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di AMDuemila
Dal suo insediamento gli incendi nella selva brasiliana sono aumentati del 91,9%

Gli incendi in Brasile che hanno devastato la selva amazzonica le scorse settimane hanno un grande e intoccabile responsabile: “la mafia delle foreste”. Una rete di criminali che, secondo l'ultimo rapporto stilato da Human Rights Watch (Hrw), intitolato "Le mafie della foresta tropicale”, ha "la capacità logistica di coordinare il taglio degli alberi, il trasporto e la vendita del legno su vasta scala. Nel contempo - si legge - assoldano uomini armati per intimidire, in alcuni casi uccidere, quanti cercano di difendere le foreste”. Tuttavia, se questi personaggi sono liberi di fare ciò che vogliono con “il polmone del mondo” gran parte del merito va al presidente del Brasile Jair Bolsonaro che dal suo insediamento al potere è rimasto quasi sempre a braccia conserte. Parlano i numeri. Dall'inizio della sua carica (gennaio 2019) ad oggi, gli incendi in Amazzonia sono aumentati precisamente del 91,9%, un dato spaventoso se si considera che già quando gli incendi erano quasi la metà, ad agosto 2018, ammontavano a 3336 in tutto il territorio dell'Amazzonia brasiliana. Inoltre, secondo altri dati diffusi da enti governativi, tra gennaio e agosto 2019, la deforestazione dell'Amazzonia brasiliana è raddoppiata rispetto allo stesso periodo del 2018, da 3337 a 6404 km2, l'equivalente di 640 mila campi da calcio. “Fin quando il Brasile non adotterà misure urgenti contro la violenza che facilita il taglio illegale del legno - ha denunciato il direttore dei diritti umani e dell'ambiente di Hrw, Daniel Wilkinson - la distruzione della più grande foresta tropicale del mondo sarà sfrenata”. Il rapporto si sofferma anche sugli attivisti che dal 1998, anno in cui è stato assassinato l'ambientalista, sindacalista e politico brasiliano Chico Mendes, si impegnano coraggiosamente a tutelare la foresta e il suo habitat anche a costo di rimetterci la vita, come ha riportato Hrw secondo il quale da quella data in 28 sono stati assassinati. Alla luce di ciò Hrw ha puntato il dito anche contro l'impunità che vige in Brasile per chi si macchia di crimini ambientali. “Raramente finiscono in tribunale" ha affermato l’ONG. Rivolgendosi al presidente Bolsonaro, Hrw ha chiesto inoltre di "smetterla con i suoi attacchi verbali e le sue accuse infondate", invitandolo a "ristabilire la cooperazione" tra il governo e la società civile per proteggere indigeni, difensori dell'ambiente e delle foreste. Pesanti critiche anche riguardo la nomina di Ernesto Araujo a capo della diplomazia, un ministro che sostiene che il cambiamento climatico “è una manovra mondialista", e la minaccia di Bolsonaro di ritirare il paese dall'Accordo di Parigi, tagliando per giunta i fondi al ministero dell'Ambiente.

Foto © Keystone

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