La replica di Italia Viva: “Ministro, se lei fosse il padre di Luca Attanasio, si farebbe bastare questa risposta?”
Dopo che il governo italiano ha deciso di non opporsi all’immunità dei funzionari ONU coinvolti nella vicenda dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio, ucciso in Congo nel febbraio 2021 insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo, la deputata Maria Chiara Gadda di Italia Viva ha sollevato un'interrogazione parlamentare, chiedendo giustizia per le famiglie delle vittime, oltre alla verità su quanto avvenuto in Congo nel 2021.
“Il governo ha a cuore l’accertamento della verità sulla tragica imboscata che ha tolto la vita all’ambasciatore Luca Attanasio, al carabiniere scelto, medaglia d’oro al valor militare, Vittorio Iacovacci, e all’autista, signor Mustapha Milambo - ha risposto il ministro Antonio Tajani durante il question time alla Camera -. Come ministero, abbiamo facilitato l’attività investigativa della Procura di Roma nei suoi risvolti internazionali mediante un’opportuna sensibilizzazione nei confronti delle Nazioni Unite e delle autorità di Kinshasa. Sentiamo forte l’impegno ad assicurare giustizia e onorare la memoria dei caduti, ma questa vicenda va inquadrata nel rispetto sia per l’operato e l’indipendenza della nostra magistratura, sia degli obblighi di diritto internazionale che vincolano l’Italia”. E aggiunge: “Una violazione di tali obblighi avrebbe comportato conseguenze rilevanti, tra cui il rischio di un contenzioso con le Nazioni Unite. Ciò avrebbe potuto sfociare in una condanna dell’Italia da parte della Corte internazionale di Giustizia. La decisione del governo - ha proseguito Tajani - è stata presa alla luce di questi fattori, senza far venire meno, mai, la vicinanza alle famiglie, testimoniata dal fatto che a pochi mesi dall’avvio del mio mandato ho voluto dedicare all’ambasciatore Luca Attanasio la scalea all’esterno del Ministero degli Esteri e al carabiniere Iacovacci una sala dell’unità di crisi all’interno del Palazzo della Farnesina. Chi governa ha quindi valutato che un’eventuale costituzione dello Stato quale parte civile avrebbe esposto l’Italia a responsabilità per violazione delle norme internazionali in materia di immunità delle Nazioni Unite, norme che proteggono i nostri funzionari e i militari all’estero, compresi quelli in Libano, sotto mandato dell’ONU”.
Per Salvatore Attanasio, padre dell'ambasciatore Attanasio, le parole pronunciate dal ministro sono inaccettabili, al punto da considerarle un atto di resa di fronte ai poteri forti e un fallimento nel difendere l'onore dei servitori dello Stato. Intervistato alcuni giorni fa dal Fatto Quotidiano, il padre dell’ambasciatore Attanasio ha detto: “Ciò che è stato detto oggi in Parlamento dimostra l’inadeguatezza del governo nella gestione di questo dossier. Che c’entra il contingente in Libano con la mancata giustizia per Luca, Vittorio e Mustapha? Ciò che si deduce dalle parole del ministro - ha sottolineato Attanasio - è che lo Stato è rimasto immobile perché teme ritorsioni dalle organizzazioni internazionali, si nasconde dietro ipotetici contenziosi, quando lo stesso Gup, nelle motivazioni del non luogo a procedere, ha scritto che lo Stato poteva agire e non l’ha fatto. Inoltre, se la Farnesina è davvero intervenuta per facilitare il compito degli inquirenti, non ha ottenuto grandi risultati. I Ros non hanno mai nemmeno potuto andare a Goma per vedere i luoghi dell’attentato, i veicoli, eventuali testimoni, perché le autorità di Kinshasa - ha ribadito - non garantivano per la loro sicurezza. Le intitolazioni fanno piacere, ma non sono di alcun aiuto nella ricerca della verità e della giustizia. Il vero aiuto sarebbe quello di non cedere alle pressioni internazionali e alzare forte la voce per consentire alla magistratura di appurare eventuali responsabilità. Non dimentichiamo che c’è un secondo filone di indagine ancora aperto contro ignoti”.
Durissima anche la replica della deputata Maria Chiara Gadda di Italia Viva, che ha sollevato l'interrogazione parlamentare. “Signor Ministro, molto francamente, se lei fosse il padre di Luca Attanasio o il fratello di Vittorio Iacovacci, si farebbe bastare questa risposta? Lo Stato italiano ha di certo il dovere di tutelare tutti i servitori e i funzionari che sono sparsi nei fronti più delicati, ma ha anche il dovere di proteggere la memoria, di dare giustizia e di consentire a un processo di potersi svolgere. Le carte processuali mostrano in modo molto evidente quante siano state le omissioni. L’ambasciatore Attanasio, il carabiniere Iacovacci e il loro autista Milambo sono saliti su un mezzo senza che la loro presenza fosse comunicata, senza che quel mezzo fosse protetto, senza che vi fosse una scorta. Noi siamo da sempre garantisti e lo siamo anche in questo caso, ma si può essere garantisti quando un processo si può svolgere e richiamare l’immunità non credo sia la risposta giusta. Non soltanto per onorare queste vite, ma anche per onorare l’istituzione stessa. Il Programma Alimentare Mondiale è una realtà molto importante, che deve essere in grado di garantire la tutela massima per i servitori dello Stato. Le persone coinvolte sono ancora in servizio e le loro omissioni manifeste hanno portato alla morte di un ambasciatore della Repubblica. La invito, come ministro degli Esteri e come vicepremier, a riconsiderare la vostra posizione”.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Foto © Imagoeconomica
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