Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Forti tensioni nei municipi nel nord del Kosovo a maggioranza serba. Quarantuno militari della Forza NATO in Kosovo, tra cui 11 italiani, sono rimasti feriti nei gravi scontri con i dimostranti serbi nella cittadina di Zvečan. La popolazione serba a mani nude si sta scontrando direttamente con le forze speciali kosovare e con le unità della forza di pace della NATO (KFOR). 

Venerdì 26 maggio, una bandiera serba è stata provocatoriamente strappata dall’edificio amministrativo dell’autoproclamato Kosovo. La polizia kosovara ha circondato gli edifici dei comuni di Zubin Potok, Zvečan e Leposavić. I serbi del Kosovo sono scesi in strada e hanno cercato di impedire alle forze di sicurezza di entrare negli edifici amministrativi. A Belgrado decine di migliaia di persone provenienti da tutta la Serbia e dai vicini Kosovo, Montenegro e Bosnia si sono radunate in una dimostrazione di sostegno a Vučić. Il ministro degli Esteri Ivica Dačić ha dichiarato: “Non lasceremo il Kosovo e la Metochia, non rinunceremo alla Serbia. Non rinunceremo ai nostri figli. Non rinunceremo al nostro popolo e al nostro Paese, non rinunceremo alla Serbia e ai serbi”. Aleksandar Vučić, al tempo stesso, ha annunciato le sue dimissioni da capo del Partito Progressista Serbo: “Questa è l’ultima sera in cui mi rivolgo a voi come presidente del partito, ma domani sarò il Presidente di tutti i cittadini della Serbia, e non il presidente di un partito politico. È necessario un approccio leggermente diverso per unire un numero maggiore di coloro che vogliono lottare per la vittoria della Serbia patriottica, una Serbia di successo che si concentrerà sui suoi cittadini, per un Paese che non cercherà motivi di divisione, ma di unificazione e stare insieme”. Viste le palesi violazioni degli accordi di pace da parte delle autorità kosovare che stanno occupando la parte serba del Paese, Vučić ha dichiarato lo stato di massima allerta per tutte le forze armate. “Temo e mi aspetto il peggio perché so con chi abbiamo a che fare”: per il presidente serbo, il Paese non ha mai avuto una crisi peggiore di quella attuale. Il mese scorso, i serbi locali avevano boicottato le elezioni in quattro comuni del nord a causa della presenza di candidati sindaci di etnia albanese. Il boicottaggio aveva fatto registrare un’affluenza elettorale al 3,47%. Ora i nuovi sindaci eletti (tutti di etnia albanese) prendono servizio, ma la loro legittimità non è riconosciuta dai serbi locali e dal governo di Belgrado.

Vučić, nel prevedere il degenerare di nuovi scontri, la settimana scorsa aveva accusato il primo ministro della provincia separatista kosovara, Albin Kurti, di attuare azioni provocatorie e di assumere un comportamento terribilmente irresponsabile al punto da etichettarlo come colui che “sogna di essere uno Zelensky”.

Tratto da: casadelsole.tv

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos