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canale di siciliaL'indagine dei giornalisti investigativi di "Italian Offshore" fa emergere che la piattaforma Vega - tra il 1989 e il 2007 - ha illecitamente smaltito poco meno di mezzo milione di metri cubi di acque inquinate con metalli, idrocarburi ed altre sostanze. L'accusa è di "attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti". Non molto diversa da quella che ha portato al recentissimo intervento della magistratura in Val d'Agri.

In breve, la piattaforma Vega trasferiva le acque contaminate derivanti dal processo di estrazione di petrolio, a una nave appoggio, la Vega Oil (una ex petroliera) che poi illegalmente iniettava queste acque, assieme alle acque di sentina e alle acque di lavaggio della nave stessa, in un pozzo petrolifero sterile, alla profondità di 2.800 metri circa.

Praticamente, a una ventina di chilometri dalle coste siciliane, è stata creata una pericolosa discarica sottomarina che rischia di contaminare per secoli i fondali del Canale di Sicilia.

Il processo sul traffico di rifiuti del Campo Vega è iniziato nel 2007 e ormai si avvia alla prescrizione. I documenti di ISPRA sono del 2010. Come è stato possibile che il Ministero dello Sviluppo Economico nel 2012 abbia concesso una proroga alla continuazione di questa attività?

Quella proroga consente addirittura di realizzare nuovi pozzi nel campo Vega. Il "piano di lavoro" prevede infatti la realizzazione di un'altra piattaforma (Vega B) e la trivellazione di altri 12 nuovi pozzi: che si faranno nonostante il divieto di trivellazione entro le 12 miglia perché autorizzati prima.

Se passa il Sì al referendum del 17 aprile difficilmente Vega B si farà.

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Tratto da: huffingtonpost.it

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