Ingiustizia e impunità, ecomafie, apertura al nucleare e trivelle: attivisti e associazioni denunciano fortemente il governo Draghi e il ministero della “Transizione ecologica”
Milano, Firenze, Udine, Roma, Palermo e così via. Sono centinaia i giovani che sono tornati in tutte le piazze d’Italia per denunciare l’assoluta inerzia dei governi riguardo alla tutela dell’ambiente e del nostro ecosistema. Impunità, trivelle, nucleare, ecomafie: ecco come sta rispondendo l’attuale governo Draghi e il Ministero della cosiddetta e presunta “Transizione ecologica” per risolvere un problema sociale, politico, economico e culturale tanto importante e complesso come quello ambientale.
Tanti e vari sono stati anche gli interventi di studenti liceali ed universitari, di lavoratori e di associazioni, comitati, sindacati e organizzazioni in ogni città italiana. E in molti hanno denunciato il collegamento di tutte le ingiustizie sociali (ambiente, mafia, razzismo, fascismo, patriarcato, capitalismo) individuando la causa in un unico sistema politico, economico e finanziario che si esprime nei dettami del mercato globale e nelle decisioni dei governi “marionetta”.
Così, in molte piazze si è parlato della notizia più fresca, quella riguardante la sentenza di appello del processo Trattativa Stato-mafia. Il verdetto emesso due giorni fa della Corte d’Assise d’Appello di Palermo ha scosso tutto il Paese, uccidendo di nuovo martiri come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, distruggendo decine di anni di sacrifici e di indagini dei pubblici ministeri che avevano portato avanti l’accusa nel primo grado (Nino Di Matteo, Vittorio Teresi, Roberto Tartaglia, Francesco Del Bene) e dando un segnale gravissimo di tolleranza alla mafia e di impunità a coloro che si corrompono e trattano con essa. “Hanno detto che c’è stata trattativa tra la mafia e lo Stato ma che non costituisce reato. Considerando fatti, prove processuali, intercettazioni e testimonianze dei collaboratori di giustizia si tratta di un fatto gravissimo per un Paese che si dice 'democratico'”, ha affermato Matias Guffanti, rappresentante del Movimento culturale ed internazionale Our Voice e direttore del movimento in Latino America, nella manifestazione tenutasi a Roma. E poi, parlando di come gli effetti di questa sentenza rischiano di toccare non solo l’Italia ma tutto il mondo, soprattutto il Sud America, dove lo Stato-mafia è insediato nelle politiche della maggior parte dei governi, il giovane ha chiarito che “dietro le multinazionali c’è la mafia. E il messaggio che è stato mandato due giorni fa da parte della giustizia italiana è arrivato non solo alla mafia italiana, ma a tutta la mafia mondiale. Perché tutto ciò che sta succedendo in Latino America vede dietro il gioco di una rete criminale in cui sono coinvolti anche pezzi deviati del nostro Stato e le politiche corrotte dei governi europei. Questo per noi è il centro della denuncia.”
Per non parlare poi delle denunce che hanno toccato pesantemente e gravemente il governo Draghi e il presunto (ripetiamolo) ministero della “Transizione ecologica” presieduto da Cingolani. “Siamo stanchi di sentire parole come ‘transizione ecologica’, come ‘transizione ambientale’, quando l’unica transizione che questi criminali stanno facendo (perché noi siamo governati da dei criminali che ci stanno uccidendo) è quella per preservare i loro sporchi interessi”, ha detto Francesco Piras, giovane attivista di Udine.
In effetti, appare difficile pretendere da un Presidente del consiglio come Mario Draghi, figlio delle lobbies finanziarie, delle grandi banche d’affari come la Goldman Sachs, delle privatizzazioni e dei grandi interessi finanziari anglo-americani, decisioni politiche opposte a quelle dettate da questi potentati economici. E se ripercorriamo le tappe del ministero di Cingolani, non ci sono dubbi sulla totale assenza di volontà politica nel proporre progetti e riforme di legge finalizzati alla vera salvaguardia dell’ecosistema e conseguentemente dei cittadini e delle cittadine italiane.
“Tutto cambia perché nulla cambi”, diceva con ragione Giuseppe Tomasi nel libro del “Gattopardo”. Destra, sinistra, centro: politicamente quale differenza fa se rispondono tutti agli interessi di uno stesso sistema?
È necessario ricordare, in effetti, che nei fatti l’Italia si trova nella classifica dei più grandi produttori di petrolio al mondo. Ad aprile di quest’anno sono state confermate le concessioni all’Eni e ad altre industrie petrolifere per estrarre metano e petrolio da tutte le coste dell’Adriatico, permettendo persino l’apertura di decine di nuovi pozzi. Un buon inizio, si direbbe.
Per non parlare poi dei traffici di rifiuti tossici e di quelli radioattivi controllati e gestiti dalle mafie italiane (Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Camorra) e dell’aumento generale degli ecoreati: sono 34.648 i reati accertati nel 2019, 4 ogni ora e vanno dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dai traffici di animali fino allo distorsione dell’economia circolare. Anche in questo caso, l’attuale governo ha risposto togliendo completamente (dal misero tredicesimo posto che le era stato dedicato con lo scorso governo) dai punti dell’agenda politica la lotta alla mafia. Silenzio, totale. Come se il problema non esistesse. Come se il business delle ecomafie non avesse toccato, solo l’anno scorso, i 19,9 miliardi di euro e come se questo giro di affari gestito a livello mondiale non funzionasse anche e soprattutto grazie alle collusioni e alle complicità di imprenditori, funzionari di Stato e amministratori della pubblica amministrazione.
Inoltre, anche in tema giustizia la situazione è molto preoccupante, come già avevano denunciato molte associazioni ambientaliste e tutta la magistratura italiana. La nuova riforma firmata Marta Cartabia, approvata giusto giovedì in Senato, con il nuovo meccanismo dell’improcedibilità, annienterà tutti i processi per reati ambientali. Giudici e pubblici ministeri, appena scatterà il termine massimo di durata dei processi, individuato in 3 anni per l’appello e 1 anno e mezzo per la Cassazione, non potranno più procedere e dovranno chiudere i procedimenti con ordinanza. Questi ultimi, per la natura altamente tecnico-scientifica, sono molto complessi e necessitano di tempi più lunghi di quelli ordinari e per questo motivo la nuova riforma rischia di tagliarli tutti.
Ma il messaggio anche qui è chiaro: si preferisce garantire l’impunità ai responsabili di tali crimini, tollerare la corruzione e agevolare i traffici delle organizzazioni mafiose, piuttosto che assicurare giustizia e verità ai familiari delle vittime e a tutta la cittadinanza italiana. Così non ci sarebbe stato il processo alla ex Ilva di Taranto oppure il processo Petrolgate, che ha condannato la Eni e i suoi amministratori per aver gestito presso il suo stabilimento petrolifero COVA traffici illeciti di rifiuti in Basilicata. Ora si teme per il processo “Pfas”, che vede imputati 15 proprietari della società chimica Miteni per avvelenamento di acque, disastro innominato e inquinamento ambientale, iniziato da appena qualche mese. Ma questi, evidentemente, non sono problemi che interessano la politica di questo governo. E non è difficile capirne il perché.
In ultimo, sono state fortemente denunciate e criticate le recenti dichiarazioni del ministro Cingolani il quale, a inizio settembre, riferendosi ad una possibile apertura dell’Italia al nucleare, ha affermato che “si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione” e che “il mondo è pieno di ambientalisti radical chic ed è pieno di ambientalisti oltranzisti ideologici. Loro sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati se non facciamo qualcosa di veramente sensato”. Parole che, viste e considerate le azioni vergognose di questo ministero negli ultimi mesi, risultano molto imbarazzanti e al limite della querela. In effetti, le intenzioni e le idee del ministro sul nucleare non solo vanno contro al Referendum costituzionale del 1987 in cui il popolo italiano ha detto fermamente “No!” mandando un messaggio chiaro alla politica di tutti i governi (o almeno, se siamo ancora in democrazia dovrebbe essere così), ma prescinde anche e soprattutto da una situazione geopolitica di corsa agli armamenti, dove gli investimenti sul nucleare vengono strumentalizzati per la costruzione di nuove bombe e per incentivare nuove guerre. Ma anche questo, non sembra interessare al nostro governo.
Ciò che interessa, quindi, è garantire gli stessi interessi dello stesso sistema capitalistico, fascista, mafioso e patriarcale che sembrerebbe ormai governare da decenni ogni paese di questa terra. Un sistema dove mafia e corruzione rappresentano due facce della stessa medaglia, dove guerra e morte significa pace e vita e dove il nucleare rappresenta la nuova strada verso la vera soluzione ambientale. Un sistema in cui il carnefice si trasforma in vittima e chi ricerca la verità diventa un perseguitato. Ma da che parte sta il popolo e soprattutto i giovani? Restano due soli schieramenti, perché il tempo rimasto è quasi finito e alla fine verranno fatti i conti di chi ci sarà stato e di chi invece nell’omertà o nell’indifferenza sarà diventato complice.