di Marta Capaccioni
Ieri, 25 aprile, “Liberiamoci dal virus della guerra”: l’ultimo Convegno Internazionale, prima di andarsene
"Noi dobbiamo imparare a difenderci in modo tale che non ci possano colpire. Difenderci in questo modo significa difendere il nostro territorio: il territorio del nostro cervello. Dobbiamo difendere i nostri pensieri, il nostro corpo che è la nostra vita senza la quale non potremmo vivere. Dobbiamo difendere dove camminiamo, dove camminano i nostri figli, dove studiano, dove lavoriamo, dove ci incontriamo. Noi dovremmo costruire mille, diecimila, centomila punti di resistenza, di uomini e donne consapevoli che la difesa del loro territorio è cruciale”.
Un sorriso saggio, ironico e di speranza accompagnava sempre le parole di Giulietto Chiesa. Ieri, il 25 Aprile, nonostante l’emergenza Coronavirus, era riuscito ad organizzare e a trasmettere in diretta, tramite PandoraTv e ByoBlu, il Convegno Internazionale intitolato “Liberiamoci dal virus della guerra”, a cui hanno partecipato esperti internazionali, scrittori ed economisti. Era riuscito a mettere insieme in un unico appello voci provenienti da paesi di tutto il mondo, come il professore Tim Anderson, dall'Australia, Michel Chossudovsky, direttore Global Research, dal Canada, Vladimir Kozin, principale esperto del Centro di Studi Politico-Militari, dalla Russia, John Shipton, padre di Julian Assange e tanti altri.
"Dovremmo capire che è indispensabile unire le forze, l’unico difetto è che sono frazionate, incapaci di agire con una voce unica, dobbiamo creare un unico megafono. Per difendersi le persone devono sapere, devono organizzarsi”, aveva detto.
Dopo 75 anni dalla fine del più grande conflitto mondiale forse si era stancato di quest’umanità che ancora, come ogni giorno, sceglie di non ripudiare la guerra.
Non è stanca di uccidere, di violentare, di odiare. Centinaia di migliaia di morti per Coronavirus non sono stati sufficienti per dare valore alla vita e investire sulla salute. Tutto il contrario: quello che il Sistema prepara sono missili letali di sterminio, il bombardamento delle nostre case, guerre economiche con illegali misure di aggressione, l’installazione delle antenne 5G e l’annichilimento finale delle nostre menti e delle nostre vite.
La follia di quei “padroni universali”, come li chiamava sempre Chiesa, non si ferma. Anzi, più la terra soffre e prega in ginocchio di fermarsi, più si continua a violarla e a toglierle il respiro. E allora diciamolo, una volta per tutte, che siamo egoisti, che la vita dei nostri figli non ci interessa. Tra qualche anno, ammesso che ci verrà concesso tutto questo tempo, ci sarà solo deserto, fiamme, urla e distruzione. Non ci sarà né acqua né cibo. Pochi, pochissimi hanno la possibilità di costruirsi bunker di ferro. E noi? Che fine faremo?
Denaro e potere si concentrano, l’Establishment si prepara, le grandi forze finanziarie cercano di sopravvivere all’emergenza e traggono il massimo profitto.
La disoccupazione cresce e le piccole-medie imprese scompaiono. La cupola si arricchisce e ai loro piedi il mondo crolla e precipita in una disuguaglianza sempre più marcata e incolmabile. Le potenze mondiali continuano una spaventosa corsa agli armamenti, preparando un conflitto nucleare da cui nessuno di noi uscirà vivo. Gli Stati Uniti d’America, al comando dell’Occidente, come cani impazziti escono da storici trattati internazionali, sperimentando nell’atmosfera le loro armi più letali e trascinando tutta la Terra verso l’autodistruzione. Possibile che non vediamo l’ora di giungere ad un’estinzione di massa?
Adesso Giulietto Chiesa non c’è più, la sua voce manca. Sentire la verità ci manca. “Se noi moltiplicheremo quest’incontro per centomila diventeremo molto più potenti”, diceva sempre, “perché nessuno potrà venire ad imporci la sua scelta nei nostri pensieri, del nostro modo di vivere, della nostra esistenza umana e intellettuale e anche morale”. Forse ascolteremo le sue parole e le terremo in mente, come tesori preziosi. Forse prenderemo il suo testimone e ne avremo cura. Forse abbracceremo lo scudo con cui aveva sempre combattuto, con forza e coraggio. Perché non c’è più tempo.
Se lo faremo lui penserà ancora attraverso le nostre teste e scriverà ancora attraverso le nostre mani. E infine lotterà ancora attraverso i nostri spiriti. Insieme a noi, fino alla fine.
Foto © Imagoeconomica
(26 aprile 2020)
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