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Attal chiede le dimissioni ma Macron vuole aspettare la nuova maggioranza che però resta un rebus: il Nuovo Fronte Popolare non ha i numeri

Dopo un mese sulle montagne russe e quindici giorni di campagna elettorale schizofrenica la Francia ha deciso di consegnare alla sinistra la vittoria delle elezioni legislative. Ieri ha vinto il Nuovo Fronte Popolare l’alleanza di tutte le sinistre che tre settimane fa non esisteva, e che ha stravinto il secondo turno delle elezioni politiche. Secondo gli exit poll diffusi dall'istituto Ifop per i media francesi, il Nuovo Fronte Popolare, che raggruppa i principali partiti della gauche francese, ha ottenuto fra i 187 e i 198 seggi all'Assemblea Nazionale. Al secondo posto, la maggioranza uscente di Ensemble, rappresentata dal Presidente Emmanuel Macron, che potrebbe conservare fra i 161 e i 169 deputati. Il partito di estrema destra del Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella, dato a lungo per vincente di questo ballottaggio, si posizione terzo classificato e conta fra i 143 e i 135 seggi, una cinquantina in più rispetto alla precedente legislatura. Stabili i Républicains nonostante l'uscita del presidente Eric Ciotti, che si è accordato con il Rassemblement National: 63 seggi, contro 62 nella Camera uscente.

Il tasso di partecipazione al voto al secondo turno delle elezioni legislative anticipate in Francia è stato pari al 66,7%, in aumento rispetto al primo turno quando era già stato elevato (65%). Si tratta del livello più alto a un secondo turno dal 1997, quando aveva partecipato il 71,1% degli elettori. “Mi viene da piangere”, la reazione incredula di una delle migliaia di militanti de la France Insoumise. Tutto da rifare, dunque, per Marine Le Pen e il suo Rassemblement national, dati per favoriti. La leader assicura che la vittoria è solo rimandata. L’estrema destra non riesce a sfondare nemmeno questa volta alle urne (l’ultimo governo di destra francese fu quello di Vichy).


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Emmanuel Macron © Imagoeconomica

Il trionfo del Rn era dato per certo dopo il 33% delle preferenze raccolte al primo turno. E sembrava un appello disperato, quello fatto dagli esponenti del Nuovo Fronte popolare e dal partito del presidente. Invece, la desistenza frutto di un accordo e di intensi negoziati tra le due coalizioni, ha funzionato.

C’est ouf” (“E’ incredibile”), titola la prima pagina di Libération per una delle edizioni che già si può considerare storica. Perché la rimonta della sinistra, mentre tutto il Paese si preparava all’ondata dell’estrema destra, può essere solo definita storica. Festeggiamenti di miglia di giovani alla place de la République dove gli elettori hanno cantato la marsigliese e si sono levati cori in italiano “siamo tutti antifascisti”.

Furiosa la reazione di Bardella, forse il primo sconfitto di queste elezioni. “Ha vinto l’alleanza del disonore”, ha dichiarato il giovane candidato premier del Rn, “che priva i francesi di un governo del vero cambiamento”. Più meditate le parole di Marine Le Pen che guarda alle presidenziali del 2027 dove verosimilmente proverà per la terza volta a raggiungere l’Eliseo. “La marea sta salendo” ha detto. “Questa volta non abbastanza, ma continua a crescere: la nostra vittoria è solo rimandata”.

"Il Nuovo Fronte Popolare è pronto a governare", "abbiamo ottenuto un risultato che ci dicevano fosse impossibile”, sono le parole di gioia del leader di LFI Jean-Luc Mélenchon subito dopo le prime stime dei risultati del secondo turno delle elezioni legislative. "E' un enorme sollievo per gran parte del Paese", continua.


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Marine Le Pen


"La volontà del popolo deve essere rigorosamente rispettata. Nessun accordo sarebbe accettabile. La sconfitta del Presidente della Repubblica e della sua coalizione è chiaramente confermata. Il presidente deve inchinarsi e accettare la sua sconfitta". "Il presidente deve chiedere al Nuovo Fronte Popolare di governare", ha aggiunto. "Il popolo ha votato secondo coscienza", ha proseguito.

Adesso le due alleanze hanno il problema di formare un governo, in un Parlamento dove non esiste una maggioranza assoluta. L’attuale primo ministro Gabriel Attal si è subito dimesso, con una dichiarazione che rende esplicita la sua presa di distanza da Macron. “Lo scioglimento dell’Assemblea non è stata una mia scelta, e anzi mi sono rifiutato di subirla”, ha detto, rivendicando la salvezza dell’area moderata-centrista “che rischiava la scomparsa”. Attal si è presentato dal presidente francese Emmanuel Macron per rinunciare all’incarico ma il presidente gli ha chiesto di rimanere in attesa della nuova maggioranza.

Questo sarà il punto cruciale dei prossimi giorni. La nascita di un nuovo esecutivo sarà un rompicapo, Mélenchon ha escluso un’alleanza con i macronisti, e il Nuovo Fronte Popolare non ha i numeri per la maggioranza assoluta. L’alleanza di sinistra deve trovare altre alleanze per poter governare e nel frattempo deve riuscire a coabitare per evitare di sfaldarsi. Sfida non semplice a detta degli analisti.

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