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L’uranio impoverito è una piaga degli eserciti cosiddetti moderni. Gli effetti da esposizione sono devastanti e possono causare cancro e leucemia. le vittime di quella che viene definita la ‘Sindrome dei Balcani’ sono sia civili che militari. L’Uranio impoverito viene usato a scopo militare per le corazzature dei carri armati e per le munizioni di grosso calibro. Gli effetti da uranio Impoverito riguardano i militari di “tutti i paesi europei che hanno partecipato alle missioni ma la questione è tenuta molto sotto tono dai mezzi di informazione e i governi negano qualsiasi nesso di causalità” afferma l’avvocato Angelo Fiore Tartaglia intervistato da il Manifesto.
L’avvocato ha intentato causa alla NATO sia per vittime militare che per i civili dei paesi dove è intervenuta la NATO, come la Serbia ad esempio. 260 le sentenze vinte. Grazie a queste cause legali è stata stabilita la relazione tra tumori e uranio impoverito, segnando finalmente un punto fermo nella giurisprudenza italiana. Sarà difficile per il Ministero della Difesa d’ora in poi contestare i risarcimenti richiesti dalle vittime.
Tanti sono stati e sono tutt’oggi i militari che si sono ammalati dopo le missioni nei vari contesti bellici della NATO in giro per il mondo: Serbia, Iraq, Afghanistan, ecc.
Angelo Fiore Tartaglia
 cita, sempre nell’intervista de il Manifesto, anche la situazione della Germania dove sarebbero state 220 le vittime militari nel 2019. E il suo intento sarebbe quello di creare una rete europea per lo scambio di informazioni giurisprudenziali utili alle cause delle vittime. “L’Alleanza atlantica” dice “ha personalità giuridica e vi sono tutti i presupposti per ottenere il risarcimento dei danni ì favore dei danneggiati”.
Particolare è il caso della guerra in Serbia dove la NATO nel 1999 bombardò per 78 giorni l’allora Jugoslavia. In Serbia è stato creato un team di avvocati diretti da 
Srdjan Aleksic che si avvale proprio del materiale giurisprudenziale fornito dagli avvocati italiani. “La prima causa” racconta l’avvocato Tartaglia “è stata avviata a gennaio dello scorso anno. L’Alta Corte di Belgrado ha assegnato un termine di sei mesi alla Nato per costituirsi in giudizio”.
Purtroppo le tasse relative ai processi sarebbero talmente alte in Serbia che 
“i danneggiati non hanno i soldi” e quindi si sarebbe optato per la richiesta di accertamento di responsabilità. Ma “una volta accertata la responsabilità e il nesso di causalità potremo poi fare domande risarcitorie collettive e così ridurre notevolmente il costo delle cause dovuto alle tasse”.
L’obiettivo sarebbe quello di ottenere 
“il ristoro di tutti i danni nonché finalmente le bonifiche ambientali, spingendo la questione fino ad interessare le autorità giuridiche e politiche europee”.

Foto: it.depositphotos.com

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