Salvatore Attanasio: “Sono deluso per l’assenza dello Stato come parte civile al processo per la morte di mio figlio”
Giornata di ricordo e commozione quella che si è svolta ieri all’interno del Teatro Pergolesi di Jesi per ricordare Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano vittima di un agguato avvenuto nel 2021 in Congo, mentre stava seguendo una missione del programma alimentare delle Nazioni Unite. Nel corso di un’intervista rilasciata ai microfoni di RaiNews, Salvatore Attanasio, padre dell'ambasciatore Attanasio, ha voluto ricordare la straordinaria carriera diplomatica svolta da suo figlio, attraverso un impegno costante e interamente dedicato alla promozione della pace e dei diritti umani. “Luca è vivo - ha ricordato suo padre -. Il suo messaggio diventa ogni giorno sempre più forte. Tutto quello che ha fatto, lo ha fatto in silenzio e senza mettersi in mostra”. Il giovane ambasciatore, insieme a sua moglie Zakia Seddiki, ha fondato nel 2017, a Kinshasa, la capitale del Congo, l’associazione “Mama Sofia”. Un’associazione umanitaria che costituisce un impegno solidale concreto e pensato per aiutare donne e minori, impegno che Seddiki continua a portare avanti. Difatti, dopo i progetti avviati in Congo, oggi, “Mama Sofia” continua a impegnarsi per la tutela dei diritti umani, ma su scala più vasta. Ricordando il processo che si terrà a Roma per fare luce sulla morte di suo figlio, del carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milambo, tutti assassinati durante l’agguato del 2021, il padre dell’ambasciatore italiano ha espresso tutta la sua delusione per l’assenza dello Stato, che non si è costituito parte civile. “Per noi è una delusione - ha ribadito - perché si tratta della morte in servizio di un suo alto funzionario. Intanto, durante l’altro processo che si è svolto in Congo, i giudici hanno accolto la richiesta di pena di morte contro le sei persone accusate dell’omicidio dell’ambasciatore Attanasio: Bahati Kiboko, Murwanashaka Mushahara André, Issa Seba Nyani, Amidu Sembinja Babu, Marco Prince Nshimimana e Amos Mutaka Kiduhaye. Tuttavia, i genitori del giovane ambasciatore italiano, in linea con i valori che hanno caratterizzato la vita del loro figlio, hanno chiesto che le condanne a morte non fossero eseguite. “Saremmo andati contro i principi di Luca - ha sottolineato Salvatore Attanasio - nostro figlio non avrebbe mai accettato una condanna a morte per queste persone”.
ARTICOLI CORRELATI
Stato italiano parte civile al processo Cutro, Attanasio: ''Perché per mio figlio Luca no?''
Omicidio Attanasio, da un testimone nuovi retroscena
Caso Attanasio: chiesto rinvio a giudizio per due dipendenti delle Nazioni Unite
Omicidio Attanasio, chiesta condanna a morte per i sei imputati