Una moria di pesci nel Mara River mette a rischio la sopravvivenza di oltre un milione di persone in Kenya e Tanzania oltre a quella di decine e decine di altre specie animali già minacciate di estinzione. A lanciare l'allarme è il Fondo mondiale per la natura (Wwf) in un rapporto sullo stato di salute del bacino del Mara che copre oltre 13 mila km2, al 65% in territorio keniano e al 35% in quello tanzaniano, fonte di sopravvivenza per 1,1 milione di umani, habitat che ospita la più alta densità di erbivori al mondo.
L'area è anche nota per la più grande migrazione stagionale di gnu e zebra, con un indotto di milioni di dollari per il turismo.
Causa della moria di pesci che stanno scomparendo dal fiume, lungo 395 km, e della sua grave perdita di biodiversità sarebbero le sempre più intensive attività umane.
L'acqua, infatti, viene utilizzata per l'agricoltura - aumentata del 203% tra il 1973 e il 2000 - per produrre energia idroelettrica, per la deforestazione, in particolare nella foresta keniana di Mau, e per il turismo.
Inoltre alcune attività lungo il bacino sono la causa di conflitti tra Kenya e Tanzania, i due paesi dell'Africa orientale a condividere l'ecosistema. Secondo i media locali sono ai ferri corti per la costruzione di diverse dighe all'interno del bacino di Mara, alcune delle quali sono destinate all'irrigazione. E ora la competizione per le sue risorse sempre minori rischia di aggravarsi ulteriormente.
Altro elemento da considerare è la crescita della popolazione che viaggia ad un ritmo del 3% annuo, aumentando costantemente la pressione umana sull'ecosistema per soddisfare i propri fabbisogni in terre, acqua e cibo.
I primi a patire la fame, avverte il Wwf, saranno le popolazioni rivierasche dedite alla pesca che ora vedono le risorse ittiche in costante diminuzione e rischiano la carestia alimentare. "Quando qualcosa va storto con l'ambiente, sono le piccole specie nell'acqua che vengono colpite per prime. Pertanto, spingere tale biodiversità dell'acqua sull'orlo del baratro avrà un effetto negativo a cascata sul resto dell'ecosistema", ha dichiarato William Ojwang, responsabile Wwf dei laghi della Rift Valley.
"E' stato stimato che se gli gnu non avessero accesso più al fiume Mara, l'80% della popolazione potrebbe morire", avverte il rapporto dell'ong ambientalista.
Altro punto che va considerato è che il fiume, al confine tra Kenya e Tanzania, rappresenta l'unica fonte d'acqua durante la stagione secca e l'unico habitat per i coccodrilli del Nilo che svolgono ruoli predatori durante la migrazione.
Nello specifico il primo inventario della biodiversità nel bacino fluviale ha identificato 473 specie di acqua dolce autoctone, tra cui quattro mammiferi, 88 uccelli acquatici, 126 uccelli associati di acqua dolce, quattro rettili, 20 anfibi, 40 pesci, 50 specie di invertebrati e 141 piante vascolari. Almeno 10 specie - equivalenti al 2% delle specie totali - sono nell'elenco delle specie minacciate dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (Uicn). Tre - il ningu, il singida e la tilapia Victoria - sono "in grave pericolo di estinzione", minacciati dall'introduzione di pesci non autoctoni come il pesce persico del Nilo.
Secondo lo studio del Wwf "diverse specie acquatiche non si vedono da molti anni e potrebbero essere estinte prima di essere state studiate o descritte al resto del mondo".
Foto © Imagoeconomica
Moria di pesci nel Mara River, mln persone a rischio in Kenya e Tanzania
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