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Le prospettive economiche per il futuro secondo gli italiani? Non ottimali, almeno stando ad un'indagine dell'Acri, realizzata in collaborazione con Ipsos, sul modo in cui viene vissuto e gestito il risparmio alla luce del contesto Paese e della condizione socio-economica personale.
Secondo questo studio l'entusiasmo degli italiani sul clima economico del Paese si è progressivamente attenuato tornando ai livelli del 2020, dopo un effetto rimbalzo dello scorso anno, sebbene il clima di fiducia e il clima personale abbiano ancora una certa tenuta, complice un complessivo buon livello di soddisfazione per l'andamento delle proprie finanze. 
D'altra parte, è cresciuta la quota di chi è molto insoddisfatto della situazione economica familiare, una famiglia su cinque. Vi è un generale clima di pessimismo guardando ai prossimi 2 o 3 anni. Il venir meno di prospettive basate su fondamenta solide induce a dare più spazio all'oggi, alla vita attuale, anche se non può venire del tutto meno la necessità di inserire le proprie scelte di consumo ed investimento in una cornice di più ampio respiro. 
Dagli elementi raccolti si evince anche che la preoccupazione per il conflitto in Ucraina si mantiene alta perché si teme il rischio di allargamento del perimetro e non si prospetta una fine a breve termine; aleggia inoltre la minaccia del ricorso al nucleare. 

La preoccupazione per il "caro vita" tocca tutti o quasi, un terzo degli italiani ne è molto preoccupato e ben due terzi ha già dovuto attivare delle strategie di contenimento per alleggerire le ricadute sul bilancio familiare. In questo contesto l'Unione Europea è un appiglio, il 57% degli italiani ha piena fiducia, soprattutto i più giovani (18-30 anni): due italiani su tre sono convinti che andrà nella giusta direzione. Tuttavia i dati sono tutti lievemente in calo rispetto al 2021. Le riflessioni sul risparmio e sulla capacità delle famiglie di far fronte a spese impreviste fanno emergere un contesto molto sfidante in cui i consumi e i risparmi hanno ancora una buona tenuta. La tensione degli italiani verso il risparmio e l'effettiva capacità di risparmiare sono evidenti, sebbene siano in crescita le famiglie con un saldo negativo: una su cinque ha fatto ricorso a prestiti o ai risparmi accumulati. La spirale inflazionistica e il decremento del potere d'acquisto delle entrate familiari non portano gli italiani a privilegiare un impiego del denaro diverso dall'accumulo. Paradossalmente, la difficoltà di accumulare risparmi, l'aumento dei prezzi e la perdita di valore del denaro inducono a una crescente propensione verso la liquidità (63% vs 61% nel 2021) come forma di protezione verso l'imprevisto, denotando una visione poco lungimirante e, in parte, legata alla difficoltà di identificare l'investimento ideale.
Per più di un terzo degli italiani, infatti, l'accumulo di denaro è fine a sé stesso. Tuttavia, nel risparmio e nella possibilità di accumulo, poco meno di due terzi degli italiani intravedono anche la possibilità di progettare il futuro, avendo in mente un arco temporale molto variabile che va da 1-2 anni fino a 10 o più anni. Continua ad essere forte la consapevolezza del legame tra risparmio e crescita del Paese all'insegna di uno sviluppo sociale e civile (75% vs 79% nel 2021), anche se si registra una certa disillusione (21% vs 17% nel 2021). 
Gli aiuti europei e il Pnrr sono l'occasione da non sprecare per guardare al futuro con meno timore e preoccupazione, partendo dalla necessità di interventi che abbiano delle ricadute nel più breve tempo possibile. 
La crisi del 2022 ha cambiato la prospettiva per il futuro del Paese: puntare sui settori energetico ed infrastrutturale appare ora come la chiave di volta per una crescita economicamente e socialmente sostenibile. Gli attori che devono calcare la scena della ripresa sono numerosi: la pubblica amministrazione è chiamata ad un ruolo da protagonista, ma anche le associazioni di categoria, i corpi intermedi e il Terzo settore non possono mancare all'appello, così come tutti i cittadini.

Foto © Imagoeconomica

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