di Antonio Cianciullo - 7 novembre 2011
Il nuovo rapporto della task force: "Alluvioni e tempeste sempre più violente. Eventi estremi destinati a crescere". Gli esperti dell'Ipcc: caldo e piogge tropicali in Europa diventeranno la norma.
Roma, Cinque Terre, Genova, Napoli. Eccola qui, concentrata in pochi giorni, l'anticipazione del clima che verrà. La rabbia del vento che spazza via tutto, i muri d'acqua che si trasformano in bombe idriche, le tempeste di lampi che riempiono il cielo: fenomeni che chiamiamo estremi perché fino a ieri rappresentavano il limite dell'orizzonte conosciuto, oggi si ripetono con frequenza devastante. Domani potrebbero diventare routine.
L'allarme viene dal quinto rapporto sul cambiamento climatico che l'Ipcc, il panel di oltre 2 mila scienziati messo in piedi dalle Nazioni Unite, sta mettendo a punto. A Kampala, in Uganda, dal 14 al 19 novembre si riuniranno gli esperti di eventi estremi e dalla loro analisi (Special report on managing the risk of estreme events and disasters) emerge un quadro drammatico del caos climatico prodotto dall'uso di carbone e petrolio e dalla deforestazione: è "praticamente certo", dicono gli esperti, che aumenteranno le ondate di gelo e di calore estremo, le inondazioni, i cicloni tropicali ed extratropicali. E a pagare lo scotto maggiore saranno i tropici e l'artico, ma anche le aree temperate più vicine alla fascia in forte riscaldamento.
"Munich Re, uno dei colossi di un settore assicurativo sempre più allarmato, ha fatto i conti del 2010: ci sono stati 950 disastri, legati per il 90 per cento a fattori meteo, che hanno prodotto danni per 130 miliardi di dollari", racconta Mariagrazia Midulla, responsabile clima del Wwf. "Dal 1990 il prezzo pagato al cambiamento climatico continua a crescere. È ora che a Durban, dove tra un mese si incontreranno i governi di tutto il mondo per stabilire una strategia sulla difesa del clima, si decida uno stop rapido alle emissioni serra".
Anche i numeri dei climatologi sottolineano come il 2010 sia stato un anno che ha accelerato il trend di crescita dei disastri climatici: le temperature globali hanno segnato un nuovo record, ondate di incendi hanno messo in ginocchio la Russia, alluvioni record hanno ucciso 2 mila persone in Pakistan e sconvolto l'India, una tempesta di polvere ha soffocato Pechino e ha colpito 250 milioni di persone. Non basta. Quest'anno Bangkok è finita sott'acqua, la siccità e la carestia devastano il Corno d'Africa, l'uragano Irene ha seguito una rotta impazzita arrivando a far tremare New York.
Secondo l'Ipcc l'aumento dell'energia in gioco in atmosfera prodotto dalla crescita delle emissioni serra aggraverà tutti questi problemi. In assenza di un alt ai combustibili fossili e alla deforestazione, le ondate di calore che nel 2003 hanno fatto 70 mila morti aggiuntivi in Europa diventeranno più frequenti; entro il 2050 i massimi di temperatura saranno di almeno 3 gradi superiori ai massimi di temperatura del secolo scorso ed entro il 2010 di 5 gradi superiori; le aree aride e semiaride in Africa si espanderanno almeno del 5-8 per cento; si perderà fino all'80 per cento della foresta pluviale amazzonica; la taiga cinese, la tundra siberiana e la tundra canadese saranno seriamente colpite; il Polo Nord diventerà presto navigabile d'estate; la popolazione mondiale sottoposta a un crescente stress idrico passerà dal miliardo attuale a 3 miliardi.
"Lo scenario devastante indicato dall'Ipcc può ancora essere evitato se si puntano con decisione sulle energie rinnovabili e sull'efficienza energetica", precisa Vincenzo Ferrara, il climatologo dell'Enea. "È un passaggio complesso ma si può avviare subito a costo zero: basterebbe chiudere il rubinetto degli incentivi che, a livello globale, finanziano con circa 400 miliardi di dollari l'anno i combustibili fossili che minano la stabilità climatica e usare questi fondi per rilanciare le energie pulite".
"Non abbiamo scelta: il fatto che in pianura padana le piogge siano complessivamente diminuite mentre le alluvioni aumentano mostra in modo inequivocabile che il clima italiano si è tropicalizzato", aggiunge Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace. "Non possiamo limitarci a contare le vittime del caos climatico senza reagire".
Tratto da: repubblica.it