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È successo a Pedro Juan Caballero e la vittima è Eulalio “Lalo” Gómes. Padre e figlio erano indagati per riciclaggio di denaro proveniente dal narcotraffico

Grande scandalo in Paraguay, e nella città di frontiera Pedro Juan Caballero, per la morte del deputato cartista Eulalio “Lalo” Gómes durante una sparatoria con la polizia nella sua abitazione dove personale dell'Intelligence si era recato per arrestare il figlio del politico. Il deputato ha opposto resistenza ed è stato colpito da diversi colpi di arma da fuoco. In seguito il figlio di Gómes (Alexandre Gómes) si è consegnato alle autorità ed è stata aperta un'inchiesta contro entrambi perché sospettati di fare parte -da tempo- di un sistema criminale operante nella regione e nel paese. Appresa la notizia il sistema politico paraguaiano si è dato ad ogni tipo di speculazione e la stragrande maggioranza concorda nel segnalare che sia il defunto, sia suo figlio e il loro ambiente non sarebbero estranei ai molteplici legami con il narcotraffico locale e regionale, e in particolare con il riciclaggio di denaro.

Un'infinità di ipotesi si sono sentite nelle strade paraguaiane quando i media hanno reso noto che nel dipartimento di Amabay, nella città di confine con il Brasile Pedro Juan Caballero, è rimasto ucciso il politico.

Il Ministro dell'Interno Enrique Riera ha detto alla stampa che deputato e figlio erano indagati per presunto riciclaggio di denaro proveniente dal narcotraffico.

Gli agenti: “Ha reagito sparando”

Secondo informazioni ufficiali provenienti dal Paraguay i fatti si sono svolti in maniera repentina nel corso dell'operazione condotta da personale del Servizio di Intelligence Unificato (SIU) e FOE, insieme a rappresentanti della Procura.

È emerso che quando i residenti dell’abitazione sono state informate del motivo della presenza della polizia dall'interno dell'abitazione hanno reagito con una raffica di colpi d'arma da fuoco, motivo per il quale gli agenti hanno risposto sparando a loro volta.

Secondo le dichiarazioni del Ministro dell'Interno Enrique Riera, i fatti sono stati i seguenti: “Gli agenti di polizia si sono identificati ad alta voce e sono entrati in ogni stanza seguendo la procedura quando, arrivati alla stanza del deputato, Lalo Gómez ha resistito all'arresto  e i poliziotti hanno reagito. Gómez è stato ferito gravemente e trasferito immediatamente in un centro di assistenza dove purtroppo è morto. Nessuno può essere al di sopra della legge, neanche un deputato ‘colorado’”.

Nonostante l'obiettivo principale fosse quello di arrestare il figlio quest'ultimo poteva subire la stessa sorte una volta persa l’immunità parlamentare concessa dalla Camera Bassa; questo dipendeva dal fatto che la Procura inviasse la comunicazione dell'accusa emessa contro di lui nella ore del mattino.

Accuse molto gravi  

I media del Paraguay non hanno lesinato informazioni in merito alle accuse che ricadevano sul deputato e su suo figlio. In questo contesto emerge che, secondo l'accusa  del Pubblico Ministero, i pubblici ministeri Osmar Segovia, Ingrid Cubilla e Elva Cáceres avevano deciso di imputare, prima dell'operazione, cioè nella stessa giornata di lunedì 19 agosto, Eulalio Gómes e suo figlio Alexandre Gomes per presunti legami con un piano di riciclaggio di denaro frutto del narcotraffico e da attività criminali. Inoltre sono stati resi pubblici i nomi degli altri imputati nella stessa causa ovvero Luis María Zubizarretam, John Gerald Mathias e Oscar Daniel Cabreita Pinazo.

È stato reso noto che il documento dell'accusa conta più di 50 pagine e contiene dettagli precisi sul legame del deputato e di suo figlio con lo schema della criminalità organizzata guidata da Jarvis Chimenes Pavao e dalla sua progenie.

In particolare, alcuni mezzi di comunicazione paraguaiani su questo argomento - il loro presunto legame con la criminalità organizzata - riportano che circa due mesi fa il giornale brasiliano Rede Record,  alludendo al deputato cartista, lo aveva qualificato come “collaboratore di grandi narcotrafficanti brasiliani”, sottolineando  il possesso di dati di transazioni effettuate dal deputato con Cabeza Branca, come la cessione di immobili per un valore superiore ai tre milioni di dollari; ma anche vincoli finanziari con Antonio Joaquim Mota, il quale gli avrebbe chiesto di cambiare un assegno per un valore approssimativo di 50 mila dollari. Si dice anche che i due trafficanti di droga, Branca e Mota, sono stati arrestati in territorio brasiliano.

Sui giornali paraguaiani è uscita anche la notizia che in Brasile il deputato aveva la protezione della SENAD e del Pubblico Ministero per continuare a operare.

Ripercussioni: “Era vox populi in Paraguay che era collaboratore di narcos”

Il criminologo paraguaiano Juan Martens, interpellato dalla stampa, è stato categorico nelle sue valutazioni:”È preoccupante, da qualsiasi punto di vista. Questo confermerebbe quello che abbiamo sempre detto, cioè che siamo di fronte ad una situazione di narco-politica, di mafia, di un'infiltrazione istituzionale del narcotraffico nelle alte sfere dello Stato paraguaiano. Questo è un aspetto da analizzare ma ce n'è anche un altro, ovvero l'omicidio di un deputato in carica, durante una perquisizione. In Brasile è stato detto molto su di lui, dei suoi legami con la criminalità. E le accuse confermano i sospetti accademici in tutta questa situazione. Era vox populi in Paraguay, ad Amambay, Pedro Juan Caballero e in altre parti del paese che era conosciuto come un collaboratore del narcotrafficante Javis Chimenes Pavao. E che Lalo si è infiltrato nell'Associazione Rurale del Paraguay, con attività legali, tra virgolette, all'interno dell'agro-allevamento quando in realtà erano altre le sue attività. Voleva ricoprire incarichi di comando nella criminalità e stava preparando suo figlio a prendere il suo posto in politica come sindaco di Pedro Juan Caballero. Lavorava con il PCC (Primo Comando Capitale).


cartes gomes junto

Una giornalista, qualche tempo fa, gli chiese la sua opinione sull'immagine che si aveva di lui nell'Associazione rurale come allevatore di successo, che riceveva anche dei premi, e Martens rispose: “Era pura ipocrisia. Pura ipocrisia”.

Infine il criminologo ha puntualizzato: “Bisogna indagare su questo episodio. E vedere come e perché il deputato è arrivato a sparare e che tipo di armamento ha usato. Questi gruppi di narcos usano armi pesanti. È preoccupante vedere come un deputato in piena attività reagisce a un'operazione in quel modo. Dubito che la versione della famiglia sia che non abbia sparato. E bisogna vedere, purtroppo le forze di polizia locali sono corrotte, se non è stata comunicata loro la procedura corretta dall'alto. Tutto questo è molto preoccupante per il paese”.

Non poche versioni sono state diffuse sui social network e predominano quelle che indicano Eulalio Lalo Gómes come un imprenditore con una fortuna vicina ai 130 milioni di dollari e come colui che ha aiutato a fuggire un leader del Comando Vermelho, una potente organizzazione brasiliana.

In definitiva per Antimafia Dos Mil questo episodio, per il suo contesto e per l'identità e il ruolo politico del deputato deceduto, non è altro che una prova schiacciante del livello di infiltrazione al quale è arrivato il potere narco-criminale all'interno dello stato e delle istituzioni in un paese come il Paraguay che può essere a questo punto definito come un paese narco, o letteralmente governato dalla narco politica. E dalle nostre pagine sudamericane e italiane lo abbiamo segnalato più volte.

E una delle prove del grado di contaminazione narco-mafiosa a cui è arrivata l'istituzionalità paraguaiana, è stata ed è il ricorrente assassinio di giornalisti che denunciano i narcos nella Triple Frontera -tra loro il nostro redattore Pablo Medina, ucciso nell'ottobre 2014-, i continui omicidi a Pedro Juan Caballero di giornalisti e di funzionari pubblici onesti; e la più grande tragedia degli ultimi due anni ovvero l'assassinio del procuratore Marcelo Pecci in Colombia - per le sue indagini in Paraguay-. Cosa ancora più grave riguardo a questo magnicidio è l'inazione, in termini di indagini, in Paraguay, nell’identificare i mandanti. Noi, da questa redazione, riteniamo siano inseriti nel potere locale, regionale e internazionale, tenendo presente  la transnazionalità della narcomafia, con la possibilità che in quel piano criminale abbia avuto una parte decisiva l'organizzazione mafiosa italiana denominata ‘Ndrangheta, di Reggio Calabria, oggi leader indiscusso del narcotraffico internazionale.

Personalmente, con questo ultimo fatto a Pedro Juan Caballero, città che ho conosciuto in profondità, durante servizi di copertura con redattori,  è evidente che questa regione del Paraguay era ed è un putrido bastione della narcomafia, in mano ad elementi corrotti della politica, delle forze di sicurezza e dei gruppi mafiosi del Brasile.

Nelle ultime ore questo fatto non ha fatto altro che confermare ampiamente la visione del criminologo Martens, che coincide pienamente con quella di Antimafia Dos Mil. Entrambe sono orientate verso lo stesso obiettivo: rendere consapevole l'opinione pubblica di tutto questo crudele e criminale contesto antidemocratico che è il narcotraffico regionale e mondiale e quindi denunciarlo - ancora una volta - dalle nostre pagine, non solo per fare riflettere ma anche per invitare ad agire di conseguenza, come cittadini. Non è poco.

Foto di copertina: ABC Color

Foto interna: ABC Color: Eulalio “Lalo” Góme insieme a Horacio Cartes
  

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