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Elementi confermano la pista londinese, il Ministero della Difesa italiano sarebbe coinvolto nel volo diretto nel Regno Unito

Sono trascorsi oltre 40 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, la quindicenne cittadina vaticana svanita nel nulla nel 1983. Dalla prima inchiesta, avviata subito dopo la sua scomparsa, le indagini si sono inizialmente concentrate su un possibile rapimento a scopo di riscatto, collegato alla liberazione di Ali Ağca, l'attentatore di Papa Giovanni Paolo II. Molte altre inchieste sono seguite nel tentativo di fare chiarezza attorno alla vicenda della giovane cittadina vaticana. Tuttavia, ancora oggi, sono pochi gli elementi emersi su un caso che sembra superare l'immaginazione, come nei romanzi di Dan Brown. Sulla vicenda è tornato a parlare Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. Ospite della trasmissione di Canale 5 “Verissimo”, Orlandi ha spiegato che da oltre 40 anni continua a cercare la verità sulla scomparsa di sua sorella. “La commissione del Vaticano è iniziata nel 2022 - ha ricordato Orlandi - ma da loro non ho saputo più nulla. Non so nemmeno cosa stiano facendo. L’unica cosa che hanno fatto sono i danni, visto che hanno provato a bloccare la votazione al Senato per l’istituzione di una commissione parlamentare”. Nel frattempo, prosegue anche l’inchiesta della Procura di Roma. “Sono stato ascoltato un paio di mesi fa - ha spiegato Orlandi in riferimento all’indagine della Procura capitolina -. Il magistrato che se ne occupa mi è sembrato una persona seria, ma non so cosa stiano facendo. Comprensibilmente, mantengono molta riservatezza”. E aggiunge: “Sulla commissione d’inchiesta parlamentare ho molta fiducia”, anche perché “ci stanno mettendo tanto impegno e molta volontà”.


Le nuove scoperte di Pietro Orlandi

Pietro Orlandi ha ribadito che una delle piste investigative più rilevanti è quella che porta a Londra. Emanuela, infatti, potrebbe essere stata trasferita a Londra subito dopo il suo rapimento e trattenuta lì per 14 anni, fino al 1997. Questa ipotesi, condivisa dal fratello Pietro con la Procura di Roma, si basa su alcune informazioni ricevute da un uomo che sarebbe coinvolto nel caso. Si tratta di un individuo vicino ai NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari). Orlandi ha già parlato di quest'uomo in passato davanti alle telecamere: il suo nome è Vittorio Baioni. “Viveva in un appartamento vicino a quello di Emanuela - ha spiegato - ed era incaricato di piccole mansioni, come fare la spesa per lei.” - prosegue - “Mi ha contattato un anno fa e poi è sparito”. Secondo Orlandi, Baioni era il responsabile “della gestione del sequestro”. Una pista importante, “ma sembra che nessuno voglia occuparsene”, nonostante “gli elementi che sono stati presentati”. Durante la sua intervista con la conduttrice del programma televisivo, Silvia Toffanin, Orlandi ha spiegato che Baioni avrebbe preso l’aereo diretto a Londra insieme a Emanuela. Poi, ha menzionato una foto che raffigura una mano stringere la collanina di Emanuela Orlandi. “Ho fatto analizzare quella foto da esperti, anche informatici. Si tratta sicuramente della collanina di Emanuela”. E aggiunge: “Baioni mi ha fatto anche il nome di un'altra persona nel suo gruppo, Stefano Soderini. Ma nessuno vuole seguire questa pista. Soderini è ancora vivo e pare sia latitante in Sud America”.
Pietro Orlandi ha inoltre affermato che, nel 1983, ci furono contatti tra il Vaticano e il Ministero della Difesa italiano per organizzare un volo da Roma a Londra, dettaglio che potrebbe confermare l'ipotesi del trasferimento di Emanuela nella capitale britannica subito dopo il rapimento. Alcuni di questi dettagli emergono anche dai documenti trapelati durante lo scandalo Vatileaks, che includevano un elenco di spese sostenute dal Vaticano per il mantenimento di Emanuela in un convitto religioso a Londra. A corroborare questa ipotesi ci sarebbero anche le dichiarazioni di Francesca Chaouqui, figura controversa coinvolta nel caso Vatileaks, che avrebbe parlato con Orlandi della scomparsa di sua sorella. Chaouqui ha menzionato una cassa, contenente prove collegate alla quindicenne scomparsa nel 1983, nascosta nei sotterranei della Basilica di Santa Maria Maggiore. Secondo Chaouqui, la cassa potrebbe contenere documenti o persino resti umani. Tuttavia, al momento non è possibile accedere a quei luoghi, poiché la basilica è commissariata da oltre un anno e l’area è blindata.

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