“Violata la separazione dei poteri”: il governo giustifica così la chiusura dell’unità dedicata ai figli dei desaparecidos
Sembra che il presidente argentino Javier Milei, insieme alla sua vice, Victoria Villarruel, stiano tentando di riscrivere la storia della dittatura militare, responsabile di numerose sparizioni forzate, torture e uccisioni di persone note come “desaparecidos”. Un tentativo di revisionismo storico che ha suscitato una forte reazione da parte di Papa Francesco, anche lui argentino, anche lui testimone del periodo oscuro della dittatura del generale Jorge Rafael Videla, condannato dopo la fine del regime per crimini contro l’umanità. Addirittura, la vicepresidente Villarruel, figlia di un alto ufficiale dell’esercito argentino, Eduardo Marcelo Villarruel, coinvolto nell’attività repressiva negli anni della giunta militare, ha sostenuto che il numero dei desaparecidos sia stato esagerato e che l'intero periodo della dittatura debba essere rivisto come una “guerra civile a bassa intensità” tra lo Stato e gruppi terroristici di sinistra. Tra gli esempi più emblematici della strategia messa in atto dall’attuale governo argentino vi è la visita di sei deputati del partito di Milei, Libertad Avanza, ai militari incarcerati per crimini commessi durante la dittatura. Tra questi detenuti figura anche Alfredo Astiz, noto come “l'angelo della morte”, condannato per il rapimento e l'uccisione di due suore francesi e di tre fondatrici delle “Madres de Plaza de Mayo”: un gruppo di madri argentine che si sono organizzate durante la dittatura militare per cercare i loro figli e figlie scomparsi. Oggi, quel gruppo di mamme coraggiose ha ispirato la nascita di un movimento divenuto simbolo della lotta per i diritti umani, che chiede giustizia e verità sui crimini commessi dalla dittatura argentina tra il ‘76 e il 1983.
Bergoglio ha preso una posizione decisa contro la direzione intrapresa dal governo Milei. Come riportato dal “Domani”, Papa Francesco ha incontrato Anita Fernandez, nipote di Esther Ballestrino de Careaga, una delle fondatrici delle “Madres de Plaza de Mayo” e vittima della dittatura. Durante l'incontro, il Papa ha espresso profonda preoccupazione per le iniziative revisioniste del governo argentino. Dopo la richiesta fatta al Pontefice da parte di Anita di inviare un messaggio da trasmettere tramite il programma radiofonico di sua madre, “Ora e per sempre”, Francesco ha accettato e, in un video, il Santo Padre ha detto: “Non arrenderti, conserva la tua memoria. Mantieni vivo il ricordo di ciò che hai ricevuto, non solo delle idee, ma anche delle testimonianze. Questo è il messaggio che vi do oggi”. Ma il gesto di incontrare Anita Fernandez non è stato isolato. Pochi giorni prima, il Papa ha incontrato a Ostia suor Geneviève Jeanningros, nipote di Léonie Duquet, una delle suore francesi uccise durante la dittatura. Anche questo incontro è stato interpretato come una chiara condanna del tentativo del governo argentino di riabilitare i responsabili dei crimini della dittatura.
Il presidente argentino, Javier Milei
Milei chiude l’unità speciale che rintracciava i figli dei desaparecidos
Le azioni intraprese dal governo Milei non si limitano alla visita ai militari incarcerati per crimini commessi durante la dittatura, ma sembrano colpire direttamente coloro che stanno cercando di riparare i danni causati da quei crimini. Nel mese di agosto, infatti, è stata chiusa l'Unidad Especial de Investigación de la Desaparición de Niños como Consecuencia del Accionar del Terrorismo de Estado (UEI), un'unità istituita nel 2004 durante la presidenza di Néstor Kirchner, incaricata di rintracciare i figli dei desaparecidos e restituire l'identità ai bambini sottratti ai loro genitori durante la dittatura. La UEI faceva parte di un ente statale che collaborava strettamente con le “Abuelas de Plaza de Mayo”, un gruppo di nonne che cercano i nipoti scomparsi durante il periodo della dittatura. La decisione di chiudere la UEI è stata giustificata - ha reso noto “Il Fatto Quotidiano” - dal fatto che l’unità istituita nel 2004 avrebbe violato la separazione dei poteri prevista dalla Costituzione, assumendo funzioni che dovrebbero essere prerogativa delle procure. Una decisione che ha suscitato molte preoccupazioni, soprattutto tra i membri delle “Abuelas de Plaza de Mayo” e altre organizzazioni simili. Il timore è che la chiusura dell'unità possa portare a una gestione meno efficace dei casi, con il rischio che le denunce debbano essere presentate direttamente alle procure, le quali potrebbero non disporre delle risorse necessarie per affrontare casi di questa natura.
Foto © Imagoeconomica
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