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La Bundeswehr tedesca ha sviluppato un “piano operativo” in caso di guerra con la Russia, prevista nel 2029 

L’Europa vira dritta verso un conflitto su vasta scala, già programmato nei piani operativi di alcuni Paesi dell’Alleanza. Ad alimentare il fuoco dell’escalation ha certamente contribuito il recente annuncio, lanciato in occasione dello scorso vertice Nato, in merito al dispiegamento di missili statunitensi a lunga gittata in Europa che, secondo il Cremlino, porterà la Russia a minacciare gli Stati che li ospiteranno.
Il nostro Paese è nel mirino dei missili americani posizionati in Europa. Ci siamo già passati. È già stato fatto tutto in passato. Ma la vittima potenziale sono le capitali di questi Stati”, ha avvertito il portavoce di Putin, Dmitry Peskov (in foto), precisando che Mosca ha le capacità sufficienti per rispondere a questo dispiegamento.
A margine del vertice dell’Alleanza, la Casa Bianca ha pubblicato una nota in cui spiegava che i missili Tomahawk e SM6 verranno posizionati in territorio tedesco, entro il 2026, per “dimostrare l’impegno degli Stati Uniti nei confronti dell’Alleanza Atlantica e il suo contributo alla deterrenza integrata europea”.
La misura - afferma il comunicato - va a potenziare lo scudo missilistico statunitense composto dai sistemi Mk41 installati in Polonia e Romania, in grado di lanciare sia intercettori che missili da crociera armati di testata o convenzionale o nucleare”. 
Anche il nostro Paese, assieme a Francia, Germania, e Polonia ha firmato giovedì 11 luglio, una lettera d'intenti sul cosiddetto Elsa, acronimo di European Long-Range Strike Approach con l’obiettivo di “migliorare la nostra capacità, come europei, di sviluppare, produrre e fornire capacità nel campo degli attacchi a lungo raggio”.
Al contempo, l’amministrazione Biden ha annunciato l’imminente schieramento di forze da combattimento in Finlandia, dopo che il 1° luglio, il parlamento di Helsinki ha approvato all’unanimità, l’accordo di cooperazione in materia di difesa (DCA) con gli Stati Uniti, che aprirà 15 delle sue strutture militari all’uso da parte delle forze armate USA. Ciò consentirà il dispiegamento di personale militare, armi, munizioni ed equipaggiamento militare statunitensi nel Paese.
Gli Stati Uniti hanno schierato diversi tipi di missili, di diversa gittata, ma tradizionalmente rivolti verso il nostro Paese. di conseguenza, ha identificato i punti europei come obiettivi dei nostri missili”, ha sottolineato ancora Peskov, aggiungendo che il paradosso è che gli Stati Uniti continuano a fare soldi, mentre l’Europa “è nel mirino dei missili”.
Il vecchio continente sta attraversando un periodo difficile e sta “cadendo a pezzi”, ha detto poi il portavoce del Cremlino. “La storia è destinata a ripetersi quindi in un modo o nell’altro”, ha precisato in una intevista a Vgtrk, citando, specularmente, il crollo dell’Unione sovietica al termine del precedente confronto con l’Occidente.
Le misure adottate sui sistemi a lungo raggio, lungi da configurarsi come mezzi di deterrenza utili a scongiurare ulteriori attacchi, rappresenteranno in realtà la pietra tombale della sicurezza europea, nella misura in cui costituiranno per Mosca una minaccia esistenziale, a cui non sarà in grado di rispondere con misure simmetriche in prossimità del territorio americano.
Il Trattato INF del 1987, firmato da Gorbaciov e Reagan, vietava il dispiegamento di missili con gittata media (500-5.500 km). Il ritiro unilaterale degli Stati Uniti nel 2019, accusando la Russia di violazioni, ha segnato l'inizio della crisi con la Russia che ha risposto sospendendo anch'essa il trattato. Putin ha proposto una moratoria sui missili a medio e corto raggio in Europa e altrove, ma la NATO ha ignorato questa proposta.
Secondo lo stratega dell'esercito americano Brennan Deveraux e due membri del Consiglio tedesco per le relazioni estere, i missili minacciano le strutture di comando di Mosca e limitano la capacità militare russa. Il mantenimento del trattato avrebbe dunque garantito la sicurezza strategica della Russia e prevenuto un'escalation militare in tutta Europa.
Tutta la dottrina strategica del continente è in rotta di collisione con un apocalittico scontro militare, prossimo a concretizzarsi.
Come riporta il Der Spiegel, la Bundeswehr, insieme agli alleati della NATO, nell'ambito del Piano operativo Germania (OPLAN DEU), sta sviluppando uno schema per il trasferimento di personale militare nell'Europa orientale in caso di un possibile conflitto militare tra l'Alleanza e la Russia.
Se la Russia attaccasse il fianco orientale della NATO attraverso la Germania, entro tre-sei mesi sarà necessario trasferire fino a 800mila soldati dell'Alleanza, nonché più di 200mila unità di vario equipaggiamento”, scrive la pubblicazione, secondo cui il percorso chiave per il convoglio militare da ovest a est sarà l'autostrada A2, che va dalla città di Oberhausen nel Nord Reno-Westfalia alla tangenziale di Berlino.
La Bild, citando una dichiarazione dell'ispettore generale delle forze armate tedesche, Carsten Breuer, annuncia che la data cardine sarà il 2029. Entro quell’anno si saranno sviluppate le condizioni ottimali affinché la Russia possa iniziare una guerra con la NATO.
Tra 5-8 anni, ci saranno circa 1,5 milioni di soldati in Russia, ovvero il doppio del numero schierato in Ucraina”, afferma Breuer, specificando che, a quel punto, le riserve di munizioni dell'esercito tedesco dureranno 2 giorni e la Germania sta valutando la possibilità di reintrodurre il servizio militare obbligatorio.
Al contempo, dal punto di vista dei mezzi militari impiegabili, secondo l’ispettore, la Russia sta costruendo circa 1500 carri armati all'anno, il numero totale dei cinque paesi NATO più forti. Basti pensare che la Germania ne ha a disposizione solo 300.

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