di Sarah Martinenghi
Omicidio colposo e non più volontario per l'imprenditore Schmidheiny. La difesa: "Grossa vittoria". Le parti civili: "Fallimento della giustizia". Solo due casi di morte da amianto restano alla procura subalpina, gli altri divisi tra Reggio Emilia, Vercelli e Napoli
La giustizia per i morti d'amianto alla Eternit si allontana un altro po'. Il procedimento a carico dell'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny tornerà alla fase delle indagini preliminari, l'accusa va derubricata da omicidio volontario a colposo, "aggravato dalla previsione dell'evento", e si spezzetta in quattro diversi tribunali d'Italia: Torino, Reggio Emilia, Vercelli e Napoli. Lo ha deciso il giudice per l' udienza preliminare Federica Bompieri che ha letto nel primo pomeriggio la sua decisione nella maxiaula 1 del tribunale torinese. Restano a giudizio, a Torino, solo due casi di morte da amianto, per i quali la prossima udienza è stata fissata il 14 giugno. A Vercelli, competente per la sede di Casale Monferrato della multinazionale, sono stati trasmessi 243 casi; 8 a Napoli (per Bagnoli), 2 a Reggio Emilia (per Rubiera).
Tre casi sono stati invece prescritti. L'imputato Schmidheiny era già stato assolto per prescrizione nella tranche precedente, il primo processo Eternit, in cui rispondeva di disastro doloso per oltre 2000 vittime dell'amianto. In questo procedimento, invece, il magnate svizzero era accusato di 258 casi di morte da mesotelioma pleurico, il tumore ai polmoni che colpisce senza scampo chi è stato esposto alla polvere bianca.
Eternit, al via il processo bis: i volti del dolore e della giustizia
Si è conclusa così a Torino l'udienza preliminare per il caso Eternit bis. La sessione della mattinata è stata dedicata alle repliche di accusa e difesa e il pm Gianfranco Colace ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio di Schmidheiny, insistendo inoltre sul reato di omicidio volontario. "E' un fallimento per l'amministrazione della giustizia" ha detto l'avvocato Sergio Bonetto, uno dei legali di parte civile. Il penalista, in particolare, ha fatto riferimento alla parte della sentenza in cui si dispone la trasmissione degli atti ad altre tre procure: "Si allontana così il momento in cui, per queste morti, si potranno finalmente accertare cause e responsabilità". "Un pò di amarezza c'è - ha sottolineato per l'accusa il pm Gianfranco Colace - aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza, poi vedremo se ricorrere in appello".
Di "grossa vittoria" parla invece Astolfo Di Amato, avvocato difensore, assieme a Guido Alleva, del magnate svizzero. "La costruzione dell' accusa é crollata, il processo per omicidio colposo sarà più sereno ma emergerà la totale innocenza del mio assistito. Schmidheiny - aggiunge il legale - era a capo di un grande gruppo industriale e non era presente nei singoli stabilimenti. A lui risultava che la soglia di polverosità era al di sotto dei limiti imposti dalle norme. E aveva dato l'input ai dirigenti di investire, e di continuare a investire, sul miglioramento sulle condizioni di sicurezza. Per lui non c'è né colpa né dolo".
"La questione del "ne bis in idem" ha retto - commenta invece l' ex magistrato Raffaele Guariniello, che ha rappresentato l'accusa nel primo processo - ed è importante per tutti questi casi di morti e malattie, ma anche per quelli che si verificheranno. Certo è sorprendente spezzettare il procedimento in tante parti, ma dobbiamo vedere le cose da un altro punto di vista: Schmidheiny sarà processato e il procedimento va avanti. il dolo e la colpa non è cosi determinante, conta che questi processi si continuino a fare, si possono e si devono fare. E l' Italia continua a essere l'unico paese in cui lui viene penalmente perseguito".
Amareggiati i parenti dei morti: "La nostra cultura giuridica - commenta Bruno Pesce, dell'Associazione familiari e vittime dell' amianto - non è ancora matura per digerire il fatto che la criminalità d'impresa possa commettere un omicidio doloso".
Tratto da: torino.repubblica.it