di Francesca Mancuso
Non c’è pace per le foreste dell’Amazzonia, letteralmente press d’assalto su tutti i fronti. Anche in Colombia le mafie e gli accaparratori di terra stanno approfittando dell’emergenza sanitaria per bruciare la giungla senza freni e restrizioni. E’ una situazione drammatica, senza precedenti.
Il paese sta affrontando una delle peggiori crisi ambientali, come sta accadendo anche in Brasile dove, sfruttando la pandemia, non solo cercatori d’oro e trafficanti di legno stanno prendendo di mira le tribù incontattate più vulnerabili del pianeta. La deforestazione sta aumentando a ritmi sconvolgenti, senza precedenti e col beneplacito del presidente Bolsonaro.
In Colombia non va di certo meglio. La deforestazione sta flagellando il paese, uno dei paesi più ricchi di biodiversità al mondo. Com’è accaduto anche negli altri stati sudamericani, neanche la pandemia e le misure di contenimento per contenere la diffusione del coronavirus sono riuscite a frenare la distruzione della Foresta Amazzonica. Al contrario, le associazioni ambientaliste temono che le mafie e il malaffare stiano approfittando del fato che gran parte dell’attenzione del governo sia assorbita dall’emergenza sanitaria.
La deforestazione è la causa principale dei cambiamenti climatici in Colombia che vanta un patrimonio forestale eccezionale: le foreste naturali coprono quasi 60 milioni di ettari. Dopo la firma dell’accordo di pace con i guerriglieri del FARC, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, la deforestazione è aumentata in modo significativo in diverse regioni, raggiungendo un picco di circa 220.000 ettari nel 2017. Tuttavia, con il sostegno di Germania, Regno Unito e Norvegia, l’Esecutivo ha stabilito obiettivi più aggressivi per ridurre il fenomeno.
Già nel 2018 la situazione stava migliorando, con un calo della deforestazione notevole ma al momento tante sono le preoccupazioni, soprattutto legate alla pandemia. Inoltre, c’è un problema con la velocità della consegna dei dati, come ha spiegato Rodrigo Botero, direttore della Fondazione per la conservazione e lo sviluppo sostenibile (FCDS):
“Sfortunatamente, poiché il sistema è così lento nella sua misurazione, riceveremo i dati di ciò che è accaduto nel 2019 quando nel 2020 assisteremo agli effetti del blocco”.
Nei primi 4 mesi del 2020 deforestazione e incendi da record
Secondo Botero, in Colombia alcune aree potrebbero avere la più alta concentrazione deforestazione di tutta l’America ma in assenza di informazioni ufficiali da parte del Ministero dell’Ambiente, il Direttore della Fondazione suggerisce che la distruzione delle foreste colombiane durante i primi quattro mesi del 2020 potrebbe superare quella dell’intero 2019.
Botero è solito monitorare attraverso un piccolo aereo la situazione della giungla. Nel suo ultimo sorvolo, risalente al 16 marzo, ha osservato che sono state costruite una serie di strade a un ritmo vertiginoso. Si tratta di arterie sia legali che illegali che hanno un “rapporto diretto” con la deforestazione. In diverse aree dell’Amazzonia, quest’anno ne sono stati aperti oltre 280 chilometri.
In attesa dei dati ufficiali, la fondazione ha studiato i cosiddetti “indizi”i punti caldi attivi che di solito sono correlati agli incendi di boschi e foreste. A marzo, lo stesso mese in cui è stata avviata la quarantena nazionale per fermare la diffusione dei covid-19, nella Foresta amazzonica della Colombia meridionale ne sono stati individuati 12.958, contro i 4.691 del 2019.
Tali dati vengono aggiunti alle denunce relative a diversi gruppi che stanno sfruttando le misure di confinamento – in vigore fino al 25 maggio – per sgomberare le foreste e minacciare le comunità coinvolte nei programmi ambientali.
“Il controllo di queste azioni criminali è difficile, dal momento che le autorità ambientali sono protette dall’isolamento preventivo obbligatorio che è in vigore dal 25 marzo in tutto il territorio nazionale” e che è stato prorogato in diverse occasioni. “Lo Stato colombiano dipende interamente dalle forze di polizia e militari per controllare il fenomeno fino a quando durerà la quarantena”.
Come se non bastasse, dissidenti, trafficanti di droga e bande criminali partecipano a queste dinamiche, ma anche il settore agricolo, come dimostra l’avanzata di eucalipti e colture di palme. E nei prossimi mesi rischiamo di assistere a un’altra devastante ondata di incendi, dato che in Amazzonia inizia la stagione secca.
Alla fine di aprile, il procuratore delegato per gli affari ambientali e agricoli Diego Fernando Trujillo, ha rivolto un appello al presidente Duque chiedendogli di dichiarare l’emergenza ecologica e climatica per contrastare la deforestazione.
“È urgente proteggere le nostre foreste e la loro biodiversità, che sono il pilastro fondamentale a sostegno del benessere di una nazione e del suo sviluppo”, ha dichiarato la lettera firmata dal procuratore delegato per gli affari ambientali, Diego Fernando Trujillo e a caccia di sostegno su Change. “La deforestazione in questo paese ha un tasso esagerato con o senza una pandemia”, ha detto avvertendo che i criminali possono trarre vantaggio dal fatto che i militari sono impegnati in altri compiti durante la crisi sanitaria.
La pandemia teme anche tagli nel settore, proprio in un momento in cui il governo colombiano ha perso il controllo territoriale nelle regioni dell’Amazzonia in cui il dissenso ha espulso il personale dai parchi naturali nazionali (PNN) da varie aree protette.
Per l’Ufficio del Procuratore Generale, è necessario che il Governo crei un registro nazionale delle aree disboscate e bruciate, in modo che il loro sfruttamento agricolo, zootecnico e commerciale proveniente da attività illecite non sia consentito, oltre a implementare una gamma completa di monitoraggio e follow-up.
“Qualsiasi società che mina la sua base ambientale ed ecologica tende a scomparire” denuncia Trujillo.
(15 maggio 2020)
Clicca qui per firmare la petizione su Change
Fonte di riferimento: Sostenibilidad.semana, Fundación para la Conservación y el Desarrollo Sostenible via ElPais
Tratto da: greenme.it