di Paolo Baroni
Al ponte della Becca, in provincia di Pavia, il Po è a 2,7 metri sotto il livello idrometrico: siamo a metà aprile ed il Grande fiume ha già raggiunto il livello di metà agosto. L'inizio di questo 2020 è il più caldo dal 1800, con temperature superiori di 1,52 gradi rispetto alla media, e come se non bastasse le piogge sono praticamente dimezzate rispetto all'anno passato: quanto basta alla Coldiretti per lanciare l'allarme siccità. Fiumi in magra al Nord ed invasi svuotati nel Mezzogiorno mettono infatti a rischio i raccolti e la stabilità dei prezzi in un mercato alimentare già segnato dall'emergenza coronavirus.
Mai così secco da 60 anni
Secondo l'analisi di Meteo Expert stiamo vivendo la primavera più secca degli ultimi 60 anni: da gennaio ad oggi il nostro Paese ha infatti ricevuto poco più della metà della pioggia che dovrebbe cadere normalmente, con forti ripercussioni anche sulla portata di laghi e fiumi. In pratica all'Italia sono mancati ben 23,4 miliardi di metri cubi d'acqua, ovvero il volume di pioggia pari all'intero lago di Como. Le regioni del Nord Italia, dove un transita una perturbazione un minino significativa almeno dal 18-20 dicembre scorso, sono le più provate con un calo che arriva al 70%, ma sono in sofferenza anche le regioni del Centro e quelle del Sud dove il deficit di pioggia è rispettivamente del 59% e 41%.
La zona più critica è quella del Piemonte: a Torino da inizio anno sono caduti appena 24 millimetri di pioggia, tutti nel mese di marzo, con un calo rispetto alle medie dei primi tre mesi e mezzo dell'anno dell'85%. "Dopo un inverno sotto media ma superiore allo scorso anno, le portate del Po risultano ora inferiori al 2019 - spiegano dall'Anbi, l'associazione nazionale delle bonifiche -. E questo ha obbligato l'Autorità competente ad un richiamo sull'uso oculato della risorse idriche. I flussi in alveo sono in diminuzione fin dal transito in Piemonte, dove solo la Dora Baltea è superiore allo scorso anno, mentre il Tanaro è dimezzato e la Stura di Lanzo è addirittura al 25%".
In Veneto la situazione è appena migliore, ciò nonostante i fiumi sono appena sopra i livelli del minimo deflusso vitale ed in alcuni casi sono già scattati i piani straordinari di irrigazione dei campi. Per quanto riguarda i grandi laghi solo il bacino più importante, quello del Garda, è in salute, mentre il Maggiore è sotto la media storica con una percentuale di riempimento del 54%, il lago di Como è al 24% e quello d'Iseo al 27%.
A macchia di leopardo si presentano invece la Toscana (in sofferenza Grosseto e Siena) e l'Emilia-Romagna, dove ai bacini di Tidone e Molato sono quasi al limite della capacità e si contrappongono alle portate del Savio, del Secchia e del Taro ormai vicine ai minimi storici. Al centro la situazione al momento appare abbastanza stabile ed anzi la diga del Penne in Abruzzo è ai livelli massimi, mentre in molte zone del Sud lo stato di siccità è già conclamato.
Al Sud campi già in crisi
Negli invasi di Puglia e Basilicata - avverte Coldiretti - ci sono rispettivamente circa 122 e 102 milioni di metri cubi in meno rispetto al 2019. Analoga situazione in Calabria e Sicilia, dove di metri cubi ne mancano all'appello circa 62 milioni. "Per cercare di salvare le coltivazioni - spiegano dalla Coldiretti - gli agricoltori sono stati costretti ad intervenire in molti casi con irrigazioni di soccorso per i campi di mais e barbabietola affinché riescano a germogliare, mentre frumento, pomodoro da industria, ortaggi ed erba medica sono già in stress idrico. Ma se a breve non arriveranno adeguate precipitazioni - conclude Coldiretti - in molte aziende mancherà l'acqua necessaria per la crescita delle colture con un rischio per le forniture alimentari del Paese in un momento di riduzione degli scambi commerciali per effetto dell'emergenza Covid-19".
Tratto da: La Stampa
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