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La portavoce Christiane Hoffmann: "Dobbiamo dotarci di questo come deterrente"

Non si ferma la folle odissea suicida dell'Unione Europea, ormai vincolata al paradosso del dilemma della sicurezza che John Hertz aveva esposto già nel 1950: gli Stati, temendosi a vicenda, cercano di accrescere il proprio potere. Nel far ciò, rendono insicuri gli altri Stati, i quali reagiscono impiegando la stessa strategia offensiva.
È quanto sta accadendo in Germania, con la recente dichiarazione congiunta di Berlino e Washington, pubblicata a margine del recente vertice NATO, che annuncia lo schieramento, a partire dal 2026, di missili a lungo raggio sul territorio tedesco.  La Casa Bianca ha chiarito che saranno dispiegati i sistemi Tomahawk e SM6 per dimostrare l’impegno degli Stati Uniti nei confronti dell’Alleanza Atlantica e il suo contributo alla deterrenza integrata europea. Oltre ai missili a lungo raggio, è emerso come Washington abbia intenzione di posizionare “ulteriore difesa aerea, sostegno e altri supporti bellici in Germania e Italia”.
Immediata la risposta di Mosca, giunta pochi giorni dopo da parte del presidente Vladimir Putin che ha avvertito l'Occidente su come questa decisione potrebbe portare la Russia a schierare missili simili in risposta. “Se gli Stati Uniti metteranno in atto tali piani, ci considereremo liberi dalla moratoria unilaterale sullo spiegamento di armi da attacco a medio e corto raggio, compreso l’aumento delle capacità delle forze costiere della nostra Marina”, ha affermato, intervenendo alla Giornata annuale della Marina russa a San Pietroburgo, il 28 luglio.
Secondo il leader del Cremlino, la decisione di Washington e Berlino di avviare “schieramenti episodici” delle capacità missilistiche a lungo raggio della loro Multi-Domain Task Force in Germania, a partire dal 2026, porrebbe l’infrastruttura russa alla portata dei missili da schierare. “Questa situazione ricorda gli eventi della Guerra Fredda legati allo spiegamento dei missili a medio raggio Pershing in Europa”, ha sottolineato. I “Tomahawk” possono infatti colpire bersagli a una distanza di oltre 2.000 chilometri e, come il sistema d'arma tedesco "Taurus", sono in grado di penetrare il territorio nemico volando a bassa quota e distruggendo importanti obiettivi militari: posti di comando, bunker e sistemi radar.


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Olaf Scholz


Ad un simile scenario si era assistito quando i missili Pershing II, progettati per trasportare testate nucleari, furono schierati dall’esercito statunitense nelle basi americane nella Germania Occidentale a partire dal 1983, allarmando l’allora leadership sovietica. Furono ritirati con l’introduzione del Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF) nel 1988, da cui Washington si ritirò deliberatamente nel 2019, accusando Mosca di aver violato gli accordi.
La Russia, di tutta risposta, aveva rigettato le denunce statunitensi, firmando anch’essa una legge che sospendeva il trattato, invitando tuttavia gli Stati Uniti a firmare una moratoria sul dispiegamento di missili a medio e corto raggio in Europa e in altre regioni, inviando la sua iniziativa a numerosi paesi europei e asiatici, nonché a diverse organizzazioni internazionali. Come recentemente denunciato dal Ministero della Difesa russo, la NATO ha ignorato questa istanza del capo del Cremlino, così come la possibilità di sviluppare misure reciproche per alleviare le preoccupazioni esistenti.
La decisione statunitense sembra dunque dettata soprattutto dall'obiettivo immediato di conseguire un vantaggio tattico sulla Russia a scapito di rischi strategici più ampi, visto che i missili in questione saranno piazzati in Europa, mentre Mosca non aveva intenzione di posizionare armi a distanze analoghe dagli Stati Uniti.  Il maggiore Brennan Deveraux, uno stratega dell'esercito americano specializzato in artiglieria e guerra missilistica, aveva evidenziato queste criticità in un suo articolo del 28 gennaio 2022 sul sito web di affari militari War on the Rocks, spiegando che il dispiegamento di questi sistemi a medio raggio in Europa potrebbero "minacciare le strutture di comando e limitare la capacità di azione militare russa”.  Mosca avrebbe dunque molto da guadagnare dal tenere in vita il trattato al fine di garantire la sua sicurezza strategica.
Ma da Berlino giungono solamente parole accecate da una bellicistica follia. "La Russia ha alterato l’equilibrio strategico e sta minacciando l’Europa e la Germania con missili da crociera e noi dobbiamo dotarci di questo deterrente”, ha dichiarato ieri la portavoce di Berlino, Christiane Hoffmann che, alla domanda sulle minacce russe la portavoce del governo tedesco si è limitata a rispondere: “Ne prendiamo atto”.

Foto © Imagoeconomica

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