioni potentissime su qualsiasi governo”, conclude del Como.
A questo proposito lo storico Alessandro Volpi ha descritto quelle che sono le ripercussioni concrete date da un tale accentramento di ricchezza che ha conosciuto un boom a partire dalla crisi del 2008.
Hanno utilizzato la crisi per farsi spazio attraverso una serie di prodotti finanziari, che hanno messo sul mercato, per sottrarre quote di mercato a soggetti più tradizionali, come ad esempio le banche americane, protagoniste della stagione immediatamente precedente”, sostiene Volpi, riproponendo la tesi del suo recente libro, I padroni del mondo, dove spiega come questo immenso cartello, creato grazie al rapporto intimo fra l’amministratore delegato di Black Rock, Larry Fink, e il segretario al Tesoro americano, Timothy Geithner, controlli orami anche le agenzie di rating, che decidono le sorti dei debiti pubblici degli Stati, gran parte della stampa economica, le principali banche del pianeta, le assicurazioni, la farmaceutica, l’industria militare, le società hi-tech, l’intera filiera alimentare e quella dell’energia, compresa quella delle rinnovabili.
Qualche mese fa abbiamo evidenziato come questi fondi traggano vantaggio dalla guerra in Ucraina, in quanto detentori di significative partecipazioni nelle principali industrie belliche, ma non solo.  Sono anche proprietari di un debito di Kiev ormai inesigibile da parte della leadership di Zelensky, che si traduce in programmi di aggiustamento strutturale e consolidamento del controllo su aziende strategiche e su milioni di ettari di terreno agricolo, già posseduti da giganti come Cargill e Monsanto.
La liquidità su cui si basano questi fondi è il risparmio, e quanto più aumenta la platea dei soggetti che devono indirizzare i loro risparmi verso i fondi tanto più loro hanno liquidità e cartucce per mantenere alto il prezzo dei titoli che fanno la loro fortuna”, sostiene lo storico, spiegando come diversi studi indichino che una ritirata dello Stato sociale partorisca una crescita del bisogno della finanza privata.
Se non ho più la previdenza pensionistica pubblica ho bisogno della previdenza complementare che è detassata fiscalmente dunque incentivata”, ha continuato, delineando un quadro già preoccupante per il nostro Paese, dove i fondi pensione e le Casse di previdenza costituiscono un patrimonio complessivo pari a 300 miliardi di euro, ma ormai solo il 35% di questo viene diretto al debito pubblico italiano. Il restante ammontare fugge verso obbligazioni pubbliche e private estere, magari preferendo le grandi società americane che sono partecipate dagli stessi colossali fondi speculativi.
Nel merito, altro aspetto discusso riguarda l’estrema finanziarizzazione dell’economia che queste società stanno conseguendo con una rapidità senza precedenti.
Hanno iniettato una forte liquidità nelle società in cui compravano le azioni, penso ad Apple, penso a Nvidia. Questo ha fatto si che la capitalizzazione di queste società schizzasse alle stelle (3000 miliardi Nvidia) ... Tuttavia questo meccanismo: prelievo risparmi, acquisto azioni e inietto liquidità nelle società di cui compro azioni è un meccanismo che ha determinato una bolla finanziaria gigantescai fatturati annui di queste società sono molto più ridotti anche in termini percentuali di quanto sia la crescita del valore azionario”, ha concluso Volpi.
Verso la parte conclusiva dell’intervista, si è commentata la recente visita di Larry Fink a palazzo Chigi, avvenuta con gli omaggi della presidente del consiglio Giorgia Meloni che ha prospettato opportunità di investimento nel campo delle infrastrutture nazionali di trasporto e in altri settori di natura strategica.
Sostanzialmente questa visita è una rappresentazione del potere reale che hanno questi soggetti che siedono e dialogano con coloro che governano. Questi soggetti siedono ai tavoli più importanti dove si decide il futuro del Paese”, ha detto nel merito Luca Martinelli.
Volpi lancia un’interpretazione più sinistra di tutta la vicenda che potrebbe riguardare una finanziarizzazione più profonda del nostro Paese.
Lo Stato Italiano ha un debito di 3000 miliardi di euro, con la necessità di un rinnovo che ogni anno è nell’ordine dei 300-400 miliardi. Dal 2012 al 2023 questo intervento è stato fatto dalla Banca Centrale Europea. Oggi la banca centrale europea ha smesso di comprare il debito pubblico italiano. Il risparmio delle famiglie italiane non basta, il risparmio gestito dagli italiani va a finire negli Stati Uniti e i grandi fondi sono gestori di grandissime quote di risparmio. Penso che la Meloni abbia chiesto a Larry Fink di comprare una parte del debito italiano magari avendo una corsia privilegiata per ulteriori future privatizzazioni”, ha concluso lo storico.
Si paventa dunque un quadro cupo dove i cittadini diventeranno soggetti finanziari le cui sorti dipenderanno, più che dallo Stato Italiano, da fondi come Blackrock che assumono già un potere quasi assoluto sulle nostre vite.

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