Un nuovo articolo del Wall Street Journal addossa tutte le responsabilità all’Ucraina
Continuano le giravolte giornalistiche sul caso del Nord Stream. Repubblica parla candidamente di un’operazione di sabotaggio tanto complessa dal punto di vista tecnico-operativo, nonché nata da una “notte di sbronze” di un “piccolo gruppo di civili ed ex-militari ucraini”, con il sostegno finanziario di imprenditori di Kiev.
Un velato invito a tutti i lettori a mantenere sotto controllo il tasso alcolemico delle frizzanti serate di mezza estate; sia mai che una discussione possa degenerare in arditi complotti capaci di scavalcare anche i servizi segreti americani.
Non è una barzelletta, sono le nuove rivelazioni sulla misteriosa esplosione che nel settembre 2022 mise fuori uso il Nord Stream 2, il gasdotto che avrebbe dovuto raddoppiare la quantità di gas russo venduta alla Germania e all’Europa. Indiscrezioni che arrivano dopo il mandato d’arresto emesso in Germania nei confronti di un sommozzatore ucraino, sospettato di essere l’autore dell’attentato.
Stando al quotidiano Expressen, si tratterebbe di Volodymyr Zhuravlov, 44 anni, che viveva in Polonia prima di far perdere le sue tracce.
Secondo il Wall Street Journal, che cita fonti ucraine, l’operazione è avvenuta sotto la direzione dell’allora capo di stato maggiore ucraino e attuale ambasciatore di Kiev a Londra, Valery Zaluzhny.
Zelesnky, dopo un iniziale assenso ci avrebbe ripensato, decidendo di annullarla, non a causa della fine dei postumi alcolici, ma per un imprevisto: i servizi di sicurezza olandesi scoprirono il piano e avvertirono la Cia che a sua volta avvisò la Germania e l’ufficio del leader ucraino.
Nonostante il suo appello per interrompere tutte le pianificazioni, la sua disposizione non venne ascoltata. Sei persone furono direttamente coinvolte nel sabotaggio, un'operazione il cui costo si aggirò intorno ai 300.000 dollari, finanziati con capitali privati. Secondo alcuni media di Berlino, i presunti responsabili utilizzarono uno yacht a vela di immatricolazione tedesca, l'Andromeda, noleggiato nel settembre 2022, per portare a termine l'attacco. Nel luglio 2023, gli investigatori scoprirono tracce di esplosivo sull'imbarcazione, ritenendo che fosse stata impiegata per trasportare le cariche esplosive. Inoltre, furono identificati altri due cittadini ucraini, un uomo e una donna, come potenziali sospettati; entrambi sono subacquei esperti.
Una ricostruzione magistrale che punta il dito ad un piccolo gruppo di sbandati, assidui frequentatori dei pub di Kiev. Eppure nei giorni successivi all’esplosione Mosca era la prima indiziata di questo atto di autolesionismo energico.
“Esplodono i gasdotti: sabotaggio russo” titolava La Repubblica il 28 settembre del 2022, mentre la stessa sera, un servizio di Porta a Porta evocava due ipotesi: la più accreditata vedeva Mosca come responsabile degli attacchi con l’obiettivo di rendere inutilizzabili quelle strutture e per indebolire l’Europa. L’altra pista, definita, “ridicola”, puntava il dito, pensate un po', direttamente a Washington.
Ora il quadro delineato è ben diverso, ma appare quantomeno paradossale l’ipotesi che un gruppo di sbandati sia riuscito in una tale impresa eludendo le più grandi agenzie di Intelligence, incapaci di impedire l’esecuzione di un tale piano. Gli indizi che puntano oltreoceano sono invece tutt’altro che evanescenti e “ridicoli”.
In precedenza il giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh aveva pubblicato un’inchiesta che concludeva come l’esplosione dei gasdotti era da attribuirsi ad una operazione tra la Casa Bianca e la Cia con la collaborazione della Norvegia. Nel rapporto scritto da Hersh sulla piattaforma Substack, si affermava che l’intera operazione era stata effettuata “sotto la copertura di un’esercitazione NATO “BALTOPS 22”, condotta proprio nella costa di mare tedesca vicino ai gasdotti.
Citando una fonte anonima a conoscenza dell’operazione, il giornalista affermava che i sommozzatori del Diving and Salvage Center della US Navy di Panama City, in Florida, avrebbero piazzato esplosivo plastico C4 lungo le tubature sottomarine, avviando la detonazione attraverso una boa sonar sganciata da un aereo. Secondo Hersh l’aereo che ha effettuato lo sgancio della boa era un P8 Poseidon della marina norvegese che ha sorvolato quell’area il 26 settembre in un “volo apparentemente di routine”.
Degno di nota il report della Rand Corporation, (uno dei più prestigiosi istituti di ricerca americani, finanziato anche dal Pentagono) che nel 2019 descriveva una strategia in grado di portare la Russia a un “punto critico”, obbligandola a spendere una quantità smisurata di risorse per difendersi dagli attacchi americani.
Il documento metteva in evidenza la necessità di un blocco delle esportazioni di petrolio e gas dalla Russia verso l’Europa, ivi incluso il blocco del gasdotto Nord Stream 2, nell’ ipotesi molto consistente che questo blocco potrebbe procurare il maggior danno economico alla Russia.
In copertina: illustrazione 3D dell'esplosione del gasdotto Nord Stream 2
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