Dall’esilio in Russia, l’ex analista dei servizi di sicurezza nazionali, Edward Snowden, sottolinea l’ipocrisia delle dichiarazioni del Presidente statunitense Joe Biden e del Segretario di Stato, Antony Blinken, in occasione della giornata mondiale della libertà di stampa appena celebrata dall’uccidente il 3 maggio scorso.
Gli Stati Uniti continuano a difendere la libertà di stampa e a proteggere i giornalisti, dichiarano da Washington proprio mentre il dipartimento di Giustizia porta avanti la persecuzione del giornalista Julian Assange, tuttora prigioniero nelle regie carceri del Regno Unito su mandato USA. “Le vostre promesse suonerebbero più convincenti se Washington non stesse cercando di estradare e processare il fondatore di Wikileaks”, ha commentato Snowden rispondendo a un tweet del Segretario di Stato Antony Blinken. Sono passati già due anni da quando gli agenti delle forze di polizia britannica hanno prelevato Julian Assange dall’ambasciata ecuadoriana dove era rifugiato per trasportarlo nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh. Dopo il rifiuto dell’estradizione pronunciato dal giudice titolare dell’inchiesta, Vanessa Baraitser, motivato con ragioni “umanitarie”, Assange, nonostante le oramai sconosciute condizioni di salute, resta in isolamento forzato. La fotografia ritrae il netto confine fra realtà oggettiva e favole. Le conseguenze, ormai più chiare della luce, sono la criminalizzazione del pensiero critico e del giornalismo che, come la situazione del fondatore di Wikileaks certifica, è diventato un crimine perseguibile da Washington al di sopra delle leggi e dei confini nazionali.
Tratto da: casadelsole.tv
Snowden: l'ipocrisia della libertà di stampa ''uccidentale''
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- Jeff Hoffman