I leader occidentali accusano Putin di omicidio politico
Un nuovo lutto scuote le file dell'opposizione filo-occidentale a Vladimir Putin, mentre questi è nel bel mezzo della campagna elettorale per il suo quinto mandato. Il servizio carcerario della Federazione Russa ha dichiarato che l'attivista politico Alexey Navalny (in foto) è morto in carcere venerdì 16 febbraio. L'oppositore, 47 anni, uno dei più noti e persistenti critici del Cremlino, era detenuto a circa 40 miglia a nord del Circolo Polare Artico, dove era stato condannato a 19 anni di “regime speciale”.
In un comunicato, il servizio penitenziario federale della regione in cui Navalny è stato incarcerato ha dichiarato che “si è sentito male dopo una passeggiata e ha perso quasi subito conoscenza”. “Sono state eseguite tutte le misure di rianimazione necessarie, ma non hanno dato risultati positivi”, si legge nel comunicato.
Le cause della morte del blogger sono ancora in fase di accertamento. L’attivista non aveva problemi di salute e non c'erano richieste mediche avanzate dai suoi parenti prima dell'incidente, ha chiarito la Commissione di vigilanza pubblica di Yamal. In precedenza era stato curato in ospedale dopo aver lamentato malnutrizione e altri disturbi dovuti ai maltrattamenti subiti in carcere.
Il presidente russo Vladimir Putin, che attualmente si trova a Chelyabinsk, è stato informato dell'incidente dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
“Il FSIN sta facendo la dovuta diligenza e non sono necessarie ulteriori istruzioni sull'incidente”, ha chiarito Peskov. "C'è un certo insieme di regole, da cui ora tutti sono guidati", ha aggiunto.
Immediate le reazioni dei leader occidentali che hanno subito additato Vladimir Putin come l'autore di un omicidio politico. Il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, ha affermato che il capo di Stato russo “dovrebbe essere responsabile” della morte di Alexei Navalny. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha detto che le notizie sulla sua morte “sottolineano la debolezza e il marciume nel cuore” della Russia.
"Innanzitutto, se questi rapporti sono accurati, i nostri cuori sono vicini a sua moglie e alla sua famiglia. Oltre a ciò, la sua morte in una prigione russa e la fissazione e la paura di un uomo non fanno altro che sottolineare la debolezza e il marciume nel cuore del sistema che Putin ha costruito. La Russia è responsabile di questo. Parleremo con molti altri paesi preoccupati per Alexei Navalny, soprattutto se queste notizie si rivelano vere", ha chiarito il segretario di Stato, citato dal The Guardian.
Intervenendo alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti, ha dichiarato che qualunque sia “la storia che raccontano, sia chiaro: la Russia è responsabile e su questo avremo altro da dire in seguito”.
Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha rilanciato le accuse, affermando che la morte di Alexei Navalny ricorda al mondo quanto sia un “mostro” Vladimir Putin.
Di concerto, la presidente dell'UE Ursula von der Leyen e il vicepresidente Josep Borrell hanno dichiarato che l'Unione europea farà tutto il possibile per ritenere la Russia e il suo presidente responsabili della sua morte.
Navalny era il principale oppositore della Russia capeggiata dall’attuale capo di Stato, molto legato all’occidente. È stato co-fondatore del movimento “Alternativa democratica”, beneficiario della National Endowment for Democracy (Ned), una potente fondazione privata statunitense che, con fondi forniti anche dal Congresso, ha finanziato migliaia di organizzazioni non-governative in oltre 90 paesi, allo scopo di diffondere la “democrazia” dove ve ne è bisogno.
Ha un passato controverso legato alla sua vicinanza ai movimenti di estrema destra negli anni 2000, dove non si risparmiò frasi razziste ed incitanti alla violenza contro i mussulmani mai rinnegati, tanto che la stessa Amnesty International fu costretta a negargli i meriti come “prigioniero di coscienza”.
Non sono inoltre un mistero i rapporti di Navalny con i servizi segreti occidentali: in un video ripreso dagli agenti russi del controspionaggio Vladimir Ashurkov, il braccio destro dell’attivista, incontra in un ristorante di Mosca William Thomas Ford, agente dell’MI6 inglese, chiedendo apertamente finanziamenti per la sua campagna politica, impegnandosi a stabilire contatti con gli oligarchi al fine di rassicurarli sulla preservazione dei loro privilegi.
È stato condannato due volte alla libertà vigilata con l'accusa di frode per il suo lavoro con la società Yves Rocher. Dopo aver violato ripetutamente i termini della libertà vigilata, nel 2021, la pena sospesa del blogger è stata sostituita con il carcere vero e proprio.
Nel marzo 2022, Navalny è stato giudicato colpevole di oltraggio alla corte e frode nella raccolta di fondi per la campagna elettorale e condannato alla reclusione in una severa colonia di regime. Nell'agosto 2023, il tribunale ha ritenuto il blogger colpevole di aver creato una comunità estremista.
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