Il settore agricolo è controllato da poche multinazionali che stanno robotizzando l’agricoltura
Il 16 ottobre è stata celebrata la giornata internazionale dell’alimentazione con l’intento di sensibilizzare le persone sull’argomento. Il business del cibo continua a crescere rimanendo inosservato e distante dai pensieri e dalle preoccupazioni dei cittadini. A porre chiarezza sulla produzione e il commercio di cibo è stata la ricerca “I Baroni del cibo”, già il titolo è esplicativo ed evidenzia come poche multinazionali controllano il settore dell’alimentazione.
Oggi sta avvenendo un accentramento del potere riguardo la produzione e la vendita di alimenti nell’indifferenza del mondo, più aumenterà l’oligarchia del settore più questa sarà difficile da abbattere. Già dai tempi dell’Impero Romano chi si occupava dell’organizzazione del cibo era potente, e anche oggi è così.
L’ente pubblico di beneficienza con sede in Canada ETC Group ha dichiarato come sia pericoloso non supervisionare il commercio alimentare con delle norme e permettere quindi alle aziende di aumentare i prezzi e gestire da sé la ricerca e lo sviluppo utilizzando la tecnologia per incrementare i profitti. L’ente ha individuato quali sono le aziende che hanno maggior risalto e detengono il maggior potere a livello industriale e commerciale, dalle sue ricerche saltano all’occhio due nomi: Syngenta Group, azienda di proprietà della ChemChina (impresa statale cinese) e la Bayer, azienda tedesca.
La produzione e il commercio di semi è gestita per 23% da Bayer, per il 17% dall’azienda americana Corteva Agriscience, per il 7% da Syngenta e il resto è amministrato dalla tedesca Basf, dall’europea KWS, dalla francese Vilmorin&Cie e dalle giapponesi Sakata Seeds e Kanelo. La Syngenta Group e la Bayer sono le aziende dominanti anche nel settore dell’agrochimica, controllano il 40% del mercato globale e il resto è diviso tra Basf, Corteva, l’indiana UPL e la statunitense FMC. È evidentissimo l’accentramento che si è avuto in questi anni se pensiamo al fatto che 25 anni fa il 40% del mercato dell’agrochimica era gestito da ben 10 aziende.
Il settore delle materie prime e dei fertilizzanti è controllato da poche aziende che, proprio per questo motivo ottengo ingenti profitti, oggi il dominio si concentra nelle mani di imprese cinesi, brasiliani e indiane, anche se pochi anni fa erano protagoniste aziende nord americane ed europee. Il gruppo cinese attraverso la società ChemChina e la SinoChem nel 2020 controllava un quarto del mercato del settore agrochimico, con un profitto di 15 miliardi di dollari, come riportato da La Stampa. La Cina spicca anche nella produzione di fertilizzanti sintetici con la sua azienda Sinofert.
Le imprese dominanti stanno anche tentando di utilizzare la tecnologia e l’intelligenza artificiale a loro favore per aumentare i profitti, indirizzando le ricerche scientifiche verso un’agricoltura robotizzata. Fra i vari progetti vi sono l’utilizzo di droni per irrigare i terreni, seminatrici robotizzate in grado di distribuire un numero adeguato di semi per non sovraccaricare il terreno e di non gettare semi su terreni poco fertili, ci sarebbero poi tecnologie in grado di sfamare il bestiame e anche di identificarlo tramite riconoscimento facciale. L’intento a detta di queste aziende è quello di andare verso un’agricoltura di precisione per risparmiare risorse e aumentare l’efficienza produttiva, ma secondo l’ETC questo sarebbe l’obiettivo ufficiale, quello ufficioso sarebbe la volontà di eliminare l’indipendenza degli agricoltori. Il Covid ha permesso a queste multinazionali di iniziare a sperimentare e attuare questi progetti digitalizzando parte dei processi, con il conseguente licenziamento di molti lavoratori.
La Cina ha anche assunto negli ultimi anni un ruolo di spicco nel settore degli erbicidi, ha prodotto e realizzato una serie di prodotti inscindibili l’uno dall’altro. Così è diventata il principale distributore di erbicidi, ne fornisce la metà di quelli utilizzati a livello globale. Il principale prodotto commercializzato è il glifosato, l’erbicida che sembra causare meno danni ambientali, anche se è stato inserito dallo IARC di Lione nella categoria delle sostanze probabilmente cancerogene; il suo uso è permesso fino a dicembre di questo anno, data oltre la quale si deciderà se sarà possibile utilizzarlo ancora. Anche l’India è diventata protagonista nel campo degli erbicidi, esportando in gran parte il glifosato.
È così emersa la vulnerabilità di un sistema fondato sulla globalizzazione e gestito da pochi che ha permesso l’innalzamento dei prezzi del cibo lasciando nella fame 2/3 degli abitanti della Terra, che ha causato danni alla qualità del cibo di cui ci nutriamo e che ha condizionato il mondo del lavoro.
La disuguaglianza nella distribuzione di cibo è generata dal sistema, dai conflitti, dalla pandemia e dal cambiamento climatico, inoltre a contribuire alla fame in cui versa parte della popolazione mondiale vi è lo spreco di cibo. Lo spreco annuale di ogni cittadino europeo ammonta tra i 173 e i 343 kg di alimenti, secondo un rapporto del Parlamento europeo nel 2021 l’Europa ha importato 138 milioni di tonnellate di materie prime alimentari e ne ha sprecate 153,5 milioni. A causa dell’iniquità nella ripartizione di beni alimentari il 10% delle persone è affetto da denutrizione e il 13% da obesità. Occorre quindi eliminare gli sprechi e distribuire in maniera equa le materie prime agricole e questo deve essere uno degli obiettivi che la politica deve perseguire.
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