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Vari coordinamenti uniti contro lo sviluppo di armamenti nella “prossima capitale europea delle guerre aerospaziali del XXI secolo”

Venerdì a Torino, davanti alle OGR (Officine Grandi Riparazioni) si è tenuto il sit-in organizzato dal Coordinamento contro la terza Guerra Mondiale Nucleare (3GM) con l’obiettivo di manifestare dissenso contro la decisione del governo della città di rendere la prima capitale d’Italia un polo tecnologico della NATO.
Torino è infatti stata scelta dall’organizzazione del Trattato Atlantico come uno dei poli del progetto DIANA (Defense Innovation Accelerator for the North Atlantic) per sviluppare nuove armi e mantenere la supremazia tecnologica degli Stati Uniti all’interno del panorama mondiale, in particolare nei confronti di Russia e Cina.
Yessica Vargas Del Pozo, coordinatrice del 3GM del presidio di Torino, ha dato il via al sit-in denunciando il fatto che la NATO abbia investito 1 miliardo di euro nel progetto DIANA al fine di fare ricerca e sviluppare nuovi armamenti. E ha affermato: “Noi vogliamo che questi soldi e anche quelli del PNRR (Piano Nazionale Ripresa Resilienza) siano stanziati per vivere in un mondo in equilibrio, perché il nostro mondo non è in pace”.  Successivamente si sono susseguiti una serie di interventi dei rappresentati delle altre associazioni presenti, unitisi all’iniziativa.


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Francesco La Turraca, referente Comitato No Guerra No Nato Torino


L’intervento del Comitato no guerra no NATO
Francesco La Turraca
, responsabile del “Comitato no guerra no NATO” della città di Torino si è posto contro l’industria bellica. L’esponente del comitato ha specificato come il progetto DIANA sia connesso al business del riarmo europeo.  Citando il rapporto “Accendere le fiamme” di due ONG, la Rete europea contro il commercio di armi e il Transnational Institute, ha denunciato la presenza di uomini connessi a industrie belliche all’interno dell’organo consultivo dell’UE che ha realizzato il bilancio militare del 2022.
Momentaneamente gli uffici del progetto DIANA sono già attivi e si trovano presso le OGR, ma prima dell’inizio del 2026 saranno trasferiti lungo corso Marche, dove siederà la città dell’Aerospazio. La costruzione di questo polo prevede l’utilizzo di 300 milioni di euro del PNRR, “soldi pubblici” sottolinea La Turraca. Gli altri finanziamenti giungeranno dalle aziende che si stabiliranno all’interno della città dell’Aerospazio, più di 70 tra cui la Leonardo.
L’azienda dell’aerospazio e della difesa e sicurezza Leonardo sarà responsabile di tre piani della difesa europea, in particolare “il sistema di navigazione satellitare Galileo, finanziato dall’Unione europea con 35,5 milioni di euro, quello di tecnologia sicura Essor, che ha ricevuto 34,6 milioni, e il progetto degli anti-droni Jey Cuas, che costerà altri 13 milioni di euro”.
L’esponente ha concluso parlando di un “mix esplosivo” di varie industrie, istituzioni e banche che renderà il capoluogo piemontese “la capitale europea delle guerre globali aerospaziali del XXI secolo. Guerre ancor più automatizzate e disumanizzate di quelle a cui abbiamo assistito, impotenti e inorriditi, in questi ultimi decenni”.


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La rappresentante Coordinamento A.Gi.Te. Piemonte, Zaira Zafarana


La posizione di A.Gi.Te
A.Gi.Te è un coordinamento piemontese che nasce nel 2017 con l’obiettivo di far firmare all’Italia il trattato promosso dall’ONU per l’abolizione delle armi nucleari. In qualità di rappresentante del coordinamento interviene Giorgio Mancuso, che spiega come l’Italia non sia un paese nucleare, ma comunque sia la sede di bombe nucleari. A.Gi.Te dall’inizio dello scoppio della guerra in Ucraina ha avuto un ruolo nella città torinese di sensibilizzazione popolare riguardo la pericolosità della guerra, attraverso presidi settimanali in p.zza Carignano. L’esponente ha dichiarato: “Parte delle realtà che ci avevano appoggiato per la firma del trattato non ci appoggiano più, perché abbiamo una posizione precisa nella guerra in Ucraina, per esempio siamo contro l’invio delle armi, perché sappiamo benissimo che una guerra non si ferma mandando più armi. Si ferma con delle trattative di pace”. “La sensazione che abbiamo - aggiunge - è che questa guerra la si voglia far durare il più possibile per ragioni non precisate, ma stiamo giocando con il fuoco e sappiamo che qualsiasi incidente ci può portare tutti quanti verso una guerra mondiale sicuramente convenzionale, possibilmente nucleare”. Mancuso ha ricordato come nel 2003 più di 1 milione di persone fossero scese in piazza per manifestare contro la guerra in Iraq e approfondisce come oggi nonostante la situazione sia ancora più pericolosa, non ci sia una forza popolare in grado di costituire un movimento pacifista che chieda con forza una trattativa di pace. Denuncia poi come i media non abbiano promosso la manifestazione più importante contro la guerra in Ucraina, tenutasi il 5 novembre del 2022 a Roma, anzi di come essi cerchino di far accettare al popolo italiano la guerra in corso. “Se fossi un uomo che pensasse male, penserei che stanno preparando la popolazione a una guerra vera e non una guerra economica come in questo momento stiamo vivendo. Sicuramente (stanno cercando) di far accettare l’invio di armi e quindi la spesa di risorse verso il terreno di guerra a scapito dei servizi essenziali tipo la sanità e l’istruzione che versano in una situazione veramente paradossale” afferma. E annuncia che il 25 febbraio ci sarà in piazza Castello a Torino una manifestazione per la pace che ha anche l’obiettivo di unire tutte le realtà che si oppongono alla guerra al fine di creare un movimento pacifista.
È intervenuta anche un membro di A.Gi.Te Zaira Zafarana, che ha aperto l’intervento affermando: “Come cittadini abbiamo il diritto e dovere di avere una cittadinanza attiva su tutti gli aspetti che riguardano il nostro paese, questo è un luogo simbolico (Officine Grandi Riparazioni - ndr) perchè lega la parola business alla parola guerra”. Sottolinea come non si parli mai di una trattativa di pace, ma solo dell’invio di armi, di quali e quante inviarne. “Sentiamo solo parlare di come dobbiamo vincere a tutti i costi, ma questo significa distruggere a tutti costi vite umane, infrastrutture, tutto. Alla fine - continua - non vince chi ha ragione o chi ha le ragioni più giuste. Vince chi ha maggior forza militare”.
Ricorda successivamente come l’Italia abbia avuto anche esempi positivi di opposizione alla guerra. Per esempio l’abolizione delle mine anti-uomo e la successiva riconversione di produzione di tutte le industrie che prima le producevano. Evidenzia come sia necessaria però la volontà politica e civile per riconvertire le produzioni belliche.
Riferendosi a un cartello presente durante la manifestazione che recitava “Gli investimenti, la ricerca e l’innovazione li vogliamo prima per sfamare i bimbi nel mondo. Dignità per le persone (lavoro onesto). Ecosistema sostenibile” dichiara: “Leggo qui lavoro onesto, lavoro onesto e dignitoso significa che per portare i soldi a casa io non devo costruire morte altrui ma devo poter costruire qualcosa che è di beneficio per tutta la società”.


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Il membro del partito Rifondazione Comunista, Fausto Cristofari


L’intervento di Rifondazione Comunista
Fausto Cristofari
, membro del partito Rifondazione Comunista, apre il suo intervento affermando: “Nei dibattiti si incomincia a parlare pericolosamente del fatto che prima o poi si potrebbe arrivare non solo a mandare le armi, non solo a mandare carrarmati, ma anche a mandare truppe. E temo che stiano agendo in modo tale che l’opinione pubblica, che è largamente contro la guerra, cominci ad abituarsi anche a questa eventualità”.
Racconta poi come, grazie a quello che si legge sui giornali riguardo al polo aerospaziale, i cittadini immaginino possibili “imprese spaziali”. Ma di fatto secondo il rappresentante del partito nessuno descrive come metà del progetto sia invece dedicata alla ricerca e allo sviluppo di nuovi armamenti.
Noi abbiamo come ministro della difesa un piemontese, Guido Crosetto, che fino al giorno prima di fare il ministro della difesa era perfettamente inserito nell’industria degli armamenti” denuncia e allude al fatto che probabilmente il ministro abbia interessi economici nell’inviare armi in Ucraina. Prende poi una posizione netta riguardo l’attuale guerra in Ucraina “Siamo contrari all’invasione della Russia nei confronti dell’Ucraina e contrari all’espansionismo della NATO”. E conclude: “È una guerra per interposta persona, non è tanto la guerra tra la Russia e l’Ucraina, quanto tra la Russia e la NATO”.

Le parole di Funima International Onlus
Durante il sit-in è intervenuto anche il referente di Funima International Onlus di Torino, Roberto Pisana. Funima International è un’organizzazione del terzo settore, ossia senza scopo di lucro, attiva nel sostegno delle famiglie e delle comunità che vivono in ambienti disagiati. L’associazione lavora in particolare in Sud America e a Palermo. “Abbiamo costruito dei pozzi in Uruguay, Paraguay, abbiamo portato l’acqua a famiglie del Chaco. Stiamo cercando di sensibilizzare Palermo per i bambini che vengono presi e portati alle mafie oppure hanno i problemi della droga.” spiega Pisana. Gli ambiti principali in cui si svolge il lavoro di Funima International sono la salute, l’educazione e il lavoro, promuovendo in particolar modo la sensibilizzazione dell’umanità verso tematiche di interesse mondiale. L’organizzazione è quindi sensibile alla tematica della guerra e per questo motivo ha reputato essere necessario presenziare al sit-in. Roberto Pisana ha concluso invitando tutti a non “perdere il coraggio” e continuare a lottare per chiedere di porre fine alla guerra e iniziare la trattativa di pace.
Dopodiché è intervenuto un libero cittadino Sandro Curreli che ha citato le parole di Giulietto Chiesa, giornalista esperto di geopolitica internazionale. Il giornalista aveva già annunciato nel 2015 che la terza guerra mondiale sarebbe iniziata in Ucraina.
Nel 2015 la guerra in Ucraina era iniziata già da un anno e l’esperto durante i suoi interventi sosteneva con fermezza che ci fossero delle “ragioni molto pressanti” per cui si stesse svolgendo la guerra. Curreli ha citato le parole che il giornalista, durante un convegno del 2015, aveva detto “La sovranità si riconquista se usciamo dalla Nato e ritorniamo a essere un paese libero, sovrano, neutrale. Anche perché questa Nato, questa difesa, non servirà a nulla in caso di guerra".


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Roberto Pisana, rappresentante Funima International Onlus


Le conseguenze di una esplosione nucleare
Stefano Peretti
, esponente del 3GM ha spiegato gli effetti del lancio di una bomba nucleare. Un’esplosione nucleare provocherebbe delle “tempeste di fuoco” con la conseguente produzione di fumo e fuliggine che risiederebbero nell’atmosfera impedendo l’arrivo dei raggi solari sulla Terra. Questo causerebbe in primo luogo una carestia globale, per la perdita dei raccolti e questo significherebbe la morte per 5 miliardi di persone, che si aggiungerebbero a tutte le persone che morirebbero nell’immediato dopo l’esplosione. Inoltre le temperature scenderebbero di 10,5 gradi realizzando un “calo maggiore di quello registrato nell’ultima era glaciale”.
Non importa chi sta bombardando chi, potrebbe essere l’India, il Pakistan, la NATO, la Russia, ma una volta che le nubi tossiche vengono rilasciate nell’atmosfera si diffondono a livello globale e colpirà tutti” dichiara il membro del coordinamento 3GM.
Peretti termina: “Nello studio pubblicato sulla rivista Natural Food hanno dettagliato che una guerra su larga scala tra Stati Uniti e Russia nel peggiore dei casi spazzerebbe via più di metà dell’umanità”.

La posizione dell’Assemblea antimilitarista
Un esponente dell’Assemblea antimilitarista ha esordito descrivendo come le OGR siano un luogo simbolico dello “sbarco della NATO a Torino”. Ha dichiarato come di fatto le guerre vengano perse dalle popolazioni di entrambi i due paesi che in questo momento sono coinvolte nel conflitto russo - ucraino. “La guerra in questo momento la stanno perdendo le popolazioni ucraine, bombardate, martoriate, occupate; la guerra in questo momento la sta perdendo la popolazione russa, sottoposta a un embargo terribile.” “Pensate che in Russia – continua - le medicine costano, non c’è possibilità di copertura mutualistica, oggi con l‘embargo per i malati gravi non è possibile accedere a medicinali salvavita”. Sottolinea come sia responsabilità dell’Italia e dei cittadini ogni qual volta che una persona muore a causa di armi che vengono progettate e costruite nel nostro paese e quindi di come sia responsabilità dei cittadini torinesi se nella città vengono progettate e sviluppate armi che causano morte.
Racconta come nel progetto DIANA sia previsto l’inserimento anche del politecnico di Torino “con la complicità del rettore Saracco”. “Non faranno viaggi su Marte, progetteranno le guerre di oggi e del futuro, per vincere la competizione, per essere tecnologicamente più bravi di russi e cinesi” afferma. E fa un appello: “In questa competizione di morte noi non dobbiamo e non possiamo entrare. Quando in primavera cominceranno i cantieri in corso nelle Marche, andiamoci anche noi, mettiamoci di mezzo, sediamoci lì e diciamo che non ce ne andremo più”.
Sottolinea l’importanza di parlare in modo chiaro per dare la possibilità a tutti coloro che non vogliono la guerra di unirsi. “Noi abbiamo un governo della guerra, noi abbiamo un governo delle stragi. La scorsa settimana Meloni è andata in Libia e dopo aver fatto un accordo per il gas, ha regalato 5 pattugliatori militari a quei macellai della guardia costiera libica, gli stessi che con una mano gestiscono il traffico nei lager e con l’altra fanno morire la gente in mare”.
L’Italia nonostante ripudi la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, come scritto nel art.11 della Costituzione, è coinvolta in oltre 40 missioni militari, di cui “18 sono in Africa e li accompagnano sempre l’ENI, lo sfruttamento dei territori, la vergognosa nuova impresa neocoloniale di questo paese”. Conclude affermando: “Dobbiamo pretendere il ritiro di queste missioni”.
A chiusura di tutto l’evento la coordinatrice del 3GM riporta una frase di Albert Einstein: “La guerra non è un gioco da salotto in cui tutti rispettano le regole, quando ci sono in ballo la vita e la morte le regole e gli obblighi vanno a farsi benedire, qui solo il ripudio della guerra può essere utile”.

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