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Berliner Zeitung: il Paese è a corto di soldi, ma i suoi creditori sono severi. Mousseau: programmi di aggiustamento strutturale che avvantaggiano oligarchi e investitori occidentali

C'è una seconda invasione che si sta avventando contro l’Ucraina, ed è quella la più invisibile, silenziosa, sottaciuta dai principali canali di informazione: stiamo parlando delle operazioni della grande finanza internazionale.
"Blackrock vuole indietro i suoi soldi", scrive il Berliner Zeitung, secondo cui le ferie creditizie che Kiev si è assicurata nel 2022 finiranno il 1° agosto 2024 e i negoziati con gli investitori internazionali sono arrivati ​​a un punto morto. “Ora l’Ucraina rischia di rimanere senza soldi”.
La settimana scorsa, come riferito dal ministro delle finanze ucraino, sono falliti nuovamente i colloqui tra il governo di Kiev e gli investitori internazionali, svoltisi tra il 3 e il 14 giugno, in cui Kiev aveva chiesto una proroga del periodo di rimborso e una riduzione parziale del debito.
"Il governo ucraino annuncia oggi che nel corso di un periodo di dodici giorni dal 3 al 14 giugno 2024, i rappresentanti dell'Ucraina hanno tenuto riunioni con i membri del comitato dei creditori ad hoc, composto da numerosi importanti gestori patrimoniali istituzionali e altri investitori a lungo termine in Ucraina che rappresentano circa il 20% dell'importo in circolazione degli Eurobond ucraini, nonché con alcuni altri detentori di Eurobond", si legge nel rapporto che specifica l'affiancamento all'Ucraina dei consulenti legali e finanziari, White & Case LLP e Rothschild & Co.
Come riportato dal quotidiano tedesco, Kiev ha chiesto "agli obbligazionisti, tra cui il grande investitore americano Blackrock, (il più grande fondo di investimenti al mondo) il francese Amundi e l'investitore internazionale britannico Amia Capital, di accettare maggiori svalutazioni", ma i fondi menzionati, in una lettera aperta, riferiscono che lo sconto del 60% richiesto da Kiev è “molto superiore alle aspettative del mercato finanziario”. Un condono del 20% è il massimo che possono accettare gli strozzini del grande mercato finanziario, poiché “lo sconto offerto da Kiev comporta il rischio di un danno significativo alla fiducia dei futuri investitori in Ucraina”.


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Kiev si è impegnata con il Fondo monetario internazionale a ridurre il debito nazionale al 60% entro il 2033, mentre l’anno scorso, nel 2023, aveva già superato l’82% e si stima che entro la fine del 2024 ammonterà al 94% del Pil totale del Paese.
Al contempo, gli economisti sottolineano che la cooperazione dell’Ucraina con i fondi di investimento internazionali è legata a “programmi di aggiustamento strutturale”, come misure di austerità, tagli alle reti di sicurezza sociale e privatizzazione di settori chiave dell’economia.
Frederic Mousseau, economista dell’Auckland Institute, in un commento sempre per il Berliner Zeitung, fa riferimento ai programmi di privatizzazione delle terre ucraine avviati prima dell’operazione militare speciale, dai quali hanno tratto notevoli benefici gli oligarchi ucraini e i fondi di investimento internazionali che li controllano.
Mousseau sostiene che, con il protrarsi del conflitto, fondi come Blackrock cercheranno di aumentare il loro controllo sul "granaio d'Europa". Prevede che, oltre alle condizioni di rifinanziamento, a Kiev verranno imposti nuovi “programmi di aggiustamento strutturale” nel settore agricolo, che avvantaggeranno esclusivamente gli oligarchi e gli investitori occidentali.
Ora, direttamente o indirettamente, l'elenco delle attività ucraine del più grande fondo di investimenti al mondo comprende titoli di società quali Metinvest, DTEK (energia), PrJSC MHP (agricoltura), Naftogaz, Ferrovie ucraine, Ukravtodor, Ukrenergo. Stando a LandMatrix, a maggio 2022, 17 milioni di ettari di terreno agricolo (su 40 designati nella banca fondiaria) erano già di proprietà di Cargill, Dupont e Monsanto.
In precedenza, una coalizione di investitori, con il supporto, appunto, di BlackRock e JPMorgan, aveva previsto di mettere insieme 15 miliardi di dollari in aiuti per la ricostruzione dell'Ucraina, che avrebbe un costo totale, secondo la Banca Mondiale, pari a quasi 500 miliardi di dollari.
Curioso, dunque, come i fautori del nuovo piano Marshall per risollevare il Paese dalle macerie e ricomprare a prezzi stracciati tutto il patrimonio produttivo, siano coloro che maggiormente traggono profitto dal prolungamento del conflitto a tempo indeterminato.
A detenere le maggiori quote societarie delle principali industrie belliche, sono sempre loro: i grandi fondi di investimento:
State Street possiede il 15% di Lockheed Martin, il 9% di Raytheon o il 3,6% di Genarl Dynamics. Segue Vanguard che detiene l’8% di Northrop Grumman, il 9% di Lockheed Martin o l’8,1% di Boeing. E poi arriviamo ovviamente a Blackrock, titolare del 6,8% di Lockheed Martin, il 6,5% di Raytheon, il 4,7% di General Dynamics o il 4% di Bae Systems.
Secondo le analisi di Mediobanca nei primi tre mesi del 2024, i titoli del settore bellico hanno registrato un incremento del 22%, un valore triplo rispetto all'indice azionario globale, mentre ricavi dei produttori di armi nel primo trimestre di quest’anno segnano un +8,2%.
I signori della guerra della grande finanzia internazionale si stanno sfregano le mani: possono aumentare i loro asset più redditizi con una guerra fino all’ultimo ucraino e nel frattempo divorare un Paese ormai agonizzante sotto la morsa di un debito inesigibile. Un conflitto sanguinoso che ha già dei vincitori.

Foto di copertina © Imagoeconomica

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