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di Giulietto Chiesa
Non si sa con precisione a chi sia venuta l‘idea di ribattezzare ben 44 aeroporti russi, ma c’è chi dice che il suo copyright appartenga al metropolita Tikhon, molto vicino al presidente Putin e, a quanto pare, fervente monarchico

Lo scopo recondito sarebbe quello di potenziare una campagna patriottica piuttosto diversa da quella, per esempio, del “Reggimento Immortale”, che sta prendendo un carattere sempre più straordinariamente popolare, come hanno dimostrato le imponenti manifestazioni che quest’anno hanno accompagnato il giorno della vittoria, cioè il 9 maggio.
Sempre di patriottismo si tratta, comunque.
Di quale patriottismo si capisce meglio dalle “regole” che sono state suggerite dai promotori e che servono come base per i referendum locali: una delle quali è quella di non includere tra i candidati personalità politiche degli ultimi 100 anni di storia. Il che, com’è evidente, non solo eliminerebbe subito Lenin e Stalin da qualunque competizione, e spingerebbe la ricerca verso i tempi dello zarismo, cioè a prima della Rivoluzione d’Ottobre. Infatti, a quanto pare, l’aeroporto di Murmansk si chiamerà ora Nikolai II. Mentre gli aeroporti di Astrakhan, di Voronezh e di San Pietroburgo vedono in testa ai sondaggi Pietro il Grande; quello di Pskov la principessa Olga; quello di Krasnodar Caterina la Grande.

Insomma, in un certo senso l’idea patriottica del metropolita Tikhon starebbe funzionando. Ma solo in parte. A Murmansk, per esempio, Nicola II sarebbe passato in testa per pochi voti, superando il nome del grande esploratore del Mar Glaciale Artico, Ivan Papanin. E casi del genere si sono moltiplicati, proponendo maggioranze plebiscitarie per nomi di comandanti militari della Grande Guerra Patriottica (così è chiamata in Russia la Seconda Guerra Mondiale), oppure per nomi di scienziati, piloti, esploratori, filosofi, eroi civili di vario genere, in gran parte nati e cresciuti in Unione Sovietica.

Così, ad esempio Volgogrado (che molti vorrebbero rinominare Stalingrado) ha scelto per il proprio aeroporto il nome del generale Vasilij Chuikov, uno dei comandanti militari proprio della Grande Guerra Patriottica; a Nizhnij Novgorod, “Città Chiusa” durante la guerra fredda, quando portava il nome di Gorkij (dove Andrei Sakharov trascorse una parte dei suoi anni fino a che fu liberato da Mikhail Gorbaciov), la gente ha scelto il nome di Valerij Chkalov, aviatore e esploratore.
Insomma i russi non sembrano gradire troppo l’idea di volare da uno zar verso un principe e viceversa.
Anche perché gli antichi discendenti degli zar hanno la memoria lunga e non dimenticano le “perdite” dei loro patrimoni causate dalla “Rivoluzione Comunista”. Per esempio il principe Sheremetiev, ultimo discendente di uno dei rami imperiali più illustri, ama raccontare una storiella gustosa, accaduta realmente con lui stesso protagonista. Lo invitarono a un anniversario dell’Aeroflot, affollato di 3000 dipendenti della compagnia aerea che ancora porta nel suo logo la falce e martello. E lui ci andò molto volentieri, perché il patriottismo russo piace anche a un Principe russo. Fatto sta che l’allora presidente dell’Aeroflot lo presentò al pubblico lodando la sua generosità verso il popolo: di un ex propietario dei circa 50 mila ettari su cui venne costruito appunto uno dei maggiori aeroporti moscoviti, che porta ancora quel nome.

Al che il principe - che ama raccontare questo episodio con discreto senso dell’umorismo - intervenne per correggere amabilmente il capo dell’Aeroflot: "E vero che non rivendico la restituzione della mia terra, ma faccio presente che mi accontenterei di un indennizzo di due dollari per ogni aereo che è atterrato su queste piste”.
Pare che il pubblico abbia reagito con applausi e grandi risate.

Tratto da: it.sputniknews.com

Foto © Sputnik/Maksim Blinov

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