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A 10 anni dal disastro il governo giapponese deciderà se rilasciare le acque contaminate nel Pacifico

Giappone, 8 Aprile 2021. Secondo l’emittente FNN (Fuji News Network) il primo ministro giapponese Yoshihide Suga, terrà una riunione ministeriale la prossima settimana per decidere sulla questione del rilascio nell’Oceano Pacifico delle acque contaminate provenienti dalla centrale di Fukushima Dai-ichi.
Già dallo scorso Ottobre fonti governative avevano preannunciato che il governo giapponese intendesse procedere con lo scarico nell’oceano delle acque tossiche accumulate nei pressi della centrale dal disastro dell’11 Marzo 2011.
Quel terribile giorno un terremoto di magnitudo 9.0 colpì l’area al largo della costa del nord-est del Giappone, provocando uno tsunami che devastò città e villaggi. Lo tsunami sommerse tutti i sistemi di alimentazione e raffreddamento di backup della centrale nucleare di Fukushima della Tokyo Electric Power Co (TEPCO), provocando la fusione di tre dei sei reattori.
Allora venne utilizzata l’acqua per raffreddare i reattori danneggiati, acqua, che insieme a quella piovana e quella contaminata delle falde, è diventata materiale tossico di scarto.
Nonostante sia stata filtrata dopo il disastro, contiene ancora dei residui di sostanze radioattive come il trizio, un isotopo dell'idrogeno e attualmente viene stoccata in silos presso la centrale stessa per ben 1,23 milioni di tonnellate. La capacità di accumulo della centrale però, si esaurirà ad ottobre 2022.
È questo dunque il motivo per cui il governo, insieme ad una commissione di esperti nominata da loro stessi, ha raccomandato lo sversamento dell'acqua in mare già lo scorso anno, evidenziandola come unica soluzione praticabile al problema e definendola un “opzione realistica” insieme alla possibilità dell’evaporazione.
L’operazione, pur ritenuta sicura dal governo in termini di concentrazione residua della radioattività, è fortemente contrastata dalla federazione nazionale delle cooperative di pescatori nota come Jf Zengyoren, di cui Hiroshi Kishi ne è il direttore, dalle organizzazioni ambientaliste e dalla Corea del Sud.
Kishi ha ribadito, dopo l’incontro avuto con il ministro Suga, che le organizzazioni da lui rappresentate confermano la loro ferma opposizione allo sversamento dell'acqua contaminata in mare che causerebbe danni immensi all'industria della pesca giapponese.
La Federazione programmava il pieno ripristino delle operazioni di pesca proprio nel 2021, 10 anni dopo l'incidente, ma lo scaricamento dell'acqua contaminata potrebbe far saltare i piani.
Secondo il resoconto della conversazione, il premier giapponese ha ammesso che lo smaltimento dell'acqua, ancora caratterizzata da una radioattività residua, comporterà "danni di reputazione" al Paese, a prescindere dalla modalità di smaltimento prescelta poiché lo sversamento in mare dei milioni di ettolitri d'acqua accumulati a Fukushima non avrebbe precedenti storici dato che mai prima d’ora si è trattato di scaricare acque filtrate da reattori danneggiati e in così vasta quantità.

Foto © IAEA Imagebank

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