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Dalle risorse minerarie alla posizione strategica sul Mar Rosso, Mosca e Pechino ridisegnano gli equilibri mondiali

Sembra che le preoccupazioni per Europa e Stati Uniti siano destinate ad aumentare. Dopo gli ultimi eventi che hanno coinvolto il Medio Oriente e l’Asia Orientale, l’attenzione crescente che Russia e Cina hanno rivolto all’Africa ha evidenziato anche il ruolo strategico dell’antico continente. Soprattutto, da quando la Russia ha annunciato l’avvio di una cooperazione militare con il Niger e la Cina ha annunciato di essere pronta a difendere la sovranità e la sicurezza del Togo, la piccola nazione dell’Africa Occidentale che si affaccia sul Golfo di Guinea.


La regione del Sahel

Dopo il sentimento anti-francese che si è diffuso nella fascia di territorio dell’Africa subsahariana per l’incapacità dell’ex colonia francese di riuscire a fronteggiare il terrorismo e numerosi colpi di stato che hanno interessato Mali, Burkina Faso e Niger, la Russia ha immediatamente colto l'opportunità di stringere diversi accordi economici con il Mali, uno dei principali produttori mondiali di oro. Nel frattempo, anche il Burkina Faso - come ha riportato Le Monde - sta intensificando i legami con Mosca, manifestando una crescente cooperazione militare, collaborazioni nel settore sanitario, ma anche nella costruzione di una centrale nucleare locale.

 

Il Corno d’Africa

Pechino, invece, sta portando avanti il suo posizionamento strategico sulle coste del Mar Rosso, luogo dove, forse non a caso, Europa e Stati Uniti stanno iniziando a mostrare i muscoli contro gli Houthi. La Cina ha siglato una serie di accordi con l’Eritrea, un territorio ricco sia nel settore agricolo che minerario. Asmara, capitale dell'Eritrea, dopo che ha accettato nel 2021 di entrare a far parte della Nuova Via della Seta, ha iniziato anche a estrarre zinco e rame nell’interesse di entrambe le nazioni. Sempre nel 2021, Pechino ha aperto la sua prima base militare all’estero. Precisamente a Gibuti, il piccolo Stato che si trova a Sud dell’Eritrea, davanti al golfo di Aden, praticamente la porta d’ingresso per il Mar Rosso. Come per l'Eritrea, anche a Gibuti, Pechino sta finanziando la costruzione di numerose infrastrutture essenziali come strade e porti. Gli investimenti non sono mancati nemmeno in Etiopia, luogo dove - ha reso noto Reuters - la Cina ha speso miliardi di dollari e cancellato oltre 13 miliardi di debiti contratti da Addis Abeba nei confronti della Cina.


L’Uganda e il Gabon

Kampala, la capitale dell’Uganda ricca di litio, ha annunciato di voler avviare insieme a Mosca la produzione di batterie elettriche e la costruzione di una centrale nucleare. Mentre, dall’altro lato del continente, il Gabon - territorio notoriamente ricco di risorse petrolifere - potrebbe essere presto attenzionato dalla Cina. Una possibilità concreta che potrebbe suscitare il pieno risentimento di Parigi. Dopo il golpe del 30 agosto 2023, che ha deposto il presidente del Gabon, Ali Bongo Ondimba, la Francia ha visto allontanarsi sempre di più i ricavi dei suoi numerosi investimenti nel settore energetico e petrolifero. Investimenti che sarebbero stati attuati proprio attraverso i Bongo. Non è un caso, infatti, che la Francia ha condannato l’azione golpista dopo che 400 soldati francesi sono stati costretti ad abbandonare il Gabon e rientrare a Parigi.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

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