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Sotto il Mediterraneo c’è un coacervo di cavi per la fibra ottica, controllarli significa controllare paesi. Così negli abissi si gioca una partita geopolitica fondamentale

Il Mar Mediterraneo non è solo lo specchio d’acqua che bagna tre continenti: Europa, Asia e Africa. Così come non è solo il bacino di millenni di storia, civiltà umana, commerci e migrazioni. Dalle più antiche alle più moderne. Oggi il “Mare Nostrum”, come lo chiamavano i romani duemila anni fa, è il cuore del mondo dal punto di vista geostrategico. E la Sicilia, la più grande isola del Mediterraneo, è certamente la sua pietra angolare. Attualmente, infatti, se conta quello che avviene sulla superficie del mare, dove sgomitano e si sfidano potenze internazionali, ancor di più conta quello che accade sotto la superficie.
Nei fondali del Mediterraneo passano infatti i cavi con le fibre ottiche che portano i dati dall'Estremo Oriente al Nord America, dall'Asia all'Africa, fino all'Europa. E la maggioranza di questi cavi sottomarini tocca il territorio della Sicilia. Circa 2.5 milioni di km quadrati con una media di 1.5 km di profondità, questa è la grandezza del Mediterraneo.
Nelle oscurità delle sue acque profonde i big della Terra - Stati Uniti, Russia e Cina - insieme ad altri player internazionali come Arabia Saudita, Turchia, Iran e Israele, giocano la loro partita proprio per questi cavi.
Tutti questi paesi si interessano, scandagliano e pattugliano i fondali proprio per via dei cavi sottomarini che, come una fitta ragnatela, solcano le profondità del Mediterraneo trasportando quei dati sensibili che sono oggi il vero Graal da controllare. Un controllo cruciale quello delle reti sottomarine, attraverso cui transitano ogni secondo miliardi di dati che collegano Asia, Europa, Africa e Nordamerica e che ha la sua massima concentrazione proprio intorno alla Sicilia, posta esattamente nel mezzo.
Si calcola che oltre il 90% del traffico internet scorre attraverso i cavi a fibra ottica che scorrono attraverso i cavi poggiati sui fondali. Sono infrastrutture fondamentali dal punto di vista strategico per ciascun paese. Costruire dei cavi, controllarli e danneggiarli condiziona l’agire di qualunque nazione. Danneggiando un cavo si può compromettere il traffico dati di un determinato stato. Talvolta anche isolarlo completamente.
E quindi si può portare un danno inestimabile a diversi attori. Queste infrastrutture sono fondamentali ma anche vulnerabili, appunto, e quindi vanno difese. Ecco che negli abissi si gioca uno scontro a fuoco, al momento a salve, tra le varie marine. In questo senso dall’inizio della guerra in Ucraina c’è stata un’intensificazione delle attività navali della Russia nel Mar Mediterraneo. Attività che si sono sviluppate anche al di sotto della superficie dell’acqua tramite l’impiego dei sommergibili. E questo ha richiesto alla nostra Marina e agli altri paesi della NATO di monitorare le attività navali della Russia all’interno del Mediterraneo.
In questo senso, negli ultimi anni, c’è la crescente necessità e volontà dell’Italia di giocare un ruolo fondamentale all’interno del Mediterraneo. Le nuove sfide internazionali e gli scenari di guerra oggi in corso, che probabilmente potrebbero allargarsi (basti guardare Israele ed Iran), spingono il nostro Paese a correre per non restare incagliato in questa sfida sommersa.

Realizzazione grafica by Paolo Bassani

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