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E' stato un anno negativo per il dollaro, che resta indietro rispetto alle valute europee dopo due anni di forti guadagni. Anche lo yen si prepara a salutare il 2024 in netto ribasso rispetto al biglietto verde. Per Ipek Ozkardeskaya, analista di Swissquote, la valuta americana dovrebbe registrare a questo punto il suo anno peggiore dal 2020. Dall'inizio del 2023, il biglietto verde ha perso più del 3% rispetto all'euro e quasi il 5% rispetto alla sterlina inglese. Il principale fattore scatenante del recente sell-off del dollaro, ha spiegato ad AFP Lee Hardman, analista di MUFG, è stato "l'intensificarsi delle speculazioni di mercato su tagli dei tassi più rapidi e profondi da parte della Fed il prossimo anno", ha spiegato aggiungendo che "l'emergere di prove più convincenti di un marcato rallentamento dell'inflazione statunitense è stato il principale fattore scatenante della recente brusca correzione al ribasso dei rendimenti e del dollaro USA". Allo stesso tempo, le valute europee hanno registrato una performance migliore nel corso dell'anno, riprendendosi dallo shock della guerra in Ucraina, che si è poi attenuato con il calo dei prezzi dell'energia. Sebbene non abbiano recuperato completamente le pesanti perdite subite nel 2022, l'euro, la sterlina e la corona svedese hanno comunque registrato guadagni significativi quest'anno. La sterlina si avvia verso un guadagno annuo del 5%, la migliore performance dal 2017, mentre l'Euro segna un progresso del 3% (il primo anno positivo dal 2020). L'unica valuta europea che ha continuato a sovraperformare quest'anno è il franco svizzero che è in procinto di chiudere ai massimi livelli rispetto all'euro e al dollaro USA dall'inizio del 2015 quando la Banca nazionale svizzera (BNS) rinunciò a bloccare la parità a 1,20 franchi svizzeri rispetto all'euro. Dal 2020, il franco svizzero ha beneficiato del suo status di bene rifugio durante la crisi di Covid-19, poi dei timori di un aumento dell'inflazione mentre recentemente è stata sostenuta dall'aumento del rischio di recessione in Europa e dall'intensificarsi delle speculazioni su tagli dei tassi più rapidi e profondi da parte della Bce e della Fed. Per quanto riguarda lo yen, la valuta giapponese ha sofferto della prudenza della Bank of Japan (BoJ) a cambiare rotta rispetto alla sua politica monetaria ultra-accomodante di tassi negativi, rispetto alle altre principali banche centrali che hanno optato per successivi rialzi dei tassi per combattere l'inflazione. Di conseguenza, lo yen è destinato a chiudere l'anno in forte ribasso (-7%) rispetto al dollaro americano, in calo per il terzo anno consecutivo. In misura minore, anche il dollaro australiano e quello neozelandese sono andati male, frenati quest'anno dalle persistenti preoccupazioni sullo stato di salute dell'economia cinese.

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