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Il fratello di uno degli scomparsi: “Il nostro governo è negazionista, non ci stupisce la decisione perché vuole cancellare quanto avvenuto nel nostro Paese”

Il governo dell'Argentina non si costituisce parte civile nel processo, che si svolge al tribunale di Roma, contro Carlos Luis Malatto, il tenente colonnello della dittatura argentino (che gode di cittadinanza italiana) accusato di omicidio per la morte di otto persone nell'ambito del Piano Condor, l'azione delle giunte militari del Sudamerica contro gli oppositori politici messa in atto alla fine degli anni '70. L’Argentina resterà solo parte offesa nel dibattimento. Malatto, presente in aula, dal 2011 vive in Italia, nel resort privato di Portorosa a Funari (Messina) dove ha trovato rifugio dopo essere scappato dal suo Paese che lo voleva processare per una serie di omicidi, torture e sequestri di persona compiute durante il regime di Jorge Rafael Videla. La Repubblica Argentina, in passato, aveva anche spiccato mandati di cattura internazionale e richieste di estradizione all’Italia. Richieste andate a vuoto. Tuttavia il nostro paese, seguendo il principio sancito da convenzioni del diritto internazionale de “aut dedere aut judicare”, ha proceduto processando l’ex militare in Italia.
Così la procura di Roma ha aperto un fascicolo su Malatto dopo una denuncia presentata nel 2015 e lo scorso anno ha chiuso le indagini.
Nell'udienza davanti al gup, tenutasi lo scorso 11 luglio, hanno formalizzato la richiesta di costituirsi parte civile, oltre ai parenti delle vittime, anche la Presidenza del Consiglio dei Ministri italiano, il Pd e la Cgil,Cisl e Uil, l'Associazione 24 Aprile e il Partito Comunista argentino. Il giudice si è riservato di decidere entro la prossima udienza del 9 settembre.
Presente in aula, fra gli altri, Miguel Santuccio, fratello di Daniel, uno degli ultimi 'ritrovati' dei tempi della dittatura militare, il 'nipote 133', che ha scoperto con l'esame del Dna, dopo 46 anni, di provenire da un'altra famiglia, finita vittima delle violenze del regime militare degli anni '70. ''E' stata una sensazione forte rivedere Malatto in aula - ha detto Santuccio - il governo argentino di Milei è negazionista e per questo non vuole costituirsi parte civile. Speriamo che in Italia si riesca a fare giustizia ma voglio lanciare un appello per sostenere la raccolta firme contro la decisione di cancellare l'unità investigativa che da anni cerca i figli di coppie Desaparecidos. La decisione del governo argentino - ha aggiunto - non ci stupisce perché l'obiettivo dell'attuale esecutivo è cancellare quanto avvenuto nel nostro Paese”. Secondo Santuccio la scelta di Buenos Aires è gravissima. E’ “la conferma di un esecutivo, quello di Milei, che vuole gettare nell'oblio della memoria la tragica stagione della dittatura e dei desaparecidos”, ha affermato la senatrice Enza Rando, responsabile Legalità della segreteria nazionale del Partito democratico. "Malatto, cittadino italiano e tenente colonnello dell'esercito argentino, è accusato di omicidio per la morte di otto persone nell'ambito del Piano Condor, l'azione militare contro gli oppositori politici messa in atto alla fine degli anni '70. È una vicenda che non può passare sotto silenzio, continueremo a chiedere verità e giustizia", conclude. La decisione del governo di Javier Milei rappresenta l’ennesimo schiaffo in faccia ai parenti delle vittime della dittatura argentina. Lo scorso 24 marzo, anniversario della dittatura argentina, nell’iconica Plaza De Mayo, a Buenos Aires, le madri e le nonne dei desaparecidos, davanti a decine di migliaia di manifestanti, hanno denunciato il revisionismo storico condotto dal governo Milei che giustifica l’operato delle forze di sicurezza, responsabili di torture ed esecuzioni extragiudiziali durante la dittatura. Il presidente e la vicepresidente Victoria Villarruel contestano il numero, denunciato dalle organizzazioni in difesa dei diritti umani, delle trentamila persone scomparse, i famosi trentamila desaparecidos, durante il regime e negano l’esistenza di un piano di sterminio e dei relativi crimini contro l’umanità.

Foto © Imagoeconomica

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