L’intervento durante l’inaugurazione di Zona Aut, l’officina sociale che ripercorre le orme di Peppino Impastato
Un nuovo laboratorio di lotta sociale è nato a Palermo. Il 26 gennaio 2024, la città ha assistito all’inaugurazione di uno spazio che rappresenta un nuovo capitolo nella storia dell’Associazione Radio AUT. La nuova sede si chiama Zona Aut - Officina Sociale e si preannuncia come uno spazio di resistenza, una casa per le lotte sociali e politiche che hanno sempre contraddistinto l’attività dell’associazione. A presentare l’evento c’era Elio Teresi, attivista in prima linea dell’associazione; una realtà che segue le orme dell’emittente omonima creata da Peppino Impastato, il martire attivista in prima linea contro la "borghesia mafiosa", la militarizzazione del territorio, le disuguaglianze sociali.
Sono stati questi i temi centrali dell’intervento del giornalista, pacifista e militante No Muos, Antonio Mazzeo, che si è collegato per rendere omaggio all’apertura della nuova sede, auspicando diventi un “laboratorio in un centro di analisi, elaborazioni e di studio e di proposte di pratiche di lotta per liberarci dal fascismo, dalla mafia e dai processi di guerra e di militarizzazione”.
Proprio a partire da questi temi si è concentrata la sua analisi che copre l’intersezionalità delle lotte, in un periodo storico in cui il contrasto alla criminalità organizzata ha raggiunto quota “meno uno”.
“Dobbiamo fare uno sforzo anche a partire dal 9 maggio, dalle iniziative che verranno fatte in occasione dell’anniversario del barbaro omicidio di Stato di Peppino Impastato affinché si ponga nuovamente al centro dell’attenzione l’antimafia sociale”, ha affermato Mazzeo, sottolineando la necessità che “alla parola Antimafia si coniughi l’aggettivo “sociale”, cioè di lotta che, dal basso, sui territori si opponga ai processi di concentrazione del capitale, ai processi di accumulazione finanziaria, a quei processi neoliberisti che consentono un controllo reale dei territori”.
Il giornalista ha poi evidenziato l’interconnessione tra l’antimafia sociale, la lotta al fascismo, l’antirazzismo, la lotta alla guerra, i processi di militarizzazione del territorio nel contesto del conflitto russo ucraino, il genocidio scatenato da Israele prima contro Gaza ma che, a macchia di Leopardo, si è esteso al Libano.
Cruciale in questo contesto, la base di Sigonella, la “più coinvolta nelle operazioni di guerra, nelle operazioni di sostegno di armamento, di coinvolgimento e di perpetrazione (nei contesti bellici -ndr)”. Una struttura che si colloca “al primo posto tra le infrastrutture mondiali utilizzate per le operazioni di transito di sistemi d’arma e di mezzi che Washington ha fornito a Israele in questo anno e mezzo di genocidio”.
Il sito è stato infatti utilizzato per supportare le forze israeliane, diventando un punto strategico per i voli di trasporto di armi, munizioni e operazioni di ricognizione. Tra gli aerei operanti da Sigonella ci sono i pattugliatori P-8A "Poseidon" della U.S. Navy e i droni MQ-4 "Global Hawk" della U.S. Air Force, che supportano le missioni israeliane contro Hamas, Hezbollah e altre milizie nel Mediterraneo orientale.
In particolare, dal 15 novembre 2023, i droni “Global Hawk” e i velivoli militari statunitensi come i C-17A "Globemaster III" sono stati impiegati nel trasferimento di equipaggiamenti bellici e nel supporto logistico per Israele. Questi voli, che partivano dalla base di Ramstein in Germania e arrivavano a Negev in Israele, sono stati fondamentali per la fornitura di oltre 100.000 proiettili e altri armamenti necessari per il conflitto, alcuni dei quali sono stati trasferiti in Israele da depositi precedentemente utilizzati per l'Ucraina.
Le prospettive nefaste per la Sicilia non finiscono qui.
“In questi mesi l’isola di Pantelleria è diventata un poligono sperimentale dei caccia F-35 dell’aeronautica militare italiana. Quelli che sono installati in Puglia o a Ghedi, non a caso, perché i nuovi caccia F-35 italiani sono predisposti all’uso delle armi nucleari tattiche B61-12”, ha continuato Mazzeo.
Una militarizzazione che ci sta portando in rotta di collisione con una guerra su vasta scala.
“Sappiamo benissimo che la Nato punta a reintrodurre i missili nucleari a medio raggio, esattamente le nuove versioni dei Cruise che militarizzarono tutta l’isola negli anni 80’, che rappresentavano il salto di qualità della borghesia mafiosa del nostro Paese. Ci sono perlomeno due grandi vittime di mafia di Stato, di mafia del complesso militare industriale, di mafia della Cia che hanno pagato con la vita per la loro capacità di comprendere il ruolo strategico che l’Isola avrebbe assunto, dal momento che sarebbe diventata il poligono sperimentale nucleare. Penso a Pio la Torre e Giuseppe Fava”, ha continuato l’attivista.
Pio La Torre, segretario regionale del Partito Comunista Italiano in Sicilia negli anni '80, fu una figura centrale nella lotta alla mafia, che promosse una legge pionieristica che introdusse il reato di associazione mafiosa e la confisca dei beni, strumenti cruciali contro Cosa Nostra. La sua attenzione si estese anche alla base NATO di Comiso, dove l’installazione di missili Cruise sollevò timori di infiltrazioni mafiose e tensioni geopolitiche.
Nei giorni che precedettero il suo brutale assassinio, La Torre era sotto stretta osservazione da parte dei servizi segreti italiani, in particolare della Prima Divisione, che in seguito potrebbe essersi evoluta nella controversa VII Divisione del SISMI. Marino Mannoia, pentito di mafia, durante un interrogatorio negli USA ammise il ruolo di Cosa Nostra nel suo omicidio, ma accennò a mandanti esterni prima che l’udienza fosse interrotta. La sua figura, in sostanza, rappresentava un pericolo per un sistema in cui mafia e apparati occulti proteggono gli interessi geopolitici della NATO.
L’appello finale del giornalista attivista è che la lotta continui attraverso centri di informazione come quello inaugurato nel quartiere Zisa, affinché le forze dell’antifascismo, dell’antimafia e dell’antimilitarismo convergano in una lotta intersezionale che renda viva ancora oggi l’azione dei martiri del passato.
Foto di copertina © Imagoeconomica
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