I “Paperoni” crescono di numero e patrimonio rispetto al 2023. Oxfam: “Ogni anno il Nord mondiale ‘estrae’ quasi 1.000 miliardi di dollari dal Sud”
Secondo dati del 2024, al mondo vivono 2.769 miliardari. Un numero maggiore rispetto all’anno precedente (erano 2.565 nel 2023) e maggiori sono anche i loro patrimoni: il valore complessivo è infatti passato da 13.000 a 15.000 miliardi di dollari in soli 12 mesi. E' quanto emerge dal nuovo rapporto pubblicato da Oxfam, organizzazione impegnata nella lotta alle disuguaglianze, in occasione dell'apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos. Secondo il rapporto, la ricchezza dei Paperoni insomma è cresciuta, in termini reali, di 2.000 miliardi di dollari nel 2024, tre volte più velocemente dell'anno precedente e risulta pari a circa 5,7 miliardi di dollari al giorno, a un ritmo tre volte superiore rispetto all'anno precedente. Ogni settimana, in media, si sono configurati 4 nuovi “Paperoni”. A fronte di questi dati, va considerato che 3,5 miliardi di persone vivono con meno di 6,85 dollari al giorno. Dal rapporto si evince inoltre che a livello globale, oltre 1/3 della ricchezza dei miliardari è ereditata e che ogni anno il Nord del mondo "estrae" quasi 1.000 miliardi di dollari dal Sud. L'1% più ricco di quel Nord ne beneficia per oltre 30 milioni di dollari. In altri termini, i Paesi ad alto reddito controllano il 69% della ricchezza globale, nonostante rappresentino appena il 21% della popolazione del pianeta. I numeri evidenziano inoltre che l'anno scorso la ricchezza dei 10 uomini più facoltosi al mondo è cresciuta, in media, di quasi 100 milioni di dollari al giorno. Qualora il 99% dei loro patrimoni "evaporasse" da un giorno all'altro, sostiene Oxfam, rimarrebbero comunque miliardari. L'anno scorso l'organizzazione prevedeva la comparsa del primo trilionario entro un decennio, ma al tasso attuale di crescita della ricchezza estrema di trilionari ne avremmo cinque. "L'incapacità di contenere la concentrazione di ricchezza tende a consolidare il potere nelle mani di pochi e generare paperoni trilionari. - ha dichiarato Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia - Un'inversione di tendenza è necessaria, ma il contesto politico la complica. La precarizzazione economica e la marginalizzazione culturale di ampie fasce della popolazione favoriscono proposte politiche identitarie - come quelle che si vanno radicando negli Stati Uniti, con la rielezione di Donald Trump, e nel vecchio continente - che mirano a creare artificiose contrapposizioni tra gli emarginati. Una strategia che permette di tenere in secondo piano il mancato raggiungimento di risultati economico-sociali a beneficio dei più vulnerabili, mentre persegue politiche che avvantaggiano chi è già in posizione di privilegio. Così, l'obiettivo di un'economia più inclusiva e una società più dinamica ed equa".
Greenpeace: tassare i super-ricchi per ottenere giustizia climatica e sociale
Intanto, nel primo giorno del World Economic Forum (WEF), 13 attivisti e attiviste di Greenpeace provenienti da tutta Europa hanno bloccato i delegati in arrivo all'eliporto sul Lago di Davos, in Svizzera. Con questa protesta pacifica l'associazione ambientalista ha voluto denunciare l'irresponsabilità delle élite inquinanti e chiedere ai governi di tassare i super-ricchi per finanziare azioni a favore della giustizia climatica e sociale. "È un oltraggio che politici e amministratori delegati delle aziende più grandi al mondo si riuniscano a Davos per discutere all'infinito mentre il mondo brucia a causa della crisi climatica e le persone lottano per una vita dignitosa", ha dichiarato Clara Thompson, portavoce di Greenpeace a Davos, che ha aggiunto: “Disuguaglianze economiche e crisi ambientali sono intrinsecamente legate: se vogliamo risolverle i super-ricchi devono pagare la loro giusta quota di tasse. I soldi non mancano, ma al momento sono nelle tasche sbagliate. È ora di far pagare il conto alle élite più ricche e mettere un freno al loro stile di vita inquinante". Secondo una nuova analisi di Greenpeace International, infatti, solamente in Europa si potrebbero raccogliere 185 miliardi di euro all'anno tassando i super-ricchi. Le entrate generate potrebbero essere investite in interventi a beneficio delle persone e del pianeta, come per esempio il risparmio energetico, i trasporti pubblici e le case green a prezzi accessibili”.
La protesta di Greenpeace giunge a pochi giorni dalla conferma che il 2024 è stato l'anno più caldo mai registrato, causa di eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e intensi, come ad esempio gli incendi di Los Angeles di questi giorni o le alluvioni in Emilia-Romagna dello scorso anno. Nel frattempo le disuguaglianze aumentano, con un divario enorme fra pochissimi super-ricchi e la maggioranza della popolazione mondiale. Sfide globali di questa portata necessitano di interventi concreti e urgenti, e non della passerella dei potenti del pianeta a Davos. "Il 2025 offre opportunità cruciali per riformare le norme fiscali globali, e le richieste di una tassazione equa non possono più essere ignorate. Per questo Greenpeace, insieme a un'alleanza di 200 soggetti della società civile, sindacati internazionali e moltissimi Paesi del mondo, chiede una Convenzione quadro delle Nazioni Unite sulla cooperazione fiscale internazionale. I governi devono mostrare autorevolezza in questo periodo di crisi globale e andare a prendere i soldi dove veramente sono: nelle tasche dei super-ricchi", conclude Thompson.
Oxfam: ogni anno il Nord del mondo 'estrae' quasi 1.000 mld dal Sud
In occasione del forum di Davos anche Oxfam si è espressa ma con un rapporto ben dettagliato sullo strapotere del Nord del mondo rispetto ai paesi del Sud globale. Ogni anno i paesi del Nord del mondo - documenta Oxfam - “estraggono” quasi 1.000 miliardi di dollari dal Sud, un flusso enorme di denaro di cui beneficia in particolare l’1% più ricco nel Nord nella misura di 30 milioni di dollari ogni ora. Nel rapporto si sottolinea come i paesi ad alto reddito controllano il 69% della ricchezza globale sebbene rappresentino appena il 21% della popolazione del pianeta. Il predominio delle valute del Nord nel sistema dei pagamenti internazionali – sottolinea il rapporto - e i costi di finanziamento più bassi nei Paesi ricchi sono alla base di forti squilibri nei flussi di redditi da capitale tra le economie avanzate e quelle in via di sviluppo. Il Sud del mondo contribuisce per il 90% alla forza lavoro globale, ma riceve solo il 21% del reddito da lavoro aggregato. I gap salariali sono marcati: i salari dei lavoratori del Sud sono inferiori dell’87-95%, a parità di competenze, rispetto a quelli del Nord. I Paesi a basso e medio reddito - conclude il rapporto Oxfam - spendono oggi in media quasi la metà del loro bilancio per rimborsare il debito estero contratto spesso con ricchi creditori di New York e Londra. A metà del 2023, il debito globale ha raggiunto il livello record di 307.000 miliardi di dollari e sono 3,3 miliardi le persone che vivono in Paesi che spendono più per ripagare il debito che per istruzione e sanità.
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