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Cina e Corea del Sud esprimono profonda contrarietà e preoccupazione

Il governo del Giappone ha autorizzato lo sversamento in mare dell'acqua contaminata da isotopi radioattivi stoccata nella centrale di Fukushima Dai-ichi.
La decisione del capo del governo Yoshihide Suga si è concretizzata dopo l’incontro avvenuto con i membri dell’esecutivo, tra i quali il ministro dell’Industria Hiroshi Kajiyama e le agenzie coinvolte sulla questione.
Fin da subito si è sollevata una forte opposizione dell’opinione pubblica contro la disposizione annunciata dal governo.
Le nazioni di Cina e Corea del Sud nonché la stessa popolazione nipponica che teme la compromissione delle proprie attività economiche, come pesca e agricoltura, hanno espresso la loro profonda contrarietà e preoccupazione sullo sversamento nell’Oceano Pacifico dell’acqua contaminata impiegata fino a oggi per raffreddare i reattori danneggiati dal disastro nucleare del 2011.
Il disastro era avvenuto l’11 Marzo del 2011, in seguito ad un forte terremoto di magnitudo 9.0 con conseguente tsunami sulla costa nord-est dell’isola, quando si è perso il controllo di tre dei sei reattori della centrale di Fukushima attivi al momento del cataclisma. I noccioli di tutte e tre le Unità coinvolte subirono il meltdown completo e nel corso delle ore e dei giorni successivi vi furono quattro distinte esplosioni causate da fughe di idrogeno che distrussero le strutture superiori degli edifici di due reattori.
L’acqua utilizzata per il raffreddamento dei reattori, le falde acquifere ormai contaminate e l’acqua piovana sono dunque diventate materiale di scarto radioattivo stoccato ad oggi all’interno della stessa centrale.
La quantità di acqua inquinata che verrà riversata nell’oceano è dunque terrificante.
La manutenzione giornaliera dell’intera centrale genera ogni giorno 140 tonnellate di acqua contaminata che, nonostante venga bonificata, contiene ancora il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno.
Questo andamento, ripetuto quotidianamente negli ultimi dieci anni, ha generato l’accumulamento di oltre mille serbatoi contenenti acqua contaminata, per un totale di 1,25 milioni di tonnellate.
Nel febbraio dello scorso anno, durante una visita alla centrale, il direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, aveva annunciato che il rilascio dell'acqua nell'Oceano Pacifico sarebbe in linea con gli standard internazionali dell'industria nucleare stabiliti dalla legge.
Lo scarico in mare dei milioni di ettolitri d’acqua accumulati a Fukushima è considerato infatti dall’Aiea una delle due opzioni “tecnicamente fattibili” e “comunemente impiegata dalle centrali nucleari e dalle infrastrutture per il ciclo del combustibile nucleare in Giappone e in tutto il mondo” sebbene ciò accada solitamente su scala assai inferiore, e non con acqua filtrata sino a un reattore danneggiato.
L’unica altra opzione proposta dal governo è l’evaporazione dell’acqua contaminata.
Questa alternativa è stata però respinta in quanto lo stoccaggio prolungava le operazioni di bonifica e dismissione della centrale nucleare di Fukushima. “Non abbiamo altra scelta se non affrontare la questione dell’acqua di scarico. Dobbiamo procedere con il decommissionamento dei reattori nucleari”, ha dichiarato Suga al termine della riunione di governo. Il premier ha assicurato che il governo farà tutto il possibile per garantire la sicurezza dell’operazione, così il gestore della centrale di Fukushima, Tokyo Electric Power Holding Co. (Tepco), è stato incoraggiato ad effettuare lo scarico in mare dell’acqua inquinata entro due anni sulla base di linee guida approvate nel corso dell’incontro; l’operazione inizierà infatti solo dopo il formale via libera dell’Autorità per la regolamentazione nucleare.
Sebbene il governo giapponese ha assicurato l’intensificazione del monitoraggio della qualità dell’acqua marina e la sicurezza di questa decisione, resta contraria è l’opinione di Cina e Corea del Sud che hanno rilasciato il loro punto di vista sulla questione.
Per Pechino, la scelta dell’esecutivo è da irresponsabili.
La Cina ha definito infatti il piano dannoso per la salute pubblica, accusando Tokyo di aver deciso di smaltire le acque contaminate “senza riguardo per i dubbi e l’opposizione interni ed esteri. Un approccio estremamente irresponsabile e gravemente dannoso per la salute e la sicurezza pubblica internazionale e gli interessi vitali delle persone dei Paesi vicini”. Il ministero degli Esteri tramite il suo portavoce Zhao Lijian, ha affermato inoltre che “l’oceano è proprietà comune dell’umanità” e che lo smaltimento delle acque reflue nucleari “non è solo questione interna del Giappone”.
Pechino ha aggiunto che continuerà a seguire da vicino gli sviluppi insieme alla comunità internazionale, riservandosi di dare “ulteriori risposte”. La Cina ha anche esortato il Giappone a non rilasciare in mare l’acqua senza l’autorizzazione da parte di altri Paesi e dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).
A Seoul Il ministero degli Esteri ha convocato l’ambasciatore giapponese Koichi Aiboshi presentando una protesta formale.
Il capo dell’Ufficio per il coordinamento delle politiche governative della Corea del Sud, Koo Yoon-cheol, ha dichiarato, dopo una riunione d’emergenza in seguito all’annuncio del governo giapponese, che “il governo esprime forte rammarico per la decisione del governo di Tokyo sul rilascio dell’acqua contaminata e adotterà le misure necessarie in linea con il principio di mantenere il popolo sudcoreano al sicuro dall’acqua contaminata dell’impianto di Fukushima”.

Sostegno arriva invece dagli Stati Uniti
Il Dipartimento di Stato ha affermato attraverso un sito web che il Giappone ha assunto “una decisione trasparente” e “sembra abbia adottato un approccio conforme agli standard di sicurezza nucleare accettati a livello globale”. La nota aggiunge che gli Stati Uniti intendono “proseguire il coordinamento e la comunicazione nel monitoraggio dell’efficacia di questo approccio”.

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